Il nulla dei Take allarma il cardinale

Continua la trionfale tournée, il 1° maggio esce il disco Continua la trionfale tournée, il 1° maggio esce il disco Il nulla dei Take allarma il cardinale MILANO. Il grande luna park ha smontato le tende, ha lasciato il Forum di Assago dopo un'altra serata di passione minorile e s'è trasferito a Casalecchio di Reno in quel di Bologna, dove domani terrà pubblico spettacolo nel locale palasport. Ci vogliono due giorni di duro lavoro per preparare il debordante set - palco e un'iradiddio di luci che pare «Incontri ravvicinati» - del primo videoclip dal vivo mai visto dalle nostre parti: ovvero, il concerto dei Take That. Se trascurate la musica - che d'originale non ha neppure gli arrangiamenti - dovete ammettere che lo show dei 5 giovanotti manchesteriani è davvero innovativo: un videoclip, appunto, ma lungo due ore e con personaggi in carne ed ossa che dialogano con le immagini, e non sai se la musica sia quella del film, quella del gruppo, o chissà cos'altro. In «Babe», metà della canzone è affidata al video: poi entra in scena Jason Orange, con l'aria disastrata; bussa alla porta proiettata sullo schermo; la porta si apre; lui entra nello schermo. Trucchetti così, insomma. Alla fin fine, nel concerto non succede nulla di sconvolgente, a parte i rutti del raffinato Robbie. Costui deve avere alle spalle un'infanzia infelice: come tutti i bambini disturbati, lo sventurato si massaggia con vigore il pacco, e talora, non pago, tenta di mettere le mani anche su quello dei compagni. Queste curiose abitudini, e la mise diavolesca da postribolo mediorientale sfoggiata a fine show, sono finora sfuggite all'attenzione dei tutori della pubblica morale, i quali di rado frequentano i concerti pop. Ma non è passata inosservata l'isteria teenageriale che accompagna le esibizioni dei Fab 5: così, il quotidiano dei vescovi, «Avvenire», sente l'urgenza di sottolineare che la processione del Venerdì Santo è più emozionante dei concerti dei Take; e, a scanso d'equivoci, ricorda pure che il Papa vale più dei cinque di Manchester. In un articolo pubblicato ieri, dal titolo «Take That, emozioni truffate», il giornale invita le fans a «non sopravvalutare i Take That». Ci sono occasioni più forti per ritrovarsi, sostiene «Avvenire»: «Anche venerdì scorso al Colosseo erano in tanti ad emozionarsi, a cantare, a commuoversi. Ma quel vecchio (s'intende il Papa, ndr) cui andavano dietro, siamo sicuri, vale più dei Take That». Si badi bene, è il solito gioco del prò e contro: il giornale pubblica, a fianco dell'articolo, un altro pezzo che invece «assolve» la «Takethat ma¬ nia». Ma l'estemporanea crociata trova un adepto nel cardinal Ersilio Tonini. Costui s'interroga pensoso su «che ne sarà delle ragazze continuamente eccitate per questo gruppo, quali saranno i riverberi sul piano psicologico. Non mi intendo di musica, ma ho capito che questi cantanti vengono presentati come idoli di fronte ai quali il ragazzetto o la ragazzetta credono di poter vivere sensazioni straordinarie. Ci sono giovani che fanno chilometri per vedere i concerti, mi pare esagerato». Acute osservazioni che inducono l'alto prelato a concludere: «Bisogna offrire ai ragazzi degli spazi in cui esprimere la loro vivacità al di fuori dell'industria dell'eccitazione». E il povero Tonini ignora un altro sinistro sintomo della decadenza dei costumi: questa settimana il vecchio album dei Ta¬ ke, «Everything Changes» è venticinquesimo in hit parade e viene scavalcato da «Niente d'importante», il compact di Pamela Petrarolo, una delle ambresche ancelle di «Non è la Rai», che insegue «Steam» degli East 17 (gli anti-TT), ventitreesimo. Va da sé che il 1° maggio, con l'uscita di «Nobody Else», i Take torneranno in vetta. Del nuovo disco i manchesteriani eseguono in concerto soltanto il singolo «Back for good», e la già nota «Sure»: le altre otto canzoni, scritte da Gary Barlow, sono «Every guy», «Sunday to saturday», una caramellosa «Nobody else», «Never forget» cantata dal solo Howard Donald, «Holding back tears» «Hate it», «Lady tonight» che si apre con un rap di Robbie Williams, «The day after tomorrow» eseguita da Mark Owen. [g. fer.] Concerti come videoclip, per una generazione televisiva «Everything changes», album dei Take That uscito nel '93, è stato scavalcato in hit parade da «Niente d'importante» di Pamela, ancella di Ambra. E anche gli East 17 sono passati avanti. Ma i Fab 5 preparano la riscossa e il singolo «Back for good» è già un successo

Luoghi citati: Assago, Bologna, Casalecchio Di Reno, Manchester, Milano