«Ho fatto propaganda per Lima»

Buscetta Buscetta «Ho fatto propaganda per Lima» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tommaso Buscetta, deponendo a Roma nel processo per l'omicidio dell'eurodeputato de ed ex sindaco di Palermo Salvo Lima, ha detto che fu un grande amico dell'uomo politico con cui si dava del tu. Ha aggiunto di essere stalo in ottimi rapporti anche con i cugini Ignazio e Nino Salvo, gli esattori dei tributi indicati come «organici» alla mafia, il primo assassinato sei mesi dopo Lima, nel '92, l'altro morto nell'86. Il pentito numero uno di Cosa Nostra finora non aveva voluto parlare dei rapporti tra mafia e politica e ha spiegato ieri: «Lo Stato non era pronto». Ha quindi precisato che su questo campo senza dubbio minato non aveva voluto parlare neanche con Giovanni Falcone, che «era intelligentissimo e sarebbe bastalo un piccolo spiraglio per farlo arrivare subito al centro del problema e non era il momento». Bastano questi passaggi per poter considerare di estrema importanza l'udienza che la corte d'assise di Palermo ha tenuto ieri nell'aula bunker di Rebibbia. E per sostanziare questa valutazione è sufficiente un altro spunto: «I Salvo - ha dichiarato Buscetta - in diverse occasioni mi hanno detto che con Lima si arrivava ad Andreotli, che loro chiamavano zio. Badaiamenti, quando venne in Brasile nell'82'83, mi disse che l'omicidio Pecorelli era stalo fatto dn Cosa Nostra per fare un favore ad Andreotli ed il favore era stato chiesto dai Salvo». «Don Masino» ha aggiunto che «negare i rapporti ira Andreolti, Lima e i Salvo sarebbe come dire che domani non ci sarà il giorno, anche se io non ne ho mai avuto conoscenza diretta». Buscetta ha confermalo quanto sostenuto da altri pentiti e da «voci» circolate a Palermo sia dall'epoca della prima commissione antimafia nel 1963, in particolare sul padre di Lima che ha definito appartenente alla «famiglia» di Palermo capeggiala da Angelo La Barbera «che aiutò il giovane Lima nella sua carriera». E ha sostenuto che una mano a Lima, conosciuto a line Anni 50, la diede lui stesso: «Ci facevamo vedere in giro con lui dove gli servivano i voti e la gente capiva che noi l'appoggiavamo». Buscetta ha anche affermato che accreditò Lima con i Gambino e ha parlato per la prima volta del medico Gioacchino Pennino, che si è pentito di recente. «Don Masino» ha riferito che quand'era in carcere si avvalse di false diagnosi di tubercolosi proprio grazie a Pennino. In casa Pennino, come in casa Lima, a sentire Buscetta, si tenevano riunioni su politica e su speculazioni edilizie: «Una zona verde fu modificata nel piano regolatore ed io slesso fui favorito, facendo costruire li alcuni palazzi da Salvatore Moncada». Il «grande pentito» ha aperto la testimonianza rispondendo al presidente di voler rispondere alle domande ma di farlo «con malessere». L'avvocato Luigi Ligotli, legale di Buscetta, ha spiegato che il «malessere» e dovuto al fatto che i cambi di identità non sono stati ancora fatti e che continuano ad essere trasmesse immagini dei collaboratori di giustizia. Antonio Ravida