Marie Curie al Panthéon di E. Bn.

Marie Curie al Panthéon l'ultimo atto del presidente Marie Curie al Panthéon — " ; — E Mitterrand entra nel tempio della morte TPARIGI RE rose rosse in pugno, Frangois Mitterrand avanza verso il Panthéon tra le acclamazioni della folla con passo sicuro e il piglio insieme atletico, prestante e solenne che solo i vincitori hanno. Era un certo 21 maggio 1981. Il Mitterrand fresco successore di Giscard all'Eliseo celebrava con quel pelegrinaggio alla Notre Dame laica Jaurès, Jean Moulin e Victor Scoelcher immolatosi per liberare gli sellavi, ma anche se stesso. Quei fiori erano il vittorioso emblema ps, l'omaggio un trionfo per l'uomo grazie a cui la Gauche, infine, regnava. Ieri, 20 aprile 1995: l'anziano leader torna al Panthéon per concludervi simbolicamente un regno che fin d'ora i francesi battezzano l'«era Mitterrand». E' stanco, lo si vede. La gente guarda fisso l'uomo il cui successore eleggerà fra soli tre giorni. Un viso di magrezza or¬ mai scultorea, il passo che talora vacilla. C'è commozione, ma spellarsi le mani per il Mitterrand '95 sarebbe fuori luogo. Peraltro, in cabina di regia non troviamo più Jack Lang, il pirotecnico ministro alla Cultura che trasformò in happening quella lontana cerimonia. Mitterrand ha Danielle e Lech Walesa al fianco. Perché oggi si traslano nel santuario repubblicano le ceneri di Pierre e Marie Sklodowska Curie, prima donna tra 69 grandi uomini: Rousseau, Voltaire, Hugo, Sadi Carnot... Nel 1981 Frangois Mitterrand rendeva un omaggio quasi foscoliano a tre Grandi che seppero contagiare la Nazione per battaglie politiche vitali. Era in sintonia con loro. E lo stesso può dirsi oggi. I Curie gli ricordano un'altra lotta ben più vicina alla sua anima. Il battersi contro la malattia e, in definitiva, Thanatos. Forse che Marie Sklodowska, la po¬ lacca indomabile, non contrasse un tumore per aiutare gli uomini a meglio sconfiggere la morte? Bizzarra scena dal sapore barocco. Il Mitterrand che muore un pochino ogni giorno scende a visitare i numi tutelari della grandeur francese nella cripta ove forse, un giorno, le sue spoglie troveranno riposo. Il cielo non poteva che essere livido sulla Rive Gauche, ieri pomeriggio, la primavera un'illusione. Attorno, ministri, dignitari e i due uomini che vorrebbero spartirsi in un duello feroce i residui del mitterandismo. Edouard Balladur e Jacques Chirac. Ormai s'incontrano solo sotto le ali della Grande Mietitrice. Alla messa per commemorare Georges Pompidou, che entrambi servirono. O come ieri in una grandiosa cerimonia funebre. Si sono parlati. Non accadeva da settimane. E l'assenza di microfoni e amplificatori frustra i reporter che li assediano. A giudica¬ re dalla mimica facciale, frasi di pura circostanza. Come d'obbligo ai funerali. Eppure domenica forse uno ucciderà l'altro. Politicamente. La veglia d'armi non poteva essere più tenebrosa. Sul palco, Mitterrand pronuncia l'elogio che la platea attendeva. Marie Curie il simbolo, la dedizione, il coraggio. Poi si lancia in un elogio della ricerca, che tocca allo Stato finanziare con lungimirante larghezza. La cronaca finisce qui. Il Panthéon accoglierà con discrezione i due nuovi venuti. Non c'è ressa tra i luminari. Ancora 300 posti liberi da assegnare. Ma la procedura è lunga. Bisogna essere uomini e (da ieri) donne davvero speciali. Eroi come Saint-Exupéry il cui corpo giace in mare ma una targa qui ricorda, o tribuni alla Leon Gambetta di cui il sacrario parigino alberga solo l'essenziale: il cuore, [e. bn.]