Il ministro con la toga
Il ministro con la toga Il ministro con la toga Mancuso, un magistrato che non perdona nessuno ROMA. Un magistrato tutto d'un pezzo, che ha fatto carriera senza mai schierarsi tra le correnti della magistratura associata, almeno ufficialmente. Un giudice per il quale le regole e la forma devono essere il primo punto, fermo e irrinunciabile, per chi amministra la giustizia. Così viene dipinto Filippo Mancuso, 73 anni da compiere a luglio, palermitano, richiamato dalla pensione da Lamberto Dini che l'ha voluto ministro della Giustizia nel suo governo. Un uomo che, proprio in nome del rigido rispetto delle regole, non è nuovo a bacchettate sulle dita come quella inferta ad Antonio Di Pietro. Anche in passato non ha risparmiato nessuno, fossero colleghi magistrati, governanti o sindacati. Lo scontro più celebre lo ebbe tra l'89 e il '90 con l'allora Alto commissario antimafia Domenico Sica, un altro «super-giudice» finito nel mirino di Mancuso, che allora era procuratore generale presso la Corte d'appello di Roma, per la storia delle indagini sul «corvo» di Palermo. Sica aveva prelevato, con un sotterfugio, le impronte digitali al giudice siciliano Alberto Di Pisa, e in pratica lo accusò di essere l'autore delle lettere anonime contro Giovanni Falcone, accusa per la quale Di Pisa fu prima condannato e poi assolto. Secondo Mancuso, con quell'inchiesta Sica aveva commesso i reati di usurpazione di poteri, distruzione di corpo di reato e calunnia, e per le sue denunce la Procura di Roma apri un inchiesta, che poi fu interrotta da un'amnistia. Sempre con Sica, Mancuso se la prese poco dopo per via delle intercettazioni telefoniche preventive, un potere concesso dalla legge all'Alto commissario antimafia che così - secondo l'attuale ministro sfuggiva a qualunque controllo. I suoi discorsi di inaugurazione dell'anno giudiziario a Roma sono diventati spesso delle vere e proprie requisitorie, come quando, nel '90, se la prese con governo e Parlamento colpevoli di non aver rinviato l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale quando mancavano uomini e mezzi per poterlo applicare. 0 con chi non regolava il diritto di sciopero, lasciando che i cittadini divenissero «ostaggi» di chi incrociava le braccia. Ma la conferma che a Filippo Mancuso non piacciono i super-giudici è arrivata poche settimane fa, su un caso che riguardava proprio Antonio Di Pietro. Secondo alcune ricostruzioni fu proprio il ministro della Giuistizia ad opporsi, in Consiglio dei ministri, alla nomina a superispettore del fisco dell'ex magistrato di Mani Pulite, che ora è messo sotto accusa per la sua relazione sulla «Uno bianca». [gio. bia.] Il ministro della Giustizia Filippo Mancuso
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