«Ho fatto scoprire i sentimenti»

L'eroe è sempre in divisa «Ho fatto scoprire i sentimenti» «Non ho rimpianti, anche se la critica mi ha snobbato» L'ULTIMA CONFESSIONE FVARESE INE del mese scorso, a Siena. A Liala viene consegnato il premio «San Valentino d'oro». Un premio assegnato «per la totalità delle sue opere. Tutte d'amore». Un riconoscimento che l'aveva fatta piangere di gioia. Pochi giorni prima, Liala aveva accettato di parlare di sé, del premio. Ecco il testo dell'intervista, l'ultima. Signora Liala, come considera questo suo primo riconoscimento ufficiale? «Inaspettato, appunto perché ormai tardivo. Ma ringrazio molto per aver pensato a me». Che cosa è cambiato nel mondo dei romanzi rosa, dagli esordi di Liala ai 14 milioni di libri Harmony venduti oggi? «Tutto: perché oggi la moralità è bandita e parole come onestà, merito, lealtà, sono irrise. Gli scrittori di oggi si adeguano al loro tempo. E sbagliano. Perché nulla è cambiato nell'immaginario della gente. Ricevo ancora lettere di ragazze e donne di tutte le età. Mi ringraziano per aver fatto loro conoscere un mondo diverso da quello che, purtroppo, hanno trovato, un mondo volgare e alido che intristisce la loro vita». Si può vivere una vita in <orosa» al di là delle finzioni ro¬ manzesche? E la sua, com'è stata? «Si può. Ma solo a certe condizioni. Ci vogliono educazione, comprensione e spirito di sopportazione. I compiti del ménage familiare devono essere distribuiti equamente tra moglie e marito. Altrimenti tutto si colora di nero. Quanto alla mia, di vita, sono na¬ ta in una famiglia benestante, ho potuto studiare e viaggiare quando questi erano privilegi per pochi. Mio marito, oggi lo capisco, è stato generoso e, a suo modo, mi ha amata. L'amore vero l'ho incontrato dopo ed è finito tragicamente, in pochi mesi, ma ha colmato la mia vita. Grazie ad esso sono diventata Liala. Adesso vivo serenamente in questa casa, con mia figlia, Primavera, e l'affetto di molte lettrici. E che la critica non si sia occupata di me, non è certo un rimpianto». Chi è la donna che legge romanzi rosa? «Ho lettrici e lettori. Sì, anche uomini: sindacalisti, professori, ragionieri. Hanno età diverse e condizioni sociali disparate. C'è una differenza che si può sottolineare: le donne semplici confessano di leggere i miei libri, le intellettuali si guardano bene dall'ammetterlo». Tra donne manager, rampanti, che posto può occupa¬ re il sogno, il romanticismo della letteratura di cui lei è simbolo riconosciuto? «Credono di non averne bisogno. E' una scelta di vita, la loro. Bisognerà aspettarle a fine carriera, quando si fanno i veri bilanci». A che posto, in una storia della letteratura italiana, metterebbe il «romanzo rosa»? E, a fianco al suo nome, quello di quale altra scrittrice sarebbe fondamentale? «Merita il primo posto. Purché sia un rosa come l'ho inteso io: amore spirituale, se vogliamo, e anche amore dei sensi. I miei personaggi finiscono sì in una camera da letto, ma io non resto a guardare. Nessuna volgarità, un italiano corretto. Il mio nome posso affiancarlo a quello di scrittrici come Annie Vivanti, Mura, Teresa Sensi. In questo scorcio di secolo, però, rimango l'ultima scrittrice rosa vivente». Olga Pisciteli! A sinistra Liala durante una premiazione

Persone citate: Annie Vivanti, Mura, Olga Pisciteli, Primavera, Teresa Sensi

Luoghi citati: Siena