Nozze e perdoni: l'Omino di Burro non si lascia sfuggire una lacrima di Alessandra Comazzi

F TBVU' & TIVÙ' Nozze e perdoni: l'Omino di Burro non si lascia sfuggire una lacrima OGNI sera una partita, e se il tifoso è contento, lo scettico ha dei problemi, anche perché tutte le reti, con il calcio da una parte e la politica dall'altra, tengono bassi i palinsesti. E' un periodo di calma piatta, in televisione, così si è costruita almeno la grande sfida, stasera, tra Ramno e Canale 5, tra Paolo Bonolis e Fiorello, tra le invenzioni dei «Cervelloni» e i viaggi di «Non dimenticate lo spazzolino da denti», tra la palestra delle stranezze e il villaggio vacanze. L'altra sera è ricomparsa su Canale 5 una vecchia conoscenza degli sposi italiani, il mellifluo Davide Mengacci che ha condotto «Scene da un matrimonio Show», introduzione alla nuova serie del programma. Mengacci, tra un matrimonio e l'altro, non è certo stato fermo, provocando i «perdoni» televisivi di Rete 4 nell'omonima trasmissione. «Perdonami» più che sanare vecchi rancori crea nuovi danni, soprattutto intorno alle storie di tradimenti: un marito confessa di aver tradito la moglie semplicemen1 te per una ventina d'anni, e le I chiede di perdonarlo. Dopo, na¬ turalmente, continua, la moglie lo sorprende e reagisce tanto da arrivare alla cronaca nera. Un'altra donna, vedendo in tv quell'episodio, ricorda di non aver dimenticato un tradimento del marito, e lo uccide. Casi esasperati, naturalmente, e la televisione non può essere accusata di tutto: quello rappresentato dalla trasmissione è stato soltanto un pretesto che ha colpito una mente sconvolta, e il pretesto poteva essere un altro. Certo è un fatto: «Perdonami» non suscita tutte le buone azioni che promette. Comunque la vera specialità di Mengacci sono i matrimoni. L'altra sera ne sono stati riproposti due, già mandati in onda, uno in Sicilia e uno in Lazio: due matrimoni ricchi, sontuosi, con le spose in abiti bianchi principeschi, quello della ragazza ciociara aveva persino la gorgiera da Grande di Spagna. Le due coppie, tornate in studio, una anche corredata di bambina, hanno fatto qualche giochino, sono state giudicate da una giuria dove c'erano Fabio Testi, Patricia Millardet, la principessa Maria Pia Ruspoli, Ernestina Miscia, capo della redazione romana di «Novella 2000», una stilista, un visagista, un cuoco. Nei filmati abbiamo rivisto Mengacci al meglio delle sue performances, che haimo una sostanziale specialità: la scontata ipocrisia. Scontata, poi, chissà fino a che punto: chissà se quelle mamme ben aggiustate per la cerimonia, quelle spose bellissime che rispondono alle domande su cucina e carattere, sempre «nervoso», del futuro marito, quei padri della sposa sempre un po' emozionati e dall'italiano incerto, chissà se si rendono conto appieno di essere vittime dell'Omino di Burro di Canale 5. Forse è più forte l'orgoglio di comparire in televisione, con tutti quei metri di stoffa dietro la schiena, quelle torte ardite, quelle chiese addobbate. Mengacci non chiede necessariamente agli sposi che lavoro fanno (soltanto se è qualcosa di pittoresco come il pompiere), però non gli sfugge una lacrima. E il punto è che ha ragione: i matrimoni d'Italia sono proprio così, sceneggiati e sciuponi, ridicoli e teneri. Alessandra Comazzi

Luoghi citati: Italia, Lazio, Sicilia, Spagna