Madre e figlia dall'amore aspro

Madre e figlia dall'amore aspro PRIMI CINEMA Il film di Mattone con Anna Bonaiuto e Angela Luce dal libro della Ferrante Madre e figlia dall'amore aspro Napoli e il mistero di una donna morta annegata IL cadavere nudo d'una donna di sessantanni, appena coperto da un reggiseno di pizzo rosso vistoso e lussuoso, viene trovato sulla riva del mare. La figlia adulta, arrivata a Napoli per seppellirla da Bologna dove vive, cerca di capire le ragioni e i modi di quella morte: sua madre s'è uccisa, l'hanno uccisa, chi c'era con lei nell'ultima notte, per chi s'è spogliata, perché? Nell'indagine, all'inizio più insofferente che addolorata, la figlia riscopre Napoli, città decadente e rifiutata, segnata da una sensualità torbida e soffocante, popolata da immutabili virilità ferine, sopraffattorie, seducenti; riscopre se stessa nella memoria del passato, nell'ansia d'un legame con la madre ineluttabile e ripudiato, nel riconoscimento d'una inevitabile somiglianza o identificazione con lei e appartenenza alla città. Il film bello e imperfetto, denso, fotografato benissimo da Luca Bigazzi e interpretato magnifica¬ mente, oltre che da Anna Bonaiuto, da un gruppo di eccellenti attori teatrali, è uno dei più interessanti del momento ed è fìtto di misteri. Il primo mistero è la scrittrice Elena Ferrante, autrice del romanzo «L'amore molesto» (editore e/o) da cui il film è tratto: di lei non si conosce la faccia e non si hanno notizie, si dice soltanto che è debuttante, è vissuta a Napoli, abita in Grecia e forse il suo nome è un altro, si sa che è molto brava. Il secondo mistero è il cuore nero della vicenda e del film, oscura rivelazione scandalosa. Il mistero centrale sta nel rapporto fra madre e figlia: la madre (recitata da Licia Maglietta quand'è giovane, da Angela Luce quand'è anziana) è bella, attraente, vorace, sensuale, viva, impulsiva, suscita passioni; la figlia ha passato la vita a voler essere differente da lei, a imporsi autocontrollo, razionalità e distacco persino nell'aspetto (occhiali, abiti grigi quasi mascolini, femminilità repressa). Ma l'andi- rivieni tra presente e passato disfa queste immagini schematiche, ne rivela l'inganno stereotipato, chiarisce la colpa e l'innocenza. Quando, alla fine, la figlia indossa un vecchio tailleur della madre quasi addossandosi il fantasma di lei e altera sulla carta d'identità la propria fotografia per rendersi identica a lei, forse non s'arrende alla personalità materna, ma riconosce l'ambiguità, la doppiezza, complessità e ricchezza d'ogni donna. L'ultimo mistero è Napoli: la città brulicante, devastata dal traffico e dal rumore, rischiosa, sotterranea, condannata, è an- che'essa una protagonista, analizzata dal regista con passione e con qualche superficialità vignettistico-pittoresca. Mario Martone, 36 anni, napoletano, teatrante, cofondatore delle compagnie Falso Movimento e Teatri Uniti, autore di ammirati cortometraggi e video, debuttante al cinema nel 1992 con «Morte di un matematico napoletano» e subito vincitore del premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia, ottimo direttore d'attori, è un regista italiano speciale: uno dei pochi dotato di stile personale, interessato alla ricerca di linguaggio, originale e creativo nella narrazione per im¬ magini. Storia di passioni e di misteri, per quanto imperfetto «L'amore molesto» è riuscito, aspro, affascinante. Lietta Tomabuoni L'AMORE MOLESTO di Mario Martone con Anna Bonaiuto, Angela Luce Licia Maglietta, Gianni Cajafa Peppe Lanzetta, Giovanni Viglietti Italo Celoro Drammatico. Italia, 1995 Adua 200, Nazionale 2 di Torino Arlston di Milano Nuovo Sacher di Roma Una scena tratta dal film di Mattone «L'amore molesto» con Anna Bonaiuto