Pasolini: il diavolo sta in tv e fa spot pubblicitari

Pasolini: il diavolo sta in tv e fa spot pubblicitari Ritrovata una sua sorprendente versione della «Histoire du soldat». Andrà in scena a luglio al Festival di Avignone Pasolini: il diavolo sta in tv e fa spot pubblicitari Ninetto Davoli con il violino nell'Italia degli Anni 70già malata di videocrazia PARMA IAFFIORA dal silenzio l'Histoire du soldat, uno degli ultimi testi di Paso- lini, forse l'ultimo: una sceneggiatura inedita contro il potere corruttore della televisione scritta con Sergio Citti, studioso e cantore dell'anima borgataro romana, e con Giulio Paradisi, produttore e regista. Il progetto ricevette gli ultimi ritocchi nel 1974, poco prima che Pasolini morisse assassinato sulla spiaggia di Ostia. Era dedicato a Ninetta Davoli, che avrebbe dovuto interpretarlo insieme con Vittorio Gassman nella parte del Diavolo. Il film non fu mai realizzato e della sceneggiatura si perse progressivamente la memoria. Ma un paio d'anni fa Davoli-la propose allo Stabile di Parma come possibile materia teatrale. Ora, sull'Histoire du soldat, sta per sollevarsi la pietra del silenzio. Lo spettacolo approderà in luglio al festival di Avignone, messo in scena da Gigi Dall'Aglio, Giorgio Barberio Corsetti e Mario Martone, interpretato contemporaneamente dalle compagnie dei tre registi, che faranno da coro e da scenario umano al protagonista Ninetto Davoli. Ispirato al racconto di CharlesFerdinand Ramuz, l'Histoire du soldat, messo in musica negli anni della Prima Guerra Mondiale da Igor Stravinsky, racconta il viaggio del soldato Ninetto nella civiltà di tre Italie: del Nord, del Centro e del Sud. Ma qui il soldato non diventa ricco, diviene famoso grazie alla televisione. «La sceneggiatura è nata su mia richiesta», ricorda oggi Davoli. Negli anni tra il '72 e il '73, l'attore interpretava per la tv alcuni spot pubblicitari firmati da Paradisi, che avrebbe voluto realizzare con lui un lungometraggio, ma mancava un soggetto. E Ninetto andò a chiedere aiuto a Pasolini. C'era anche Laura Betti, che propose: perché non rifate l'Histoire du soldati Bell'idea, rispose lo scrittore, che si mise al lavoro coinvolgendo Citti e Paradisi e portandoli sulle proprie posizioni. «Lavorarono per un anno, ma il film non si fece mai», conclude Davoli con allegro rammarico. L'Histoire segue il viaggio picaresco di Ninetto in licenza. Con il suo violino, il soldato attraversa la campagna bergamasca, si ferma presso una comunità di sordomuti, che affascina con la preparazione istrionica di una panzanella. Quando sta per ripartire, si accorge di essere seguito da un signore dall'aspetto severo, che gli promette di arricchirlo se lui gli insegnerà a suonare il violino. Il soldato accetta e lo sconosciuto lo introduce in una stanza piena di televisori che trasmettono un servizio sul Papa e un'intervista sul diavolo. Alla domanda «chi è il diavolo?» un intervistato senza volto risponde: «E' il suo padrone, il capo della Televisione». Quindi spiega che il diavolo è sempre lo stesso, è il Male, ma cambia aspetto secondo le contingenze storiche: una volta era la Chiesa, una volta il Papato, adesso è la Televisione intesa come comunicazione di massa. Precisa: «Oggi il diavolo è l'ideologia del potere e il potere oggi è simboleggiato dalla comunicazione di massa, che prospetta con un tipo di comunicazione altrettanto criminale [della Chiesa, ndr) la felicità di questo mondo». Il viaggio di Ninetto riprende in Mercedes. Il soldato arriva a casa, sprofonda in una pranzo rabelaisiano, al termine del quale incontra la propria «burinella» (la propria ragazza), fa l'amore con lei e scopre di essere ricercato dai Carabinieri, che lo considerano un disertore, poiché la sua avventura si è svolta non in un giorno, ma in un anno. Nel frattempo Ninetto è divenuto un divo della pubblicità e gli accade un fatto strano: in un salone la tv trasmette il jingle d'un suo spot e tutti si affollano dinanzi al televisore: preferiscono vederlo sullo schermo che in carne ed ossa. Che delusione. Ninetto si accorge di non saper più suonare il violino. Parte per Napoli, nei cui vicoli viene inseguito da una turba inferocita di burocrati e tecnici. Si rifugia in un vecchio palazzo, abitato da un Re e da sua figlia malata di colera. Il soldato la salva massaggiandola con gli ingredienti della panzanella e ottiene in premio la mano della principessa. Qui si sveglia. E' sul treno, si sente confuso, grida: «Addò cazzo va 'sto treno? Addò cazzo annamo tutti?». Uccellacci e uccellini conteneva una immaginaria intervista a Mao Tse-tung: «Dove va l'umanità?». «Boh!». Nell'Histoire du soldat torna la stessa corsa verso l'ignoto, ma è corredata da una profetica visione videocratica, che fa da appendice alle meditazioni delle Lettere luterane sulla distruzione della cultura e sull'omologazione. «Quando abbiamo letto per la prima volta la sceneggiatura non avevamo visto le analisi sul potere televisivo - dice Dall'Aglio -. Poi, cambiando lo scenario politico, le intuizioni di Pasolini sono esplose sotto una nuova luce». Ed ecco allora quell'insistere sul diavolo, ecco il potere corruttore della pubblicità televisiva. Pasolini tornava a raccontare i suoi fantasmi ideologici e, insieme, sembrava compiere un affettuoso atto pedagogico su Ninetto Davoli, che proprio in quei giorni interpretava gli spot Saiwa. Osvaldo Guerrieri Pier Paolo Pasolini

Luoghi citati: Avignone, Davoli, Italia, Napoli, Parma