L'incubo dell'alluvione ha fatto una vittima

I/incubo dell'alluvione ha fatto una vittima Vercelli: la furia della Dora le aveva distrutto tre volte i poderi, ora temeva un altro disastro I/incubo dell'alluvione ha fatto una vittima Madre di due bambini si toglie la vita per paura di un 'altra piena VERCELLI. Non riusciva a dimenticare l'acqua della Dora, che aveva invaso le campagne, cancellato i campi, restituendo solo un ammasso di ghiaia e di detriti. Una fortuna persa, per la sua famiglia di agricoltori da generazioni. Da sei mesi, da quel novembre d'inferno, parlava poco, passava a letto intere giornate. Bastavano due gocce di pioggia a metterla in agitazione. L'altro pomeriggio Teresina Olocco, 36 anni, due bambini, un'energia che fino a poco tempo prima la faceva salire sul trattore e guidare sicura tra la terra smossa dei campi, si è sparata al ventre con un vecchio fucile da caccia. Nessuno nella cascina di via Rivetta due grandi appartamenti, uno su ogni piano - ha sentito il colpo. Ma quando la suocera ha percorso di furia le scale, perché da troppo tempo non sentiva rumori nell'alloggio vi¬ cino, Teresina era morta, accasciata nello sgabuzzino dove forse aveva trovato il fucile. Non ha lasciato messaggi, ma la famiglia è sicura. Ed è sicuro l'intero paese perso nella pianura vercellese; Teresina Olocco è morta perché l'alluvione le ha lasciato un segno indelebile, perché in novembre i nervi hanno incominciato a cederle. La donna laboriosa, attenta, pronta a prodigarsi in casa e poi a infilarsi una tuta e a lavorare nei'campi, non aveva più neppure la forza di cucinare. Soltanto per i due figli, Roberta, di 11 anni, e Marco, di 7, riusciva a trovare un sorriso stanco. La stessa stanchezza oggi rende cupa la voce di Carlo Barberis, il marito di Teresina: «Mi ero illuso che potesse star meglio. Il sabato di Pasqua pareva un'altra persona: si è alzata, ha preparato il pranzo. Non mi aveva detto più "Non riesco a guarire"». L'incubo dell'acqua, raccontano Carlo Barberis e il fratello Andrea, per Teresina Olocco ha un brutto prologo. E' il settembre del '93. Le piogge, fortissime, fanno impazzire le acque della Dora Baltea, che straripa e invade anche i campi di famiglia, un grande podere diviso tra le province di Vercelli e di Torino. Il fiume cancella ir. più punti la strada di accesso alla proprietà, che riparava i terreni con un piccolo argine. La famiglia in poco tempo ricostruisce la via d'accesso ma incappa, forse, in alcune irregolarità: prima interviene il Magistrato per il Po, poi è il Comune torinese di Rondissone a notificare ai Barberis una multa di dieci milioni. E' passato quasi un anno dalla prima alluvione, Carlo e Teresina ricorrono ma non c'è nulla da fare. «E pensare - dice Andrea Barberis - che proprio grazie alla strada la zona bassa del paese non è stata invasa dall'acqua per altre due volte». Nel novembre del '94, però, la strada-argine non può più nulla: la piena spazza i campi, li trasforma in un cumulo di detriti. E Teresina, che agli amici in paese continua a raccontare la vecchia storia della multa, si sente persa. Il fiume le ha rubato, ancora una volta, qualcosa di suo: il lavoro, la fatica, notti di sonno. E le ha invece regalato la paura: dei gorghi d'acqua, delle urla da casa a casa, di non avere più nulla. I danni sono gravi, ma la famiglia ricomincia a lavorare. Solo Teresina è sempre stanca. «Non ce la faccio», dice. Parla sempre meno, guarda a terra, dorme troppo. Va dal medico di famiglia, ma non riesce a vincere la paura del cielo che si rannuvola. Poi l'altro giorno aspetta di essere sola e cerca il fucile. Roberta Martini

Persone citate: Andrea Barberis, Barberis, Carlo Barberis, Olocco, Roberta Martini, Teresina Olocco

Luoghi citati: Rondissone, Torino, Vercelli