IL PAESE DEGLI SCONTENTI di Barbara Spinelli

Rifondcizione/ successo amaro IL PAESE DEGÙ SCONTENTI vanzata cui bisogna aggiungere il 5 per cento circa raccolto a destra da Le Villiers costituisce per il candidato gollista un incidente molto grave. Potrebbe anche divenire un incidente disastroso, al secondo turno del 7 maggio. La sua diagnosi sulla Francia infatti non era affatto sbagliata: è vero che la Francia è più malata di quel che lasciano intendere gli esperti, i sondaggi. E' vero che esiste ormai un 40 per cento deila nazione che ha perso i rapporti con la classe dirigente tradizionale, e che ha smesso di avere un «riflesso legittimista nei confronti delle istituzioni classiche», come afferma il presidente della Camera Philippe Séguin. Non meno vero è che questa ten! denza, resa più che mai evi¬ dente in occasione del referendum su Maastricht tre anni fa, oggi si inasprisce: a sinistra crescono i voti degli scontenti comunisti, trozkisti rivoluzionari, a destra cresce il partito estremista di Le Pen, come mai è accaduto nella storia della Quinta Repubblica. Assieme agli antieuropei di Villiers e alla ecologista Voynet, il fronte della protesta antisistema raccoglie più del 38 per cento. E' come se un gran numero di vagoni - quasi la metà si fossero staccati dal treno che è la Francia, e non fossero più agganciabili al resto che procede. Sono lì fermi, intestarditi, malcontenti: pronti a divenire una preda o una minaccia per la locomotiva, a seconda. La diagnosi di Chirac era dunque la più lucida ma si è rivelata non subito efficace. Era quasi troppo rispondente al vero, troppo lucida. E non gli è bastata per riassorbire la protesta di destra,, almeno in questo primo turno, perché questa capacità di riassorbimento la destra classica evidentemente non la possiede disinvoltamente. Jospin da questo punto di vista ha la vita più semplice: la protesta comunista tradizionalmente finisce sempre per confluire sul candidato socialista. La sinistra moderata assorbe meglio la sinistra estrema. E' un riflesso legittimista che i vertici comunisti francesi, anche se Svolessero, non riuscirebbero assolutamente ad arrestare. Mentre a destra la scommessa è infinitamente più ardua: il partito di Le Pen è nato per essere antilegittimista, e una formazione in ascesa, e ha un leader fortemente carismatico, che influenza le folle. Difficilmente i suoi elettori potranno esser interamente riconquistati dal nuovo schieramento di Chi¬ rac e Balladur, a meno che questi ùltimi scelgano di cedere (sull'Europa, l'emigrazione, la droga, la pena di morte) alle posizioni di Le Pen. Naturalmente molto dipenderà da quello che accadrà nelle prossime due settimane, che "vedranno riproposta la classica divisione fra sinistrare destra, senza che nessuna delle due formazioni sia veramente preparata a ricominciare una storia che giudicavano spenta, senza che nessuno sia capace di mettere qualche' contenuto nei recipienti che sono i due blocchi antagonisti. Mólto dipenderà anche dai discorsi che verranno fatti, infine, sui quattordici anni di regno miterrandiano: dibattito fin qui eluso, non solo da Jospin ma anche dai candidati di centro-destra. Per aver creduto di poterlo eludere, di poter girare pagina e aprire un capitolo nuovissimo, Chirac si trova ora sorpassato da un socialismo non molto mutato, non molto spcialdemocratizzato, ma che lui non ha mai veramente messo in discussione, durante la campagna elettorale. Nei prossimi quindici giorni, i francesi assisteranno forse ad una discussione sull'eredità mitterrandiana: discussione che diverrà finalmente pubblica, che non mancherà di interesse, che non sarà forse più dissimulata dal tabù attorno alla malattia del Presidente. Ma l'evoluzione potrebbe anche essere un'altra, molto paradossale. Proprio perché la divisione autentica non è tah.ro fra destra e sinistra, quanto fra legittimisti istituzionali ed antilegittimisti tra Francia che fa politica, e Francia che protesta e si sconnètte dalla locomotiva - il risultato potrebbe sorprendere ancora una volta. Se la destra moderata di Chirac e Balladur non riesce a convincere una parte consistente dell'elettorato di Le Pen, Jospin potrebbe anche divenire presidente di una nazione che nella sua grande maggioranza è oggi di destra, e che vota come mai in passato soprattutto estrema destra. Nessun sondaggio lo dice, questa è solo un'ipòtesi: si avrebbe allora una Francia profondamente americanizzata, con il 40 per cento della nazione che prima diventa indifferente alla politica.e poi si radicalizza a destra, che altrove si astiene in massa, e qui si astiene in alrro modo, votando Le Pen. Che finisce per eleggere, grazie a una strana astuzia della storia, il suo Clinton: ma nell'anima, nella pelle, nell'istinto, resta radicalmente conservatrice, e sostanzialmente ripiegata ih sé stessa, pronta a punire alla prima occasione il candidato eletto, ma privo di vera legittimità. Non è l'esperienza fatta nell'81 da Mitterrand. Potrebbe essere una nuova, singolare, imprevista esperienza che un giorno si farà anche in Europa. Barbara Spinelli

Luoghi citati: Europa, Francia, Le Villiers