Un club di cervelli contro il monopolio
Un club di cervelli contro il monopolio DUE DOMANDE Al POLITICI Un club di cervelli contro il monopolio TORINO UE domande ai politici sulla reale volontà di arrivare a un libero mercato della telefonia in Italia e una ricetta per non farci trovare impreparati all'appuntamento con la liberalizzazione del 1988. Le firmano quattro economisti di diversa estrazione politica, Franco Debenedetti Claudio Demattè, Carlo Maria Guerci e Sergio Ricossa, che partono nella loro analisi dall'unico punto fermo, «il dettato Ue», sul futuro del sistema telefonico italiano. «Tutto il resto è incertezza sottolineano - e questa incertezza nuoce al Paese: dissiparla è perfino più importante che decidere sulle modalità di privatizzazione della Stet. Due anni e mezzo ci separano dalla scadenza: pochi se rapportati ai tempi di implementazione dei dispositivi di legge e di realizzazione delle infrastrutture, tanti invece per chi aspetta migliori servizi a minor prezzo». Come si vuole impiegare questo tempo? Attendendo passivamente oppure facendo sì che la scadenza decisa dall'Ue trovi un mercato pronto a recepirne i dettami? «Nella telefonia di base vocale - è la risposta - sulle lunghe distanze r>ià esistono numerose reti alternative (Enel, Fs, Snam, Autostrade, banche) e comunque il costo per aggiungerne altre non è proibitivo. Invece non esistono reti alternative a livello locale, e il duplicare le reti tradizionali in doppino di rame non avrebbe senso». Esiste un nodo economico, secondo Debenedetti, Demattè, Guerci e Ricossa: la messa in opera di nuovi impianti locali, indispensabili se si vuole avere concorrenza, si giustifica solo se si possono offrire servizi che i vecchi impianti non consentono, in particolare una maggior ampiezza di banda mantenendo l'interattività; solo le reti via cavo con largo uso di fibra ottica rispondono ai requisiti. La ricetta dei quattro econo- misti, se si vuole arrivare al '98 con una concorrenza già in atto, si basa su tre punti: «Mantenere indipendenti dall'attuale concessionario unico le reti a lunga distanza esistenti; consentire che nascano in ambito urbano degli operatori cavo che rapidamente procedano alla realizzazione degli impianti; impedire che questo ambito sia occupato dall'attuale monopolista telefonico, e questo finché i nuovi operatori non si saranno stabilmente affermati». Alle forze politiche, rivolgono quindi due domande: «Ritengono che il 1998 debba essere la data in cui esisterà un mercato competitivo nei servizi di telecomunicazioni? Se sì, intendono prendere impegni affinché fino a quel momento non si rafforzi la posizione monopolistica nelle reti a lunga distanza, e non si lasci che il monopolio su quelle urbane si estenda alle nuove tecnologie impedendo di fatto la nascita di ogni futuro concorrente?». [r. e. s.]
Persone citate: Carlo Maria Guerci, Claudio Demattè, Debenedetti, Demattè, Franco Debenedetti, Guerci, Ricossa, Sergio Ricossa
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