La filosofìa? Si impara con lo stomaco di Gabriella Bosco

L'arte culinaria modello di vita sociale in nome di Nietzsche contro Sartre il caso. Michel Onfray propone la gastronomia come «scienza» per comprendere se stessi La filosofìa? Si impara con lo stomaco L'arte culinaria modello di vita sociale in nome di Nietzsche contro Sartre il PARIGI / raccapricciante il pensiero che l'inventore della critica gastronomica, il francese Grimod de La Reynière, avesse al posto delle mani due artigli metallici e che - dandy d'animo vestito squisitamente traesse piacere dall'impressionare i presenti posando detti artigli sulle piastre della cuisinière incandescenti e continuasse poi ad amabilmente conversare. 11 filosofo normanno Michel Onfray infila la perla in un collier di ritratti legati al tema centrale del ricordo alimentare inteso come impressione indelebile: La raison gourmande (Grasset), nuovo mattone di una filosofia alla cui elaborazione il trentasettenne Onfray si dedica libro dopo libro, dal Ventre dei filosofi all'Arte di godere, da Cinismo: principi per un'etica ludica a La scultura di sé. Questa volta Onfray propone, sempre sulla linea dell'edonismo filosofico elevato a morale di vita, la gastronomia come modello di comportamento. Forma di conoscenza superiore e ideologia basata sul riconoscimento del piacere in opposizione a quelle che lo mortificano. Dell'arte culinaria fa la sua estetica e della «politesse à table» una metafora del vivere sociale. «E' possibile riconciliare l'uomo con se stesso, la sua carne con la carne che mangia - scrive Onfray -, ed è estremamente urgente farlo». Lo spunto è anche questa volta autobiografico, come negli altri libri del normanno (che in Francia, per il coté rabelaisiano, gode di già ricca notorietà). Da bambino, racconta nel prologo Onfray, viveva nella felicità duplice rappresentata dalla sicurezza del padre nell'orto e della madre in cucina. Poi crebbe e si ritrovò adulto a Bordeaux, città celebre come capitale della gastronomia e per Onfray invece legata a esperienze dolorose. Ma venne il suo Socrate, l'uomo che tirò fuori da lui un suo sapere profondo. Un conoscitore che gli fece gustare piatti squisiti ma soprattutto gli fece bere dell'Yquem. Esperienza esclusiva, paragonata a quella provata nella felice infanzia: una fragola colta nell'orto paterno, schiac- ciata con la lingua contro il palato, ed esplosa in succo giù per la gola. La raison gourmande è un omaggio alle persone cui Onfray attribuisce le basi del sapere gastronomico. Da Grimod de La Reynière, che con le due opere della sua vita L'almanacco dei golosi, 1803, e il Manuale degli anfitrioni, 1808 - è un padre incontestato con il più famoso Brillat-Savarin, a Noè, il patriarca che avendo un giorno bevuto più del dovuto, si lasciò sorprendere da uno dei suoi figli addormentato con i genitali all'aere (liberazione data dall'ebbrezza). Da Dom Pérignon, il religioso ipotetico o mitico inventore dello champagne, al santo irlandese Patrick, che portandosi dietro dall'Egitto l'alambicco diverme patrono del whisky. Da Antonin Carème, il cuoco autore di architetture culinarie paragonabili a una composizione di Beethoven o a una campagna napoleonica, a Marinetti, per le sue cene futuriste celebrazioni dell'edonismo come arte dell'effimero. j4rtes moriendi, negazioni della vita e insulti all'intelligenza, sono invece per Onfray tutti i manuali di dietetica, e falsi profeti certi «minimalisti» come gli inventori della Nouvelle Cuisine. Tra i filosofi ispiratori, Onfray cita materialisti e libertini eruditi, ideologi e utopisti. Marcuse, Destutt de Tracy, La Mettrie, Fourier. Ma sopra a tutti, Nietzsche. Non per essere stato edonista - Onfray ricorda che fu semmai tutto il contrario - ma per aver reintrodotto il corpo in filosofia. Nella Raison gourmande, Onfray propone una sorta di «mangio dunque sono»: a partire dal quale giunge a un manicheismo nuovo, quello che fa coincidere il bene con l'edonismo e il male con l'ascetismo. Perché camarde, ovverosia la morte, trovi al suo arrivo da mettere in bisaccia un corpo che abbia ormai bruciato tutti i suoi fuochi. Questa la conclusione del carpe diem di Onfray, gastrosofo che a ventotto anni la vita rischiò di perderla per un precocissimo, molto grave infarto. Gabriella Bosco «Bisogna riconciliare l'uomo con se stesso. L'edonismo è il bene, l'ascetismo il male» Gillo Dorfles. Sopra, il filosofo francese Michel Onfray e nell'immagine grande, particolare di «I sette peccati capitali»

Luoghi citati: Bordeaux, Egitto, Francia, Parigi