Sos terrore nella Manica di Fabio Galvano

«L'acqua entrava da tutte le parti Abbiamo temuto di morire» Uno squarcio nello scafo di un catamarano appena salpato. Almeno quaranta i feriti Sos, terrore nella Manica Affonda unferry, salvi300passeggeri LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ore di suspense e panico nel canale della Manica. Un ferry francese, un catamarano che faceva servizio fra il porto di Saint-Malo e le Isole della Manica, ha colpito un corpo semisommerso - o più probabilmente uno scoglio - che ha provocato una grossa falla nella scafo di sinistra. Al segnale di «Mayday», lanciato quando il ferry era a circa un miglio dal porto di St. Helier sull'isola di Jersey, è scattata un'imponente operazione internazionale di salvataggio. All'appello hanno risposto in pochi minuti una decina di imbarcazioni e alcuni elicotteri della Raf e dell'aviazione francese: trecento passeggeri, molti già calati in acqua sugli zatteroni d'emergenza, sono stati portati in salvo con un'operazione di salvataggio eseguita senza gravi difficoltà nonostante raffiche di vento a trenta nodi. Soltanto quaranta dei passeggeri sono rimasti feriti, una decina con fratture. Nessuno è grave. Il catamarano, che si chiama Saint-Malo come il porto d'origine, fa parte della nuova generazione di moderni e rapidi ferry che solcano le acque della Manica. E' stato costruito due anni fa in Norvegia, e il suo tipo non aveva finora avuto incidenti di rilievo. Dopo la collisione si è rapidamente inclinato, con due comparti completamente allagati; ma i tempestivi soccorsi hanno evitato che affondasse. Preso in traino da un rimorchiatore francese, mentre l'equipaggio rimasto a bordo continuava a lottare per tenerlo a galla, è stato adagiato su una spiaggia sabbiosa di Jersey prima che affondasse. Un'inchiesta è già stata av- viata dalla compagnia di navigazione cui il catamarano appartiene, la francese Channiland che fa parte del gruppo Snat. Un'altra inchiesta è stata avviata dal ministero dei Trasporti britannico. L'incidente è avvenuto verso le dieci di ieri mattina. Il SaintMalo, che aveva a bordo 307 passeggeri dei quali 185 tedeschi, 40 francesi, per il resto soprattutto inglesi, aveva lasciato pochi minuti prima il porto di St. Helier, la principale cittadina di Jersey, diretto a Sark e a Guernesey. Dave Turner, che in quel momento pescava dalle rocce sotto il faro della Corbiere, ha raccontato di averlo visto troppo vicino a riva. «C'è una sorta di canale, che la gente di qui chiama Small Boat Passage, fra l'isola di Jersey e il faro. E' una scorciatoia che molte imbarcazioni prendono quando c'è l'alta marea, perché consente di guadagnare cinque minuti di navigazione. Ma forse il catamarano ha stretto troppo, forse la marea non è bastata a fargli superare gli scogli che sono chiaramente visibili con la bassa marea». E' l'ipotesi più accreditata, ieri sera, alla luce delle prime testimonianze. Toccherà ora alle due inchieste chiarire le esatte circostanze, anche perché quella scorciatoia non aveva mai provocato incidenti. C'è anche chi sostiene - per esempio le autorità portuali di St. Helier - l'ipotesi di una collisione inevitabile, di un violento urto con un corpo semisommerso, forse un relitto i mari sono pieni di container caduti dalle navi - proveniente da chissà dove. Subito dopo l'urto il catamarano si è piegato sulla sinistra, inclinandosi rapidamente. Il capitano non ha avuto esitazioni: ha subito lanciato il Mayday e ha ordinato lo sgombero della nave. Scene di caos, nel racconto dei protagonisti: «L'acqua entrava dovunque - ha raccontato Mike Owen, un insegnante di 32 anni - e credevo veramente che saremmo affondati». Alcuni pas¬ seggeri si sono feriti gettandosi nelle scialuppe di salvataggio. «Qualcuno ha dovuto fare un salto di cinque metri», ha raccontato un turista tedesco, Karl Gottschalk: «Ho visto almeno una cinquantina di persone, attorno a me, gettarsi. Alcuni sono finiti in mare». Nel giro di pochi minuti un altro catamarano, il Condor Ten, era già sulla scena. L'operazione di trasbordo è stata facilitata dalle condizioni del mare e soprattutto dalle basse fiancate del Saint-Malo, Non ci sono state, dopo i minuti iniziali, scene di panico. Tutto si è svolto con ordine e precisione. Un salvataggio da manuale, insomma. Dopo un'ora tutti i passeggeri erano stati portati in salvo. In quel momento alcuni, i feriti più gravi, erano già all'ospedale di St. Helier, prelevati e portati dagli elicotteri. «Alcuni dei passeggeri erano stati calati nei gommoni di salvataggio - ha raccontato un altro testimone, Harry Proffitt - e anche quelli sono stati subito recuperati dalle numerose imbarcazioni arrivate nella zona». L'importante era che i naufraghi uscissero rapidamente di scena, per dar modo ai rimorchiatori di intervenire e tentare di salvare il catamarano, sempre più inclinato. E' stata una lotta contro il tempo; e il successo della giornata ha dissipato i fantasmi che subito erano ricomparsi all'orizzonte: quello dello Herald of Free Enterprise, il traghetto inglese affondato nel marzo 1987 al largo del porto belga di Zeebrugge, con la morte di 193 persone, e la più recente tragedia del novembre scorso, con i 900 morti dell'Estonia affondato nel Baltico per un portellone difettoso. Fabio Galvano Forse l'imbarcazione ha urtato un relitto semisommerso che ha provocato una grossa falla «L'acqua entrava da tutte le parti Abbiamo temuto di morire» II catamarano francese Saint Malo mentre viene rimorchiato nelle acque della Manica Sotto i passeggeri del traghetto vengono messi in salvo nei canotti d'emergenza

Persone citate: Dave Turner, Harry Proffitt, Karl Gottschalk, Mike Owen, Raf, Small Boat Passage

Luoghi citati: Estonia, Jersey, Londra, Norvegia