Caso Simpson l'ammutinamento dei giurati di Lorenzo Soria

Los Angeles, sempre più aspro lo scontro tra membri bianchi e di colore: in 13 hanno deciso di scioperare Los Angeles, sempre più aspro lo scontro tra membri bianchi e di colore: in 13 hanno deciso di scioperare Caso Simpson, l'ammutinamento dei giurati Processo verso l'annullamento LOS ANGELES NÒSTRO SERVIZIO Sarà una parodia della giustizia, sarà un enorme spreco di tempo per milioni di americani diventati ormai degli «O.J. addiets», assuefatti allo show offerto dai processo all'ex campione del football americano accusato di aver ucciso la ex moglie Nicole e l'amico Ronald Goldman. Ma, certo, non si può dire che il processo Simpson non sappia riservare quotidianamente la sua dose di colpi di scena. L'ultimo: l'ammutinamento dei giurati. Dopo avere intervistato Jeanette Harris, la donna di colore esclusa dalla giuria due settimane fa perché non aveva rivelato di essere stata vittima di un episodio di violenza domestica, il giudice Lance Ito giovedì ha deciso di sostituire i tre agenti dello Sheriff Department addetti alla custodia e alla supervisione dei 12 giurati e dei 6 sostituti rimasti. Parlando con una rete televisiva, la Harris aveva sostenuto che all'interno della giuria ci sono enormi tensioni razziali e che gli sceriffi, una donna e due uomini, riservavano un trattamento preferenziale ai tre giurati bianchi. Pensando che la sua decisione avrebbe contribuito ad appianare le tensioni. Ito ha dunque deciso di riciclare i poliziotti. Ma la sua decisione ha ottenuto l'effetto contrario. Appresa la notizia, alcuni membri della giuria sono scoppiati a piangere. Poi, in segno di solidarietà con i tre sceriffi allontanati, la mattina di venerdì si sono rifiutati di andare in tribunale e hanno richiesto che Ito venisse al loro al¬ bergo per discutere la situazione. Il giudice si è rifiutato e ha ordinato loro di presentarsi in aula. Lo hanno fatto, ma 13 giurati, in segno di protesta, sono arrivati vestiti di nero. Avevano un'aria solenne, come se stessero recandosi a un funerale, come se questo fosse il giorno che segnava la fine della loro singolare avventura. Avrebbero dovuto ascoltare la testimonianza di Andrea Mazzola, uno dei due criminologi della polizia di Los Angeles che hanno raccolto l'evidenza nel luogo del delitto e nella mansion di Brentwood di O.J. Simpson. Invece hanno avuto un lungo incontro con il giudice, discutendo in gruppo e uno alla volta la difficile situazione. Giovedì pomeriggio un membro della giuria, una hostess di colore di 25 anni, si era recata dal giudice pregandolo di lasciarla andare. Perché? «Non ce la faccio più», ha risposto. Ieri, la rivolta. E adesso le possibilità che il processo salti per mancanza di giurati diventa sempre più non un'ipotesi accademica, ma una reale possibilità. La decisione del giudice Ito di allontanare i tre sceriffi ha anche suscitato l'ira di Sherman Block, il «Chief» dello Sheriff Department della contea di Los Angeles. «Penso che l'azione intrapresa dal giudice è del tutto inappropriata e prematura - è sbottato -. Capisco che sta cercando di mantenere i giurati, ma sono offeso perché ha finito per scaricare tutto letteralmente sulle spalle dei miei agenti, che hanno compiuto il loro dovere in maniera professionale e responsabile». Accusando il Los Angeles Police Department di incompetenza e addirittura di un complotto per incastrare il loro cliente, la difesa ha trasformato il processo a O.J. Simpson in un processo alla polizia della città di Los Angeles. Adesso, come se questo non bastasse, si apre una contesa tra il giudice e lo Sheriff Department, la polizia della contea. I colpi di scena continuano. E così, a due giorni dalla tragedia di Oklahoma City, tutte le stazioni televisive di Los Angeles e centinaia di stazioni del resto del Paese sono tornate a coprire il processo Simpson minuto per minuto. Lorenzo Soria Da sinistra, O. J. Simpson e i due avvocati che lo difendono dall'accusa di omicidio: John Cochran e Robert Shapiro

Luoghi citati: Los Angeles, O.j., Oklahoma City