Duemila l'era delle Furie

Duemila l'era èlle Furie tam b u r i d i latta. Furori religiosi e fanatismi teocratici annunciano la nuova pestilenza: radiografia della violenza sacra Duemila l'era èlle Furie BER caso, non per caso. Pensavo ai furori islamici in Algeria e altrove, ai fanatici delle sette, ad un fanatismo cattolico di ritorno che rischia di coagularsi intorno all'avventata predicazione sessuofobica del Papa per sciogliersi e dilagare, poi, chissà, in correnti di violenza teocratica ed escatologica, e mi capita di gettare l'occhio su un libro che sempre meriterà riletture, ma che avevo dimenticato, Le Furie di Piovene. A p. 32 dell'edizione Mondadori del 1963 lo scandaglio pioveniano dà un risultato di fortissima luce. Accennando al proprio horror del sacro osserva la marcia del sacro all'interno di uno strano essere mentalmente inerme, ricordo di adolescenza, Angela, cattolica, in anni in cui «l'impero chiesastico ritornava a diffondersi e a stabilirsi sulle folle». Le righe che seguono, e che riproduco integralmente, da ritratto psicologico s'innalzano subito a visione dell'essenza di un fenomeno tra i più complicati e inafferrabili del cuore umano. Piovene ti mette al centro delle furie del fanatismo religioso. In lei quell'impero perdeva ogni aspetto politico, il colore umano, bonario, astuto e tranquillamente mediocre che assume nella cronaca giornaliera. Diventava visione in cui si dissolveva per dare posto ad altro; come se un sipario, dipinto di una scenetta di costume, si fosse sollevato per mostrare il vero spettacolo, la violenza bruta del sacro sulla ragione umana. In quell'essere accantonato il sacro senza resistenze si esaltava, sfrenava, possedeva, esigeva tutto, giunto al massimo del potere fletteva per toccare il massimo della viltà. Accadeva nei luoghi in cui avevo conosciuto il sacro nella sua veste più graziosa, e adesso apparivano doppi, con un primo piano d'amore e un secondo d'orrore che non avrei potuto separare mai più. Sentivo l'odore del sangue. Quando il mondo secerne il sacro, questa sua secrezione preannuncia quella del sangue, il tempo dei mostri. Un mutamento, una dislocazione psichica che non hanno all'esterno neppure colore di evento, eccoli smascherarsi, nel fomento di una circostanza, come segmenti d'infezione totale, germi caricati di una pestilenza che può scoppiare. La ragione scettica può soltanto constatare che una credenza fanatica, o l'abbandono ad una guida carismatica, sono incurabili. Quando si cominciano a contare le vittime, le terapie si rivelano subito impotenti. E chi ha mai potuto uccidere un mostro di questo tipo nell'uovo? Per un filosofo, Duemila è una frontiera insignificante; si può anche pensare che si sia presentato miliardi di volte, in un solo anno di Brahman. Ma essere qua vivi, così fragili, così punibili, così ustionabili, e coscienti di dover morire, la rende porta nel muro, la carica di senso immaginario. A pensarlo con orrore del sacro (il contrario dell'indifferenza e della opacità razionalistica), il Duemila appare come un collettore di fanatismi senza freni, capaci di far saltare qualsiasi regola di convivenza pacifica. In Algeria è saltata ogni regola da un pezzo: là il Duemila ha colpito in anticipo. Lo sforzo di separare ù religioso dal civile è stato certamente il più grandioso e sfibrante dell'anima moderna per uscire da un potlatch di sangue senza fine: ma con risultati limitati alle nazioni dove ebbero partita vinta i principii della rivoluzione americana e della francese, mentre il mondo è molto più largo e nessun ordine è stabile e duraturo. All'interno della tolleranza laica, grazie proprio alle leggi più illuminate dell'agnosticismo di Stato, tutto quel che di più spaventoso abbia la violenza sacra ha trovato asilo. La violenza sacra stabilisce isole individuali e di gruppi, fino a formare giganteschi arcipelaghi, di potere assoluto, con menti perfettamente plagiate e pronte a qualsiasi crimine, indifferenti e perfino inclini al suicidio, disposte a morire in ogni momento, proprio nel pelago illuminato della tolleranza, dove c'è più libertà di pensiero, dove si può scegliere tutto. Quasi sempre, gli uomini preferiscono alla libertà la sottomissione. E dove c'è più libertà, più cresce la voglia di sottomissione. La società libera, come la conosciamo, produce sicuramente un genere di asservimento totale: il denaro. Per possederne uomini e donne di tutte le età, anche bambini, si sottomettono ad organizzazioni criminali. Questo non è un fenomeno straordinario. Però esiste anche la sottomissione a poteri criminali, ma sotto il segno del sacro, per liberarsi dal denaro, e questo è un fenomeno molto meno ordinario. Il gesto di rivolta contro il padre e il padre-denaro che compie, in un'ammirevole scena di leggenda, Francesco d'Assisi, si rinnova, sotterraneo, satanico, in vista di qualcosa d'immondo, quando gente cresciuta e cotta nel denaro lo espelle da sé, legalmente, come per effetto di un violento purgante, per consegnarlo nelle mani ad uncino di una setta micidiale (si tratti o no di assassini, non c'è mai da scherzare) e ritrovare così la purità, la