Genoa battuto anche dai suoi tifosi

34 I rossoblu (a lungo in dieci) travolti dalla Cremonese in un autentico spareggio-salvezza Genoa battuto anche dai suoi tifosi Dura contestazione contro Spinelli CREMONA. Ha fatto poco, troppo poco il Genoa con i suoi corazzieri lenti come tartarughe. Qualcosa di meglio da parte della Cremonese, tanto da dare un senso alla sua vittoria-speranza. Ma un certo indirizzo la partita l'ha dato Cinciripini, e questo un arbitro non dovrebbe farlo, a maggior ragione in un match delicato. Dopo un pre-gara da gemellaggio tifoso (i fiori cremonesi alla curva rossoblu, la commozione generale per lo striscione «Non dimenticare Vincenzo», il ragazzo morto a Marassi), tutto è stato regolare sino all'I-1 codificato dalla rete di Chiesa al 37', ottenuta con una botta che ha surrogato il quasi-gol di Tentoni e Florijancic nella stessa azione, e dal pareggio dal dischetto di Marcolin, dopo la trattenuta di Verdelli a Galante. Il dopo è molto da discutere. Intanto il rincrudirsi dei falli (29 rossoblu e 22 grigiorossi il totale, con mezz'ora scarsa di gioco per tempo) nei quali Cinciripini si è perso un poco, ammonendo sette giocatori ma «raddoppiando» solo per Delli Carri espulso al 17' della ripresa per il secondo cartellino giallo, un'inezia: fallo contrario inesistente, e protesta istintiva cacciando via il pallone con le mani. Sull' 1 -1, il Genoa si è così trovato in inferiorità numerica, e Simoni ha azzeccato la giocata giusta, anche con molta fortuna. Mentre Maselli chiamava un attaccante, Ciocci, per inserire Signorini a difesa di un punto da non butl.ure, il Gigi chiamava fuori Garzya per inserire Alessio Pirri, centrocampista con vocazione offensiva. E Pirri in 6', prima di uscire sanguinante al volto (scontro con un Francesconi troppo duro e perdonato) sostituito a sua volta da Ferraroni, cambiava volto alla gara. Al 21' si gettava in un varco tra Bortolazzi e Caricola, cadendo praticamente per conto suo nel tentativo di sfondamento. Bastava comunque per il rigore del 2-1, calciato da Chiesa che ha molti difetti, soprattutto quello di essere un individualista che ignora i compagni, ma non quello di emozionarsi al tiro. Così il Genoa, già in 10, si è trovato a rimontare con il patetico Miura (eh aveva sostituito l'evanescente Van't Schip nell'intervallo) a fare da sola punta. Situazione ridicola, addirittura, qualche sorriso di Calieri in tri- buna pensando a chi gli offre il giapponese per la prossima stagione. Andava avanti allora Galante almeno per generosità, ed anche Caricola accentuava la spirita nel tentativo di recupero. Distratti dal sogno i difensori centrali del Genoa, diventava irresistibile persino Tentoni che ha tanta tecnica quanto poco scatto. Bastava comunque l'intelligenza al ritrovato bomber che Simoni aveva lasciato spesso in panchina nelle ultime domeniche, per guardare il fianco scoperto di Micillo e piazzarvi al 31' il pallone ricevuto da Florijancic, e nuova freddezza allo scadere per la botta (forse c'è stata una deviazione, ma il cannoniere si ribella all'idea) che ha chiuso il match sul 4-1. E la palla, anche in quest'occasione, era stata portata avanti dai soliti Florijancic e Chiesa, due spine nel fianco del Genoa. Che usciva dalla partita distrutto, fra le urla anti-Spinelli dei propri tifosi, venuti a Cremona in forze (non pochi sono 2500 fans per una squadra che vive ormai sulla storia, più che sull'attualità) grazie al prezzo «politico» del viaggio: 25 mila lire pullman più biglietto, quasi un regalo. (Di Spinelli? abbiamo azzardato. Furiosa la reazione: «Ci hanno pensato i club, il presidente non ci... neppure»). Ma fra abbonati e paganti, meno di 4500 i tifosi della Cremonese. Ed era un derby-salvezza. La rassegnazione di Maselli è sembrata il sunto di tutto. Niente gioco, poca passione. Solo una tivù giapponese per la ripresa diretta del match. Pareva che Miura dovesse giocare dall'inizio. Ma non sarebbe bastato. Bruno Pérucca Andrea Tentoni, con la doppietta di ieri è giunto a quota sei gol

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