Boves, cinquanta tedeschi «Vi chiediamo perdono» di Gianni Martini
Boves, cinquanta tedeschi «Vi chiediamo perdono» Un «incontro di fraternità» dopo la strage del '43 Boves, cinquanta tedeschi «Vi chiediamo perdono» BOVES. «Potete perdonarci ciò che 50 anni fa vi fu inflitto dai tedeschi?». Sono queste le prime parole che, a 52 anni dalla strage di civili e partigiani decisa dai nazisti, verranno pronunciate in tedesco durante una cerimonia ufficiale sulla piazza di Boves, Città medaglia d'oro al valor civile. Le leggerà il 25 aprile, di fronte alla lapide ai caduti, il responsabile di una delegazione ecumenica delle Chiese tedesche: 50 persone arrivate dalla Germania per iniziare da Boves un «pellegrinaggio del perdono» che le porterà in tutt'Italia. 19 settembre del '43. Da undici giorni è stato firmato l'armistizio. La popolazione sogna la fine della guerra quando a Boves, cittadina alle porte di Cuneo, arrivano le truppe comandate dal colonnello Peiper. Suo fu l'ordine di incendiare Boves, di trucidare il parroco, un industriale e altri 21 civili tra cui ragazzi, anziani e donne visto che gli uomini erano o al fronte o in montagna con i partigiani. Fu il primo atto di guerra dei tedeschi contro la popolazione civile italiana che si concluse con la Liberazione. Per Boves, l'eccidio deciso da Peiper fu il primo di una lunga serie. I tedeschi tornarono, rastrellarono la montagna Bisalta, incendiarono nuovamente il paese, uccisero ancora civili e partigiani. Nascono così una «Scuola di Pace» e ora la decisione di accogliere la proposta delle Chiese tedesche. Il sindaco, Luigi Pellegrino, insegnante, spiega: «Per questa occasione storica attendevamo anche la presidente della Camera, Irene Pivetti che, vista la concomitanza con le elezioni amministrative, non potrà partecipare. Come città di Boves il 25 aprile ricorderemo quella triste pagina della nostra storia di fronte alla delegazione di tedeschi. Loro ci chiederanno di perdonare. Sarà un prezioso momento di riflessione per tutta la nostra comunità». Gianni Martini
Persone citate: Irene Pivetti, Luigi Pellegrino, Peiper
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