Commedia all'italiana di due prim'attori di Curzio Maltese

Commedia all'italiana di due prim 'attori Commedia all'italiana di due prim 'attori destino che tutto debba finire in cattiva televisione. Perfino Tangentopoli - già risolta nello show del processo Cusani - e la sua imbarazzante coda: l'incredibile caso Di Pietro. Saltiamo pure l'avvilente e un po' pinocchiesco teatrino di bugie e mezze verità con le quali i due eroi della cosiddetta rivoluzione italiana hanno allietato la settimana enigmistica di giornali e tv. La verità in Italia non si riesce a sapere sulle stragi, figurarsi sulle telenovelas. Di certo c'è che il tanto atteso confronto tra i massimi attori della scena nazionale, nonché star mondiali, Antonio Di Pietro & Silvio Berlusconi, c'è stato e si è risolto in una commedia all'italiana. Un bel Bidone dove fra l'altro non si capisce bene (o forse sì? chi stia*fregàndo l'altra Già è agghiacciante il particolare che lo storico vertice si sarebbe svoljo nel villonp, :di Àrcore. E non tanto o soltanto perché di questo sipario di cartapesta elevato sulle miserie italiane ne abbiamo tutti piene le tasche. Ma piuttosto per l'umiliante valore simbolico del gesto di Di Pietro. Come tutti sanno, «andare ad Arcore», in questi anni votati al serial, significa una sola cosa: rendere omaggio a Sua Maestà il Cavaliere. Non è nemmeno casa di Berlusconi, che vive a Macherio. E' il Palazzo, in senso secentesco, dove il Signore accoglie e stupisce i postulanti. Allora, caro Tonino, che ci azzecca lei, un ex giudice, davanti al cancello dell'illustre inquisito? E se proprio ha voluto andarci, perché ora si lamenta se Berlusconi spiega al popolo quell'atto come una dichiarazione di stima, un'adesione politica e perfino una richiesta di protezione? Sull'argomento dell'amabile conversare le versioni contrastano. Ma l'iI potesi che fra Di Pietro e BerI lusconi non si sia parlato né d'inchieste, né del pool e nemmeno di quel piccolo incidente dell'avviso di garanzia spedito dal giudice più famoso della terra a un capo del governo, è credibile quanto un milione di posti di lavoro o una madonnina piangente. Miracoli italiani. E di che cosa avrebbero parlato? Del Milan, di Valeria Marini? «Di politica e futuro» come sostiene Di Pietro? Quand'anche fosse, la storia gronda di pessimo gusto, faciloneria, grottesco. Una cosa da Bagaglino, a metà fra la barzelletta e la tv dei ragazzi. Dove Di Pietro e Berlusconi sembrano sosia semplificati di se stessi. Due italiani veraci, furbi e vittimisti, chiacchieroni e reticenti, «simpatici» e inaffidabili. Capaci di mascherare un guazzabuglio di intrighi con il sorrisone a fisarmonica e la retorica tricolore. Indecisi a tutto. Almeno avessero colto l'occasione per spiegarci una buona volta che cosa vogliono fare da grandi. Se i presidenti del Consiglio o della Repubblica (tutti e due?), i capi di partito, i profeti, i papi. Per la verità, Di Pietro se non l'ha spiegato s'è fatto comunque capire. La politica non fa per lui. Non bastano le mani pulite, occorre anche la testa lucida. E quella di Cossiga, il suo consigliere, non sembra offrire i guizzi d'un tempo. Peccato, perché da destra o da sinistra (si fa per dire), con Fini o con D'Alema, il Giudice sarebbe stato l'unico vero rivale del Cavaliere. Era pronto anche lo slogan, all'insegna del maggioritario all'italiana: «Vota Antonio» (Totò). Se ne esce di scena lasciando campo libero all'altro, il nostro beneamato Amaro Calice. Fra applausi a comando e vecchie battute. E' la solita brutta tv, il presagio della risata che ci seppellirà. Curzio Maltese a . ■- ,» : ■- ù^j.

Luoghi citati: Arcore, Italia, Macherio