Da Avigliana a Torino, 42 km di pozzanghere e fatica: il racconto di uno di loro «Noi veri eroi della maratona»
Da Avigliana a Torino, 42 km di pozzanghere e fatica: il racconto di uno di loro Da Avigliana a Torino, 42 km di pozzanghere e fatica: il racconto di uno di loro «Noi, veri eroi della maratona» Anonimi, fradici e contenti TORINO. A metà di corso Moncalieri due magrebini, assediati, con le loro povere mercanzie, dagli scrosci d'acqua, ostaggi dell'incerto riparo di un cornicione, guardavano passare i maratoneti con l'incredulo, metafisico sorriso che avrebbero dedicato a una armata di acquatici ET appena sbarcati da Marte. Nella loro terzomondistica ingenuità era ben difficile regalare una ragione a un paio di migliaia di persone che arrancavano soddisfatte, sbuffando, sudando, sputando, in canottiera e mutande sotto il diluvio. Follie d'Occidente, avranno pensato, stramberie da ricchi. Ma dietro la volata dell'algerino vincitore, ieri è stata una giornata di gloria proprio per gli anonimi, quelli il cui scopo non è «fare il tempo», ma che credono che la ragione di correre sia da cercare nella corsa stessa. Bagnati, fradici, gocciolanti, flagellati senza pietà per quarantadue chilometri di pozzanghere, ruscelli, pietre liscie e insidiose, perseguitati dalle spire di un vento ostinatamente gelidissimo: eppure siamo ammarati in piazza Castello quasi senza defezioni, conquistandoci chilometro dopo chilometro" il diritto a un applauso da una folla esterrefatta da tanta ostinazione. Non fatevi ingannare dalle dichiarazioni di maniera all'arrivo: «tempo da lupi», «sono stato almeno cinque minuti sot¬ to le mie. possibilità», «il freddo mi ha tagliato le gambe», «un paio di gare con questo tempo e smetto» e via smoccolando. Per i veri eroi della corsa quella di Torino non è stato un agguato della sfortuna, ma corsa vera, da incorniciare nella confortante nebulosità dei ricordi. La maratona è impastata di eroismo e di sofferenza, flirta spesso e volentieri con il sacrificio. Il vero maratoneta è un calendario di vesciche, strappi, dolori muscolari, aneurismi tenuti a bada per un pelo, pellegrinaggi verso il traguardo con cadenze da Anabasi. E che fosse la giornata giusta lo capivi già al mattino, sulla piazza di Avigliana. «Sulle montagne è caduta la neve», constatava un gladiatore dei 42 chilometri, intirizzito nella maglietta di seta superleggera; ma nella voce c'era una punta di rammarico perché la neve, inutilmente clemente, non era scesa più in basso a regalare sfondi da epopea. E un altro preparava il corpo a corpo con il maltempo confortandosi con la constatazione che «in fondo gli africani, poveretti, con quel clima stavano ancora peggio». I moralisti, diceva Paul Valéry, non amano il bene, amano la sofferenza. Sono degli sportivi. I maratoneti sono, incontestabilmente, dei moralisti. Domenico Quirico Genny Di Napoli campione mondiale indoor dei 3000 (sopra) è stato ieri mattina ad Avigliana 10 starter di lusso della 5a Turin Marathon A destra, il gruppone affronta l'inizio di corso Francia. Sullo sfondo 11 castello di Rivoli I 2700 maratoneti hanno corso con un chip fissato ai lacci delie scarpe che ha permesso a tutti di conoscere il tempo reale di gara A sinistra, un piccolo spettatore che sfida la pioggia battente
Persone citate: Bagnati, Di Napoli, Domenico Quirico, Paul Valéry
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