Troppi disastri Lloyd's nei guai Londra, buco di migliaia di miliardi di Fabio Galvano

I RE DEI BROKER NELLA BUFERA Troppi disastri, Lloyd's nei guai Londra, buco di migliaia di miliardi I RE DEI BROKER NELLA BUFERA LLONDRA A colpa non viene tutta dall'alluvione del Piemonte, ma anche dai disastri naturali che negli ultimi anni hanno colpito mezza Europa e soprattutto dall'uragano Hugo oltre che da tragedie industriali e ambientali come l'incendio della piattaforma petrolifera Piper Alpha e il disastro della Exxon Valdez. Un insieme diabolico di avvenimenti: resta il fatto che i Lloyd's di Londra, la prestigiosa struttura che da 307 anni domina il mercato assicurativo mondiale, sono sull'orlo del collasso. A fine anno potrebbero essere costretti a chiudere bottega, e l'allarme scuote la City non meno del recente fallimento della Barings Bank. Sessantamila posti di lavoro saltano, se i Lloyd's chiudono: il fallimento di un sistema - i 33 mila soci finanziatori, i cosiddetti «nomi», sono responsabili in sòlido, fino all'ultima sterlina dei loro averi - ritenuto al di sopra di ogni pericolo. Ma di fronte alle ingenti perdite degli ultimi anni anche i «nomi» hanno detto di no e, salvo qualche caso che ha portato gli interessati al fallimento, rifiutano di pagare perdite che essi attri- buiscono alla cattiva gestione degli underwriters, ossia degli operatori. Fino al 1991 le perdite erano state di 6,7 miliardi di sterline, circa 18.500 miliardi di lire. Altre perdite risulteranno nel bilancio 1992, che dovrebbe essere pubblicato il mese prossimo, con i soliti tre anni di ritardo. Nei due anni successivi - 1993 e 1994 - i conti dei Lloyd's dovrebbero essere tornati in attivo; ma troppo tardi e soprattutto in misura insufficiente, per i continui disastri - ultimo l'alluvione piemontese dell'autunno scorso - che creano lo sconquasso di cassa. Risulta così che 9 mila dei «nomi», debitori di qualcosa come 3500 miliardi, sono ormai insolventi. Altri rifiutano semplicemente di pagare e querelano i sindacati degli underwriters per negligenza professionale. Difficilmente i tribunali inglesi potranno costringerli a pagare. Non basta. Le difficoltà del mondo assicurativo hanno colpito numerosi gruppi del settore, alcuni dei quali - debitori nei confronti dei Lloyd's - sono a loro volta sull'orlo dell'insolvenza. A rendere più drammatica la situazione è il fatto che sta esaurendosi il cosiddetto «fondo centrale», il pozzo da cui i Lloyd's attingono per le situazioni d'emergenza. Insomma, tutto sembra andare a rotoli, anche se un portavoce definisce «speculative» le ipotesi di una chiusura: «Il consiglio direttivo dice Matt Huber - non ha preso nessuna decisione sul futuro. I Lloyd's sono operativi e intendono continuare. Stiamo cercando di risolvere tutte le dispute fra i "nomi" e i loro agenti». E ha aggiunto: «I Lloyd's sono sul merca¬ to e intendono rimanerci». Ma Peter Middleton, direttore esecutivo, ammette che «si stanno esaminando tutti gli aspetti delle nostre operazioni». Secondo l'«Independent on Sunday», i Lloyd's potrebbero essere costretti a «chiudere le porte a nuovi interventi alla fine dell'anno». A gestire, cioè, soltanto i contratti già accesi. C'è infatti il pericolo, come sottolinea quel giornale, che il ministero del Commercio non rinnovi per il '96 la licenza basata su parametri di solvibilità. Potrebbe essere necessaria un'iniezione di capitale. Ma da chi? I «nomi», già bruciati, difficilmente ci staranno. Gli underwriters, allora? Sarebbe una cosa nuova. Intanto tutti pregano che nel mondo non ci siano più disastri. Fabio Galvano

Persone citate: Matt Huber, Peter Middleton, Piper Alpha, Valdez

Luoghi citati: Europa, Londra, Piemonte