«Di Pietro venga a deporre»

Il difensore di Cerciello chiama in causa l'ex pm su sette vicende del passato: deve chiarire in aula Il difensore di Cerciello chiama in causa l'ex pm su sette vicende del passato: deve chiarire in aula «Di Pietro vengo o deporre» Taormina all'attacco: un dossier lo accusa BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Con calma, quasi fosse una richiesta come un'altra. Si pulisce gli occhiali, si aggiusta la manica della toga, l'avvocato Carlo Taormina, difensore del generale Cerciello, prima di affondare il destro contro Antonio Di Pietro. Nessuno nell'aula del palazzo di giustizia di Brescia se lo aspetta. Tutti sicuri che già tutto si è compiuto la mattina con la testimonianza di Domenico Cristiano, poliziotto in via di radiazione: «Me lo ricordo sì il maresciallo Nanocchio, quando tornava in cella e mi raccontava che Di Pietro gli aveva detto che se avesse fatto solo un nome lo avrebbe messo in libertà... Il nome di Silvio Berlusconi». Testimonianza velenosa, lì per lì un punto a favore di Cerciello e un punto a svantaggio dell'uomo che in quest'aula l'avvocato Taormina ha da tempo individuato come il regista dell'infernale macchinazione, l'ex pm di Mani pulite. E' lui, Di Pietro, i suoi presunti metodi d'indagine, le sue urla, le sue minacce («Fai un nome o resti in galera»), i suoi inviti alla delazione che vuol mettere sotto accusa Taormina, l'avvocato dai tratti fini e delicati e gli occhi che si stringono per sorridere. Ma chi se l'immaginava, poi, quella zampata di Taormina... All'improvviso, alle quattro del pomeriggio, stringe gli occhi e guarda fisso il presidente Pallini, Taormina: «Chiedo che sia chiamato a testimoniare il dottor Antonio Di Pietro, persona indagata di reato connesso». Un attimo e anche i sassi capiscono che è questa la carta segreta di Taormina («Sarà una giornata cruciale», aveva detto): non un teste a sorpresa ma la richiesta di portare sul banco dei testimoni, davanti a tutti, davanti alle telecamere, l'ex pm di Mani pulite. Non lascia le cose nel vago, Taormina, abilissimo regista. No, no. Anticipa tutto quello che può nel chiedere i perché di tanta testi¬ monianza. Sette precisazioni, sette pillole avvelenate che puntano a dare di Di Pietro l'immagine di un giudice con molti scheletri nell'armadio: altro che figura dalla morale ineccepibile, altro che incorruttibile, fa capire Taormina, venga a rispondere alle mie domande se ha il coraggio. Spieghi, Di Pietro, se può, comincia Taormina, «i suoi rapporti con il dottor Giorgianni, sostituto procuratore a Messina in merito a un carico d'armi su una nave». Non aggiunge altro, non serve: basta che qualcuno sussurri di una presunta intercessione, in quel caso, di Di Pietro per un amico. Veleno su veleno. E sui rapporti di Di Pietro con il costruttore D'Adamo e con l'ex presidente della Maa assicurazioni Gorrini: «C'entra qualcosa - chiede Taormina - l'ex pm con l'intercessione per un debito di gioco (600 milioni) contratto da Salvatore Rea, capo dei vigili di Milano, amico di vecchia data di Tonino?». E quella Mercedes «acquistata da Di Pietro dalla Maa di Giorgianni» e, ancora, «l'assegnazione allo studio Mazzoleni (quello di Susanna, la moglie di Di Pietro) del portafoglio sinistri della provincia di Milano della stessa Maa»? Altro che pillole avvelenate... Non demorde Taormina. Chiede conto dei «rapporti professionali tra Susanna e il professor Falsitta (arrestato proprio da Di Pietro) per pratiche dinanzi a commissioni tributarie». Poi c'è uno strano episodio a Firenze: l'arresto di un imprenditore farmaceutico e dell'amministratore della Gemini. C'entra qualcosa Di Pie¬ tro? «Nel primo caso - fa capire Taormina - c'era di mezzo il suocero, nel caso della Gemini c'è di mezzo un accertamento di Di Pietro sull'informatizzazione degli uffici del Senato (quando presidente era Cossiga, ndr) al quale non sarebbe estraneo lo stesso ex pm». Ancora: Taormina chiede di conoscere alcune circostanze «sulla conoscenza di Di Pietro della posizione processuale di Salvatore Di Buono (imputato di associazione a fini di traffico di stupefacenti) attraverso un cugino dei gestori di una rivendita di scarpe a Milano, quella dei fratelli Piazza». E infine, tuona Taormina, Di Pietro spieghi «i rapporti con tal Cattaneo nella vicenda dell'Autoparco». Basta. Non dice, Taormina, quali siano le fonti di tante accuse. Domani toccherà al presidente Pallini decidere se accettare o no la proposta dell'avvocato di Cerciello, se chiamare o no Di Pietro a testimoniare: a Brescia l'evento è considerato poco probabile. Armando Zeni «L'ex pm ricattato? Un'assurdità Sul suo passato metto la mano sul fuoco» A lato, Francesco Cossiga L avvocato Carlo Taormina, difensore del generale Cerciello pgpvincia di Milano della stessa Maa»? Altro che pillole avvelenate... Non demorde Taormina. Chiede conto dei «rapporti professionali tra Susanna e il professor Falsitta (arrestato proprio da Di Pietro) per pratiche dinanzi a commissioni tributarie». Poi c'è uno strano episodio a Firenze: l'arresto di un imprenditore farmaceutico e dell'amministratore della Gemini. C'entra qualcosa Di Pie¬ qtuona Taormina, Di Pietro spieghi «i rapporti con tal Cattaneo nella vicenda dell'Autoparco». Basta. Non dice, Taormina, quali siano le fonti di tante accuse. Domani toccherà al presidente Pallini decidere se accettare o no la proposta dell'avvocato di Cerciello, se chiamare o no Di Pietro a testimoniare: a Brescia l'evento è considerato poco probabile. Armando Zeni «L'ex pm ricattato? Un'assurdità Sul suo passato metto la mano sul fuoco» A lato, Francesco Cossiga DAL NOSTRO INVIATO Professor Taormina, non le sembra d'aver esagerato? «Esagerato, e perché mai?». Beh, quelle domande al cianuro su cui vuole una risposta in aula da Di Pietro: veleni, sospetti... «No, guardi, non si tratta né di veleni né di sospetti». E come li definisce? «Un contributo all'accertamento della verità». In che senso, scusi? «Bisogna accertare se c'è stato o no abuso dpotere da partdi Di Pietro quindi se il miParla lavvocafare anch 'io qu