L'Fmi: Italia attenta, rischi grosso«Troppa instabilità,subito tagli»

Debiti, dollaro e caso-Messico da oggi al centro del «G7» di Washington Debiti, dollaro e caso-Messico da oggi al centro del «G7» di Washington L'Fmi: Ituiiu attenta, rischi grosso «Troppa instabilità, subito i tagli» WASHINGTON. La tempesta monetaria sul dollaro ed il «caso Messico» gettano ombre su uno scenario economico internazionale che sarebbe altrimenti incoraggiante. Per l'Italia i conti pubblici (e il «fattore incertezza» legata alle strategie di rientro) restano agli occhi degli investitori stranieri il tallone d'Achille. L'unica «ricetta» per la stabilità è costituita dal coordinamento delle politiche monetarie e dalla «disciplina di bilancio nei Paesi con deficit strutturali eccessivi». Il Fondo monetario sintetizza così, nel «World Economie Outlook» presentato ieri a Washington, alla vigilia delle sue riunioni primaverili, la sua analisi sull'economia mondiale. Il tono generale è ottimistico (l'economia mondiale dovrebbe crescere del 3% nel '95 e del 4,2% nel '96) ma non mancano segnali di allarme e, come nel caso degli Usa e dell'Italia, critiche di inusuale franchezza. Da stasera (per due giorni) toccherà al presidente del Consiglio Lamberto Dini e al governatore Antonio Fazio rassicurare il Fondo e gli alleati del «G7», sulla determlinazione del governo italiano a correggere gli squilibri del cambio della lira e risanare i conti pubblici, a partire dalla riforma delle pensioni. DOLLARO. Il deprezzamento del dollaro nei confronti delle maggiori valute (oltre il 10% sul marco ed il 17% sullo yen dall'inizio dell'anno) - ha detto il capo economista del Fondo Michael Mussa - «è dovuto in parte ad effetti psicologici che nelle ultime settimane hanno spinto i mercati a fare cose un po' pazze, ma un segnale più chiaro di preoccupazione da parte delle autorità Usa e decisioni in sintonia con quelle dei partner avrebbero sortito qualche risultato». In particolare, l'Fmi rimprovera le autorità statunitensi per non aver aumentato i tassi d'interesse a breve in contemporanea con i tagli dei tassi ufficiali varati in rapida successione dalla Bundesbank e dalla Banca del Giappone tra fine marzo e inizio di aprile. «Se non risolutivo di per se stesso - ha aggiunto Mussa - un modesto rialzo dei tassi avrebbe avuto in quel momento un effetto più significativo che adesso, segnalando un'azione concertata fra i tre grandi Paesi». In ogni caso, lo staff dell'Fmi dà per scontata una crescita di almeno mezzo punto dei Fed Funds Usa (fino a quota 6,75 per cento) entro il 1995. CRESCITA. In ogni caso caso, il Fondo prevede un rallentamento della crescita Usa dal 4,1% del 1994 al 3,2% di quest'anno all'1,9% nel 1996, ma giudica modeste le probabilità di una recessione nel prossimo biennio. Nel complesso, il gruppo dei Sette registrerà nel '95 un incremento medio del pil pari al 3%. A guidare la locomotiva sarà il Canada (4,3%), seguito da Regno Unito, Germania e Francia (3,2%), Italia (3%) e Giappone (1,8%). ITALIA. La macchina produttiva italiana viaggia a buon ritmo, ma la ripresa economica è minacciata dall'«instabilità politica e dal con- seguente scetticismo sulle capacità del sistema di ridurre il debito pubblico nel medio termine»: proprio la scarsa fiducia dei mercati in un'azione continuata ed incisiva sui conti pubblici deprime il cambio della lira, riaccende i timori sul fronte dell'inflazione e spinge al rialzo i tassi d'interesse. La stesa buona performance dell'export, che ha beneficiato ovviamente della svalutazione della li¬ ra, comincia a far sentire i suoi effetti sul fronte dell'inflazione («L'obiettivo del 2,5% programmato dal governo per quest'anno - ha detto Mussa - non sarà centrato»). DEBITO. Nonostante la manovra correttiva del governo Dini, giudicata positivamente, è l'incertezza del quadro politico a preoccupare l'Fmi, che sollecita interventi «molto più forti nei prossimi anni per ridurre in modo sostanziale il deficit di bilancio e avviare il rapporto tra debito e pil su un sentiero in chiara discesa». Il Fondo prevede una crescita reale del pil pari al 3% nel 1995 e 1996, è più pessimista del governo sul fronte dell'inflazione (5,2% a fine '95, 4,2% nel'96) e stima il rapporto debito/pil in lieve calo dal 124,2% di fine '94 al 123,5% nel 1995 ed al 121,8% nel 1996. TAGLI. Nel presentare il rapporto, Mussa ha avvertito tuttavia che le previsioni di una stabilizzazione del rapporto debito/pil nel 1995 e di una sua inversione nel 1996 «sono basate sull'ipotesi di una significativa riduzione del premio di rischio che il governo italiano paga rispetto ai tassi d'interesse tedeschi, pari recentemente a circa cinque punti sia su titoli a breve che a lunga scadenza». «Se un differenziale così ampio dovesse persistere - ha ammonito Mussa - le prospettive della situazione di bilancio italiana nel medio termine peggiorerebbero sensibilmente». Un'azione «determinata e credibile», ha aggiunto, passa «in primo luogo attraverso il varo della riforma pensionistica e la sua approvazione da parte dell'attuale Parlamento e dovrà comprendere, più in generale, una qualche nuova misura sul fronte della tassazione, un programma rigoroso di riduzione delle spese ed interventi anti-evasione fiscale», [r. w.] NOI E GLI ALTRI Le previsioni contenute nel "World Economist Outlook" del Fondo monetario internazionale sull andamento dell'economia italiana nel 1995 e nel 1996 comparate con i valori medi del gruppo dei Sette, dati in percentuale) ITALIA g-7 ITALIA g-7pO>, Crescita reale pil 3,0 3/0 3/0 2,6 Inflazione 5/2 2,5 4,2 2,7 Disoccupazione 11,3 6,7 11,3 6,6 Cres. Occupazione ■ 1,3 1,0 1,0 Deficit/pil 8,5 3,4 7,9 3,0 Debito/pil 123,5 - 121,8 Bil. Pagam. corr./pil 2,2 -0,3 2,5 -03 Bill Pagam. (Mid doll.) 23,0 -55,0 28,0 -60,0 monetario internazionale rate con i valori medi del g-7pO>, 2,6 2,7 6,6 1,0 3,0 -03 60,0 Il presidente Lamberto Dini da stasera a Washington ai lavori del Fondo Monetario

Persone citate: Antonio Fazio, Bill Pagam, Dini, Lamberto Dini, Michael Mussa, Mussa