nudità perduta. Basta un trasferimento di qualche conto in banca e sei di colpo nudo, svuotato del denaro che ti assoggettava. Non per questo sei il Poverello: sei piuttosto un cretino manipolabile infinitamente o qualcosa di peggio, uno che si scioglie dal vincolo del denaro (che in qualche modo ti trattiene al di qua del crimine) per essere lincantropo tra altri licantropi, sfogare finalmente un istinto mostruoso sotto il sole nero di un sacro irresistibile e atroce. Dunque è così: «la migliore tra le società possibili» sarebbe in realtà quella dove il diritto garantisce al cittadino la possibilità di spogliarsene illimitatamente e freneticamente, consegnandosi in nudità mortale ad una seconda vita che può implicare la distruzione di molte altre. La società libera, con tutti i suoi strumenti per spiare, per controllare ogni istante di vita privata (resta, virtualmente, totalitaria) arriva al massimo alla vigilanza nei confronti di chi si procura illegalmente o criminalmente il denaro, che in essa ha usurpato il sacro. Comincia a raccapezzarsi poco, a cedere terreno, quando si tratta di terrorismo politico, ed è semicieca, o cieca del tutto, di fronte a fenomeni, anche molto evidenti, di violenza sacra, in cui il denaro è raccolto mediante spo¬ gliazioni tra ipnotiche e spontanee, e il fine è un dominio così assoluto, così perfettamente satanico, che il politico normale e laico lo vede senza crederci, anche quando ce l'ha sotto gli occhi. A leggere Bugliosi si constata il disorientamento del pur bravissimo attorney di fronte all'assolutismo psicologico di Manson e alla sua personalità paramessianica di Gesù-Satana. Quando si manifesta un tipo di violenza sacra mirante alla distruzione pura e semplice dell'esistenza umana (Manson voleva dare inizio ad uno sterminio mondiale, la setta di Asahara si è preparata per questo, probabilmente senza l'intenzione di restare poi a regnare sui morti) la società della tolleranza è mentalmente disarmata. Nel suo ottimismo astratto ignora la verminaia che si produce al suo interno grazie ai suoi accessi garantiti. Nel suo razionalismo dogmatico, non penetra l'idea che piani di distruzione totale possano essere concepiti da uomini ammessi per nascita o integrazione a godere delle sue carte dei diritti. Ha l'indulgenza cieca di certe madri di matricidi, senza la scusa di avere dei visceri. Arriva perfino a pensare di avere qualche colpa nei confronti di quelli che la minacciano di distruzione. C'è un masochismo di Stato, ce n'è uno molto esteso di partiti, di istituzioni caritatevoli, di dialoganti ad ogni costo, di trafficanti. Succede che se qualche barriera viene frapposta verso la delinquenza comune, le antenne difensive, i radar puramente animali delle orecchie drizzate, verso la delinquenza sacra restano mute. La violenza sacra può essere la peggiore, l'estrema delle violenze, sia che si riferisca alla Divinità unica che ad un principio opposto specificamente malvagio. 1 nomi invocati o riveriti contano poco: in fondo all'abisso i nomi cessano. Solo i comportamenti sono rivelatori. Ancora una volta Piovene tocca la verità osservando, in Angela, «la promiscuità orrenda dei demoni e degli dei e il mescolarsi di tutto sotto il segno di Giove ebete». Anche Weininger, in uno dei suoi aforismi più crudi: «Tutti ì bigotti sono delinquenti». Però bigotto è ormai fuori dell'uso corrente; la figura che sale dal deserto algerino, dalle pendici del Fuji, che entra nella villa di Cielo Drive, si abbevera di cianuro in Guyana, fa stragi in Texas, in Svizzera, è quella del nichilista sacro, dell'inceneritore di mondi. A me sembra chiaro (ma non vorrei essere solo in una riflessione tanto semplice): la società libera è un contenitore di tutto. In questa gran massa di cittadini e di clandestini c'è sempre più gente che volentieri ha rinunciato (o è pronta a rinunciare) ad essere libera intimamente, gente smaniosa di avere guide, scritture, indicatori, padroni sadici, avatar sacri da obbedire, gente per la quale la povera libertà di votare e di eleggere, o di leggere giornali diversi, di scegliere tra un pannolino e un dado per brodo, appare futile e insignificante, mentre il cuore sperimenta un bisogno straziante di amore distmttivo, trova nel male o nell'accecamento un'evasione dal finito, va dove gli è promessa non una vita protratta ma una morte anticipata. Inoltre, con i viavai di persone d'ogni specie tra continenti, i travasi etnici e religiosi, l'enorme quantità di armi disponibili, l'impiantarsi negli Stati più tolleranti e garantisti di gruppi forti provenienti da nazioni dove la tolleranza delle idee è precaria o inesistente, la violenza sacra, che nutre, consacra e finalmente dissolve, ha infinite occasioni di propagarsi. Guido Ceronetti Algeria, Giappone, Svizzera, Guyana: s'avanza la figura dell'inceneritore di mondi scono E do la vo cononte un ale: il mini e bamNon per quepiuttosto uninfinitamengio, uno chedel denaro (ctrattiene al dbili» sarebbeil diritto garpossibilità dtatamente esegnandosi una secondare la distruzLa societàstrumenti pl i

Luoghi citati: Algeria, Assisi, Giappone, Guyana, Svizzera, Texas