BIMBO NERO TI ADOTTO di Tilde Giani Gallino

BIMBO NERO TI ADOTTO BIMBO NERO TI ADOTTO Smentiamo subito una convinzione ancora oggi abbastanza diffusa. Si ritiene infatti comunemente che l'adozione di un bambino consenta di risolvere in una sola volta due problemi. Da un lato ci sono due genitori desiderosi di avere un figlio. Dall'altro un bambino solo che ha bisogno di una mamma e di un papà: quale migliore soluzione che immettere il bimbo che chiede affetto in una famiglia che non desidera altro che amarlo? Questa considerazione semplicistica ha già creato numerosi problemi - alcuni anche piuttosto gravi, difficili da risolvere - a tante madri e padri adottivi o affidatari. E soprattutto a tanti disgraziati bambini che, dopo aver avuto dei genitori biologici inaffidabili (per ignoranza, povertà, droga), e in certi casi padri e madri morti o dispersi a causa di guerre civili, si sono ritrovati con dei genitori nuovi, magari amorosi ma non abbastanza preparati al difficile ruolo che si erano assunti. La situazione di famiglia adottiva o affidataria, già non facile di per sé, diventa naturalmente ancora più grave da gestire - dal punto di vista psicologico - quando i bambini adottati provengano da una etnia diversa, o da una razza diversa. I problemi non concernono soltanto la famiglia, ma anche l'ambiente culturale e sociale in cui vive il nucleo familiare che ha accolto ad esempio un bambino di colore e, in primo luogo, la scuola che questo bambino frequenta. Certe situazioni, poi, hanno in sé qualcosa di così profondamente contraddittorio, che possono scoraggiare anche le per¬ sone meglio intenzionate. Per esempio in vari casi, laddove si vogliono giustamente salvaguardare le origini del bambino proveniente da un'altra etnia, ci si scontra talvolta con il desiderio del bambino stesso di dimenticare (o far finta di aver dimenticato), i fatti della sua esistenza precedenti l'adozione e l'acquisto di una nuova patria, oltre che di una nuova famiglia. Eppure, al contrario, sappiamo che spesso tali ragazzi, diventati grandi, rimproverano ai genitori o alla scuola di avere cancellato il loro passato. D'altra parte una insegnante che in classe voglia ad esempio condannare gesti di razzismo, avrà tuttavia difficoltà a spiegare, senza offendere la sensibilità dei ragazzino extracomunitario o di colore, che le persone immigrate in Italia hanno dovuto scegliere questa soluzione perché nel loro Paese c'è molta povertà, non ci so no scuole, e le persone vivono in uno stato di precarietà politica o economica. Qualsiasi spiegazione potrà infatti suonare lesiva per la personalità del bambino o dell'adolescente extracomunitario così come si va formando, e dargli un'immagine non positiva di se stesso e delle proprie origini. E non parliamo poi di quei casi probabilmente molti - in cui un bambino, proprio per voler salvaguardare la propria immagine, tende a idealizzare la madre o il padre naturali, ed il proprio Pae se, deformando inconsapevol mente i propri ricordi. Questa mi tizzazione del passato rende diffìcili i rapporti con i genitori adottivi o affidatari, perché il bambino li considera quasi avversari, e perché la famiglia adottante si sente in qualche misura respinta dal figlio che cerca di amare. Tutti problemi gravi, come si vede, che non si risolvono solo con l'affetto. Ben venga dunque il libro di Annamaria Dell'Antonio che fi affronta con molta serietà e competenza. Tilde Giani Gallino Annamaria Dell'Antonio, Bambini di colore in affido e in adozione Cortina, pp. 179, L 28.000.

Persone citate: Annamaria Dell'antonio, Bambini

Luoghi citati: Cortina, Italia