Mille massacrati nel campo profughi

La folla tira sassi, i militari rispondono a raffiche di mitra. E' la terza (e la più terribile) strage in 4 giorni La folla tira sassi, i militari rispondono a raffiche di mitra. E' la terza (e la più terribile) strage in 4 giorni Mille massacrali nel campo profughi Ruanda, i soldati sparano, molti bambini fra gli uccisi RIGALI. Centinaia di persone, forse più di mille, sono morte e altrettante sono rimaste ferite in Ruanda in un nuovo massacro perpetuato dall'esercito nel campo profughi hutu di Kibeho, nella provincia sudoccidentale di Cyangugu. L'organizzazione umanitaria «Médecins sans frontières» (Msf), il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) e l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) hanno reso noto che i soldati hanno aperto il fuoco quando i profughi hanno tentato di rompere il cordone di sicurezza stretto dall'esercito attorno a Kibeho, divenuto agli occhi delle autorità ruandesi una sorta di «stato nello Stato» sotto controllo dei revanscisti hutu sconfitti nel 1994. Mentre erano in corso le operazioni per il reinsediamento degli sfollati hutu nei loro luoghi di origine, deciso lunedì dal governo ruandese, le truppe governative fatte bersaglio da una sassaiola hanno sparato allorché alcuni sfollati hanno cercato di disarmare un soldato. Altri testimoni parlano di uno scontro a colpi di machete fra profughi che sarebbe stato la scintilla del massacro. I soldati hanno cominciato a sparare e hanno continuato a farlo per circa un'ora. Un gruppo di volontari del Cicr riferisce di aver trovato centinaia di cadaveri sparsi un po' ovunque o ammucchiati, molti squartati da colpi di machete o con ferite d'arma da fuoco. Ma la maggioranza sono morti nella ressa, mentre cercavano di fuggire dal luogo degli scontri. Lo stesso campo profughi era stato teatro giovedì di una sparatoria costata la vita a 22 residenti e martedì di un incidente analogo costato almeno 17 morti. A Kibeho sono concentrati 120 mila profughi dell'etnia maggioritaria hutu fuggiti dalle province centrali dopo l'avvento al potere nel luglio dell'anno scorso dei tutsi del Fronte patriottico ruandese (Fpr); le autorità di Kigali intendono chiudere il campo prima che i miliziani hutu del gruppo combattente «Interahamwe» lo trasformino in una base dalla quale lanciare un'offensiva per riconquistare il potere. Il premier ruandese Faustin Twagiramungu ha reso noto che già 10 mila profughi di Kibeho sono stati già riportati nelle loro terre d'origine. Dopo l'eccidio di ieri, migliaia di sfollati hanno lasciato 11 campo per dirigersi verso Bu- tare, una città vicina, secondo quanto riferivano ieri fonti del Cicr. Le agenzie dell'Onu e le organizzazioni umanitarie avevano lanciato già nei giorni scorsi l'allarme per il deterioramento della situazione nei campi profughi del Ruanda sudoccidentale. I ripetuti interventi dei militari, hanno spiegato le autorità di Kigali, sono stati decisi perché si sospetta che sostenitori del deposto regime (dominato dagli hutu) del defunto presidente Juneval I-Iabiarymana nascondessero delle armi nel campo di Kibeho (il principale tra quelli della provincia di Gikongoro, dove sono complessivamente ospitati circa 250 mila sfollati). L'accusa è stata ribadita ieri dal premier ruandese Faustin Twagiramungu, in vista in Danimarca, secondo il quale i campi profughi allestiti nel Ruanda sudoccidentale (nella zona a suo tempo protetta dal contingente francese dell'operazione «Turquoisc») stanno trasformandosi in basi per l'addestramento di milizie hutu. «E' ora che i campi vengano smantellati - ha affermato Twagiramungu - ma non vogliamo usare la forza per convincere i profughi a tornare alle proprie case». Il premier ha inoltre ribadito la decisione di rimpatriare i rifugiati (in maggioranza hutu) riparati in Zaire, Burundi, Tanzania e Uganda. Il governo ruandese, che intende punire i colpevoli dei massacri dello scorso anno (che avrebbero provocato un milione di morti nella guerra intertribale), ha chiesto agli Stati vicini di fare una selezione tra i rifugiati, in modo da separare i criminali («che vogliono tenere gli altri in ostaggio») dalla gente comune. «Dobbiamo punire i colpevoli dei massacri, altrimenti lo rifaranno», ha detto Twarigamungu. Attualmente ci sono nelle prigioni ruandesi 30 mila detenuti, la maggioranza dei quali dovranno rispondere di omicidio o genocidio. «Dovranno tutti essere giudicati, non possiamo lasciarli a piede libero», ha detto il premier. Secondo Twagiramungu, il suo governo ha intenzione di sradicare le differenze etniche affinché le due etnie, hutu e tutsi, vivano insieme. [AdnKronos-Ansa-Reuter-Afpl Tutte hutu le vittime Si opponevano allo sgombero voluto dal governo (tutsi) di Kigali Le autorità insistono «Quei centri di raccolta sono da smantellare Stanno diventando focolai di rivolta» Due immagini di morte e disperazione nei campi profughi ruandesi A Kibeho c'è stato un nuovo massacro

Persone citate: Faustin Twagiramungu, Twagiramungu