Il grande bluff di Gheddafi di Franco Pantarelli
«Un jet libico con 150 fedeli è partito per la Mecca violando l'embargo»: ma atterra a Tobruk «Un jet libico con 150 fedeli è partito per la Mecca violando l'embargo»: ma atterra a Tobruk Il grande bluff di Gheddqfi L'Onu si arrende: sì ai voli per la Mecca NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Forsn è il risultato di un'azione molto ben studiata e attuata da Muhammar Gheddafi, forse è addirittura il risultato di una beffa clamorosa da lui giocata al Consiglio di sicurezza dell'Onu, sta di fatto che da ieri è cominciato un «ponte aereo» fra Libia e Arabia Saudita, destinato a portare alla Mecca almeno 6000 pellegrini libici che vogliono celebrare le festività musulmane. E tutto nonostante l'embargo imposto nel 1992, che proibisce il traffico aereo con la Libia, tanto che i suoi commerci da allora avvengono solo per terra o per mare. L'accavallarsi delle notizie, alquanto convulso, comincia ieri mattina presto, quando le agenzie trasmettono la notizia che un Boeing 727 della «Libyan Arab Airlines» ò decollato da Tripoli diretto a Gedda, in Arabia Saudita. A bordo ci sono 150 persone. L'evento viene trasmesso dalla televisione libica, sicché non ci sono dubbi sul suo carattere di «sfida» all'embargo dell'Onu. Gheddafi, del resto, già qualche giorno fa aveva annunciato la sua intenzione di trasgredire. L'organizzatore del pellegrinaggio si chiama Saad Mujber. Gli chiedono se si rende conto che in questo modo sta violando gli ordini dell'Onu e lui risponde: «Abbiamo ricevuto un ordine da Dio». Lo stesso Gheddafi, interpellato dall'agenzia Reuter, paragona l'azione appena intrapresa alle guerre del passato per la liberazione del Santo Sepolcro. «I cristiani - dice - lanciarono una crociata quando accusarono i musulmani di impedirgli di raggiungere Gerusalemme. Noi siamo pronti alla guerra per raggiungere la Mecca». La carta religiosa è dunque stata gettata sul tavolo, e gli altri giocatori sono decisamente in imbarazzo. Il principe Nayef bin Abdul-Aziz, ministro dell'Interno dell'Arabia Saudita, ricorda di non avere «mai detto» che ai pellegrini libici sarebbe stato negato l'atterraggio. Dall'Egitto viene la precisazione di non avere ricevuto nessuna «richiesta di sorvolo» da parte della linea aerea libica e che II Cairo è sempre in attesa di una risposta del Consiglio di sicurezza alla sua richiesta di «fare un'eccezione» e di consentire agli aerei egiziani di andare in Libia per portare 6000 persone alla Mecca. Infine il Sudan, altro possibile Paese sulla rotta per l'Arabia Saudita, dice di non sapere nulla di nulla. Ma la cosa essenziale, tutti si chiedono a quel punto, è cosa farà il Consiglio di sicurezza dell'Onu, la cui risoluzione del 1992 è chiarissima: nessun aereo deve atterrare negli aeroporti libici e a nessun aereo proveniente dalla Libia deve essere permesso di atterrare in qualsiasi aeroporto del mondo, finché non verranno consegnati i due uomini che i servizi segreti americani e inglesi hanno indicato come i responsabili dell'attentato del 1988 contro un areo Pan Am, nel cielo di Lockerbie, in Scozia, in cui morirono 270 persone. Il presidente di turno del Consiglio di sicurezza, l'ambasciatore ceco Karel Kovanda, annuncia: è stato deciso di praticare l'eccezione chiesta dall'Egitto e di autorizzare 45 voli dagli aeroporti libici alla Mecca. I voli di ritorno, anche quelli autorizzati, avranno luogo «nel mese di maggio». Gli Stati Uniti hanno chiesto almeno di far controllare quei voli dal personale dell'Onu, ma negli aeroporti in questione il personale dell'Onu non c'è. Poi, con una faccia ammirevolmente impassibile, Kovanda dice che nel Consiglio «non si è parlato» dell'aereo libico già in volo, il che suscita non pochi sorrisi. E' del tutto evidente, infatti, che Gheddafi è abilmente riuscito a mettere sia il Consiglio di sicurezza, sia gli altri Paesi arabi di fronte al fatto compiuto. Sembra finita lì, con tutti ad aspettarsi le possibili ripercussioni nei prossimi giorni, visto che comunque l'aereo libico partito ieri mattina ha violato l'embargo prima che l'eccezione venisse concessa, quando dall'Egitto arri- va una notizia che, se confermata, conferisce a tutta questa storia il carattere della vera beffa e al colonnello Gheddafi la veste di diabolico tessitore di trame. Il Boeing 727 della Libyan Arab Airlines, dicono le fonti egiziane, in realtà non era diretto in Arabia Saudita. Dopo essere partito da Tripoli è atterrato a Tobruk, cioè in territorio libico, e quindi non ha violato nessuna delle proibizioni previste dall'embargo. Quella dei pellegrini che «per ordine di Dio» partivano per la Mecca davanti alle telecamere, insomma, sarebbe stata tutta una messinscena organizzata da Gheddafi, un'esca alla quale tutti avrebbero abboccato. Permettere tutti nelle ambasce, in pratica, il leader libico non avrebbe avuto bisogno di compierla, la sua «provocazione», gli sarebbe stato sufficiente «annunciarla», cosa che oltre tutto lo mette al riparo da possibili ulteriori sanzioni, per avere violato quelle esistenti. All'Onu, un diplomatico al quale veniva comunicata la notizia proveniente dal Cairo, ha commentato: «Non ci posso credere». Franco Pantarelli Mentre l'aereo era in viaggio il Palazzo di Vetro autorizza il trasporto di 6 mila pellegrini con le linee egiziane Gheddafi (a lato) ha organizzato un ponte aereo con l'Arabia Saudita che porterà alla Mecca (a sinistra) 6000 pellegrini libici vtriadBlr
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