« Ha fatto il suo lavoro » di Raffaella Silipo

« IL PRESIDENTE DELLA CAMERA « Ha fatto il suo lavoro » La Pivetti: perché difendo Vex giudice PRESIDENTE Pivetti, come mai il presidente del Senato Scognamiglio ha preso l'iniziativa, anche a nome suo, di scrivere al ministro Guardasigilli, dopo che questi ha messo in dubbio la costituzionalità del lavoro della commissione e di Antonio Di Pietro? «Intanto vorrei precisare che la lettera è un documento del tutto collegiale. Io e il presidente Scognamiglio eravamo in perfetto accordo sulla necessità di prendere posizione nei confronti delle affermazioni del ministro Mancuso. Il fatto è che la Commissione sul terrorismo e sulle stragi è bicamerale e il suo presidente Giovanni Pellegrino è un senatore: la prassi vuole che in questo caso sia il presidente del Senato a prendere l'iniziativa». L'«iniziativa» di difendere la «sua» Camera nei confronti del governo? «Difendere è una parola forte. Noi non vogliamo alcun tipo di polemica con il ministro Guardasigilli. Non è nostra intenzione scendere nel merito del lavoro della commissione sul caso della Uno bianca: siamo semplicemente intervenuti nel metodo. Difendendo cioè la legittimità piena dell'operato di Di Pietro e della commissione: vogliamo ricordare che la funzione di questo organo è proprio quella di indagare sui procedimenti, che siano o meno in corso». Quindi il vostro ha voluto essere una specie di monito all'esecutivo? Come dire: lasciate che le commissioni parlamentari facciano il loro libero gioco? «Io direi piuttosto: lasciate che le commissioni facciano il loro dovere, il loro preciso dovere. Dopodiché siamo tutti d'accordo che si tratta- va di un documento interno, e dunque non avrebbe dovuto uscire mai dal Parlamento». Sotto questo aspetto le perplessità del ministro Guardasigilli sono in qualche modo condivisibili? «Diciamo che si capisce e si condivide il rammarico del ministro, di fronte a un documento riservato che diventa pubblico. Perché certo, in questo caso nascono interferenze, giudizi indebiti e tutto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni. Però, di per sé, il lavoro di Di Pietro è non solo legittimo ma del tutto doveroso. Lui ha ricevuto un incarico preciso dalla commissione e ha risposto ai problemi che gli venivano posti in qualità di consulente esterno». Dunque la vostra lettera vuole essere una difesa di Di Pietro? «Certo. E' una difesa di Di Pietro e della funzione della commissione. Ma, ripeto, non solo nel merito, proprio nel metodo. Guardi: Di Pietro, al limite, avrebbe potuto fare una relazione del tutto sbagliata. Non avrebbe avuto nessuna importanza, sarebbe stata ciò non di meno legittima». Di Pietro non ha nulla da rimproverarsi? «Nulla. E' stato chiamato per fare un certo lavoro e questo ha fatto». E' stato chiamato da un organismo parlamentare su cui il governo non può sindacare? «Naturalmente. Salvo il rammarico che il documento sia stato reso pubblico». Raffaella Silipo