Saddam: anche noi alla Mecca di Franco Pantarelli

Baghdad chiede alle Nazioni Unite di autorizzare voli iracheni per i pellegrini Baghdad chiede alle Nazioni Unite di autorizzare voli iracheni per i pellegrini Saddam; anche noi alla Mecca Dopo la sfida di Gheddafi all'embargo aereo NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'«epopea» dei voli libici in spregio all'embargo delle Nazioni Unite continua, ma fra quelli che - si suppone - dovrebbero preoccuparsene di più, la consegna «ombra essere di far finta di nulla. Ieri un aereo di Tripoli è arrivato a Gedda, in Arabia Saudita, con a bordo 150 libici diretti alla Mecca per il rito del pellegrinaggio. Quando si è saputo della «breccia» che era stata aperta nell'embargo, a Tripoli è stata festa grande. «Congratulazioni alla nostra nazione araba per il suo successo», diceva la radio, mentre nelle strade si formavano cortei dietro a grandi cartelli con l'immagine di Gheddafi. «Era tempo che non c'era una notizia così bella», diceva un manifestante. Quanto a lui, il Colonnello, ha rivolto un pubblico ringraziamento a re Fahd dell'Arabia Saudita per avere consentito all'aereo di atterrare. E le Nazioni Unite? «Non ci sono commenti sui presunti voli libici», ha detto ieri Joc Sills, il portavoce del Segretario generale Boutros Ghali. Come presunti? L'aereo è già arrivato a Gedda e Gheddafi ha pubblicamente ringraziato re Fahd. «Se ci sono state violazioni dell'embargo - è andato avanti Sills, ignorando l'osservazione - la commissione apposita ne prenderà atto e deciderà in conseguenza». Ieri il governo del Cairo, che ò stato autorizzato a usare i velivoli della «EgyptAir» per prelevare i pellegrini libici e portarli alla Mecca, ha aspettato a cominciare quel «servizio» prevedendo una reazione da parte del Consiglio di Sicurezza alla violazione dell'embargo compiuta dalla Libia. Ma dopo alcune ore, visto che la reazione non arrivava, il primo dei 45 voli che gli aerei egiziani sono autorizzati a compiere in Libia ò partito per Tripoli. Prima di lasciare l'aeroporto del Cairo l'aereo è stato ispezionato dal personale dell'Onu, come le norme dell'autorizzazione prevedo¬ no. Quanto agli Stati Uniti, anche loro hanno deciso di ignorare la violazione. L'autorizzazione agli aerei egiziani è stata data anche con il consenso di Washington perché, ha spiegato il portavoce del dipartimento di Stato, Nicholas Burns, «ai pellegrini libici non devono essere negati i loro diritti religiosi e non devono pagare per le azioni del loro governo». Ma naturalmente l'autorizzazione riguarda gli aerei egiziani, non i libici. Per quelli, «gli Stati Uniti chiedono a tutti i governi della re- gione di applicare l'embargo decretato dall'Onu, compresa la proibizione di atterrare». Anche a Burns è stato fatto notare che la Libia, spedendo i 150 pellegrini a Gedda con un proprio aereo, quell'embargo lo aveva già violato, ma lui ha risposto come se parlasse di un fatto ipotetico. «Il blocco dei vóli libici esiste ancora - ha detto e se gli aerei libici intraprendessero voli internazionali lo violerebbero». E che succederebbe?, ha chiesto a Burns un giornalista stando al gioco delle ipotesi. «Se per qualsiasi ragione, per esempio per ragioni di sicurezza, un aereo libico dovesse atterrare in un Paese straniero, noi chiederemmo al governo di quel Paese di negargli i servizi a terra. In pratica, di sequestrarlo». E' questo che Washington si appresta a fare nei confronti dell'Arabia Saudita, che ha permesso all'aereo libico di atterrare a Gedda? Fino a ieri pomeriggio, non c'era notizia di una comunicazione diplomatica fra i due governi. Intanto, sulla «breccia» che Gheddafi ha aperto nell'embargo dell'Onu ha subito cercato di infilarsi l'Iraq. Perché i loro pellegrini sì e i nostri no?, si sono detti a Baghdad. E così ieri al Consiglio di Sicurezza è arrivata una nota ufficiale irachena che chiede di «permettere immediatamente ai pellegrini iracheni di volare da Baghdad alla Mecca». La nota non fa un preciso riferimento alla vicenda libica, ma parla esplicitamente del «doppio standard» che il Consiglio di Sicurezza sta seguendo e accusa i Paesi arabi di sottostarvi. «Avete una grave responsabilità di fronte a Dio», ha detto loro pubblicamente il ministro iracheno per gli affari religiosi Abdul-Muneim Ahmed Saleh. Due mesi fa, comunque, era stato lo stesso governo iracheno a dire che non ci sarebbero stati pellegrinaggi alla Mecca, per via della povertà inflitta al Paese dalle sanzioni economiche. Franco Pantarelli «Non potete usare due pesi e due misure Avete una grave responsabilità di fronte a Dio» Il leader libico ringrazia re Fahd che non ha respinto il suo aereo