Un altro «terremoto» tocca alle Regioni

Si vota per 15 Consigli, nuove classi dirigenti andranno a sostituire alleanze di partiti scomparsi Si vota per 15 Consigli, nuove classi dirigenti andranno a sostituire alleanze di partiti scomparsi Un altro «terremoto», tocca alle Regioni La sfida tra Polo e centrosinistra ROMA. Quarantatre milioni di elettori (meno quelli che si sono presi un lungo ponte di vacanza) decidono oggi chi governerà le quindici regioni a statuto ordinario. Vinca il centro-destra o il centro-sinistra, quasi ovunque sarà un terremoto perché nuove classi dirigenti vanno a sostituire alleanze formate da partiti ora scomparsi. Da un anno, dalle elezioni politiche del '94, si aggiravano come fantasmi smarriti assessori democristiani (mentre la de non c'era più), socialisti (sminuzzati), socialdemocratici (estinti), liberali (squagliati), repubblicani, gli unici sopravvissuti, anche se a pezzi. Il fatto è che erano stati eletti cinque anni fa e con l'antico sistema proporzionale. Un periodo che, per l'Italia politica di oggi, equivale al fossato di un secolo. Oggi qualcosa di antico è rimasto nel sistema elettorale (in buona parte proporzionale) concordato, non a caso, tra i due partiti rimasti con più forte struttura tradizionale: il pds (ex pei), An (ex msi). E molto di antico è rimasto nei candidati più quotati. Sono gli ex democristiani (quasi la metà dei duellanti di prima linea) distribuiti sia nel centro-destra che nel centro-sinistra. Al grido di allarme di «ariecco la de», sono scesi in guerra tre «disturbatori» che sperano di mordere i talloni dei tre maggiori partiti per ferirne i dirigenti e allontanarli dalla tentazione di rifare o di avvicinarsi al partito cattolico. Pino Rauti, all'estrema destra contesta An di Fini-Tatarella. Marco Pannella, al centro, cerca di frenare Berlusconi-Buttiglione-Casini. E Bertinotti, all'estrema sinistra, vuol bloccare il dialogo col centro che conduce il pds di D'Alema. A queste tre guerre in famiglia si aggiunge la battaglia solitaria di Umberto Bossi che si gioca tutto sulla scommessa della sopravvivenza della Lega. Quattro variabili che potrebbero condizionare i risultati nelle regioni dove i maggiori contendenti sono in posizione di equilibrio. Nel Lazio Michelini, del Polo, teme di essere danneggiato da Rauti che combatte Fini. In Lombardia Formigoni, anche lui del Polo, teme il danno che potrebbe provocargli la candidatura di Pannella. Il danno maggiore, però, potrebbe subirlo il centro-sinistra privo quasi ovunque sia dell'appoggio della Lega (salvo che in Toscana) che di Rifondazione comunista (salvo che in 7 regioni). La vera partita, comunque, si gioca tra centro-destra e centro-sinistra. Chi vince in modo chiaro «sceglie» la data delle elezioni politiche. Se il Polo conquista 10 regioni su 15 Berlusconi farà di tutto per mandare gli italiani a votare entro giugno. Il governo Dini sarebbe fortemente indebolito, anche perché i suoi attuali sostenitori diventerebbero più freddi verso la riforma delle pensioni. Se il Polo vince 9 a 6 è più probabile che si vada a votare ad ottobre e il governo Dini avrebbe il tempo di varare la riforma delle pensioni e preparare la finanziaria del 1996. Otto a sette lascerebbe il Polo interdetto e incerto sul da fare, dando fiato all'ala moderata e centrista. Il voto col sistema proporzionale, infine, sarà un esame per Berlusconi. Fini gli ha buttato tra le gambe di proposito questo tipo di voto (che Berlusconi non voleva) perché così si potranno contare le forze di An e di Forza Italia, e vedere se le posizioni si sono avvicinate. Una forte affermazione di An (minacciata però dai missini di Rauti) finirebbe con lo spingere Fini a farsi avanti in modo più deciso nel Polo. Se Berlusconi dovesse farsi da parte, ha già detto Fini, la guida del Polo è sua e non certo dei centristi di varie fedi che di voti ne prendono pochi. Casini spera nelle previsioni meteo Bianco sogna il 5%, Buttiglione il 10 Fini si attende un grande successo D'Onofrio: questo ponte è di destra Formigoni, «lo sono uno che corre: il Signore mi ha dato anche talenti fisici. E la politica, come lo sport, è soprattutto movimento». Mosi. «La sinistra si tapperà il naso e gli altri 27 buchi e bacerà il rospo. Perché hanno scoperto che solo il rospo mangia le formiche, e i formigoni...» Magliola. «Il problema è fare più grande la torta, non come dividerla. Tutto sta nel rendere la società meno conflittuale. Se non ci credessi... io me ne stavo così bene pensione» be subirvo quasi Michelini. «Ai miei tempi mi sono divertito. Per questo oggi sono un uomo morale, non un piccolo moralista come vorrebbero dipingermi. Non ho alcuna intenzione di rieducare gli altri». Badaloni. «Credo nello spirito di servizio: voglio passare da un servizio pubblico, la Rai, a un altro servizio pubblico, la Regione» Vacca. «Alla Regione metterò una targa: qui non si discute e non si media. Qui si decide». Rastrelli. «Per fortuna io non conosco nessuno. Non ho mai visto la gente che mi incontra, non dovrà mai essermi creditrice di nulla. Nessuno scambio: non devo niente a nessuno . «Il segreto per guidare a regione? Prima di tutto trafare: il buon amminire è quello che fa meno . E poi mica c'è così da fare. Bentsik. «Il pds non è cambiato, ma sta cambiando. Loro avrebbero preferito Tina Anselmi. Poi hanno capito che io piaccio di meno ma rendo di più. ra. «L'Emilia funziona, o. Ma di tutto questo i costi si sono attribuiti il me invece tutto è avvenuto ostante loro. Bersoni. «L'Emilia ha una spinta morale in più e questo è il risultato dell'amministrazione di sinistra. Chi ha sbuzzo, qui può fare. «

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