La «liretta» gonfia la Borsa all'Ina un «nocciolo» c'è già di Valeria Sacchi

E NOMI E GLI AFFARI La «tiretto» gonfia la Borsa, all'Ina un «nocciolo» c'è già Qualcosa si muove a piazza Affari. Dopo mesi di acque stagnanti, spuntano all'orizzonte alcune matricole. Porta la sua azienda al listino Alberto Bombassei, la Brembo che produce pinze e dischi per freni. Segue a ruota la Ima, macchine per imballaggio, guidata e controllata da Marco Vacchi. E altre ancora. Qualcuno, esagerando, grida al miracolo. Da tempo in Borsa non si vedeva sangue nuovo. Il miracolo si chiama lira svalutata, export alle stelle, e grande bravura di Bombassei e Vacchi, ormai quasi più noti all'estero che in Italia. Nonostante le preoccupazioni per un mercato che non gira come dovrebbe, è contento il presidente del Consiglio di Borsa, Attilio Attilio Ventura. Ventura Non sono Jacques Calvet invece contenti i nostri partner esteri. Edouard Balladur, primo ministro fracese che forse presto andrà a casa, ha già scritto al presidente della Commissione europea, Jacques Santer, invocando misure contro il dilagare del «made in Italy», miracolato dalla lira depressa. E la stessa strada si preparano a battere il presidente di Renault, Louis Schweitzer, e il numero uno di Peugeot, Jacques Calvet. Furiosi ambedue. I quali, tuttavia, hanno rinviato al dopo elezioni la stesura delle missive alla Cee. Più signorilmente i tedeschi, per bocca dello stesso presidente Helmut Kohl, hanno già smentito qualsiasi ipotesi di «embargo». Anche perché, in Germania, la vera preoccupazióne non nasce dal malessere della lira, quanto dal confronto con un dollaro che ha il fiato cortissimo. Sul dollaro si esercita Rudiger Dornbusch, e se là prende con il Paese del Sol Levante, con le banche e le compagnia di assicurazione giapponesi che vendono tutti i loro beni all'estero per concentrarsi sulla moneta di casa. E suggerisce al primo ministro Masayoshi Takemura una ricetta sicura: portare a zero i tassi. Anche George Soros prevede guai per l'industria nipponica, causa il super-yen. Forse' hanno ragione. Ma come non ricordare che tutti questi signori, fino a pochi mesi fa, portavano l'«esempio Messico» in palma di mano? Mai terreno fu più scivoloso di quello dell'economia. Sul terreno George Soros Michele Tedeschi altrettanto scivoloso delle privatizzazioni qualcosa, nonostante i mille ostacoli, si muove. Dopo aver respinto le proposte bancarie per Stet, il presidente dell'Ili, Michele Tedeschi, ha dato un colpo di accelerazione alla scelta degli advisor, che dovranno curare il collocamento della società. Nel frattempo, al Tesoro, il comitato per le privatizzazioni guidato da Mario Draghi ha velocemente nominato il giurista Renzo Costi al posto del dimissionario Piergaetano Marchetti. Altro segnale che il comitato pensa di aver molto da fare nelle prossime settimane. Per gli advisor della società guidata da Ernesto Pascale, tutto potrebbe essere pronto per fine maggio. In parallelo, va avanti la faccenda Ina. Il presidente della compagnia, Sergio Siglienti, finito il giro esplorativo in Italia e all'estero, ha consegnato all'azionista Tesoro la lista dei pretendenti al nocciolo duro. Nell'elenco top secret per l'Ina (dove è arrivato da pochi giorni Alessandro Pavesi come responsabile della comunicazione), oltre alle banche stranote e a candidati stranieri, sarebbero scritti anche i nomi di alcuni gruppi industriali nostrani e «nuovi». Nuovi nel senso che si affaccerebbero per la prima volta sul «teatrino» privatizzazioni. Sempre il Tesoro è viceversa in alto mare per le nomine al Banco di Napoli. Un rebus complicatissimo anche perché, si sussurra, più di un interpella- Mario to avrebbe de- Draghi clinato l'invito ad entrare nel consiglio dell'istituto partenopeo. Nonostante la garanzia della presenza di Gustavo Minervini alla guida della Fondazione, molti giudicano la nomina nel consiglio della Spa una gatta da pelare di gigantesche proporzioni. Forse per questo motivo, qualcuno ha rimesso in giro il nome dell'intrepido Piero Barucci, ricordandosi che si era già cimentato con la spinosa situazione del Monte dei Paschi di Siena. E'viceversa imminente la designazione alla presidenza del San Paolo di Brescia (altro titolo che sta per approdare al listino) di Gino Trombi, già cooptato in consiglio dopo le dimissioni dalla Bnl guidata da Mario Sarchielli. Una operazione pilotata dal vicepresidente del San Paolo Giovanni Bazoli. A Venezia, intanto, la Fondazione Cini deve scegliere un presidente che prenda il posto del compianto Bruno Visentin! In lizza sarebbero rimasti tre nomi: il cattolico Vittore Branca e due laici, il presidente di Mediobanca Franco Cingano e Guido Rossi, che ha appena lasciato le poltrone di presidente di Montedison e Ferfin. Giallo del mese: Carlo De Benedetti venderà «L'Espresso»? La notizia gira e rimbalza, così come in Borsa rimbalzano verso l'alto i titoli di Espresso e di Repubblica. Il motivo di questa eventuale sistemazione sarebbe da ricercare nei conti Cir, appesantiti dal rosso di Olivetti. Valeria Sacchi Carlo De Benedetti Attilio Ventura Jacques Calvet George Soros Michele Tedeschi Mario Draghi Sergio Siglienti Carlo De Benedetti

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