Carolina, guerra per lo yacht di Gian Piero Moretti

Carolina, guerra per lo yacht Durante una vacanza colò olio dai soffitti del panfilo ristrutturato a La Spezia Carolina, guerra per lo yacht «Crociera rovinata, paghi il costruttore» UNA CORONA IN TRIBUNALE SANREMO. Guerra di carte bollate fra Carolina di Monaco e i cantieri nautici Valdettara di Le Grazie, a Portovenere. Al centro della battaglia legale, una crociera nel Mediterraneo, a bordo del «Pacha III», interrotta mentre il panfilo con a bordo la principessa e alcuni suoi ospiti del gotha dell'aristocrazia europea, navigava al largo della Costa Azzurra. Carolina ha citato in giudizio i cantieri navali spezzini (ed ha ottenuto il sequestro di due miliardi e mezzo sul conto bancario monegasco della società Sinshipyards, garante nel Principato di Valdettara) mentre i legali dei cantieri hanno contrattaccato chiamando in giudizio la principessa di Monaco davanti al tribunale civile di La Spezia per il 3 maggio prossimo. Uno scontro duro: in posta il nome ed il prestigio di uno dei cantieri più blasonati dello spezzino, da una parte, e i miliardi versati da Carolina per far ristrutturare la barca che aveva acquistato pochi mesi prima che il marito, Stefano Casiraghi, morisse nel tragico incidente di off-shore. La vicenda inizia nel '92 quando i cantieri Valdettara consegnano alla figlia di Ranieri, completamente rinnovato, il «Pacha III», un maxi yacht d'epoca a motore che era stato fatto costruire nel 1936 per Arlette Renault, moglie del fondatore della celebre casa automobilistica francese. Un panfilo favoloso di un color verde muschio ricco anche di storia e di avventure. Durante la guerra è stato utilizzato come trasporto truppe dalla marina francese. Poi lo ha acquistato il pittore Bernard Buffet. Il colpo di fulmine fra Carolina e il «Pacha III» scocca all'inizio degli Anni Novanta. La barca è malandata. I cantieri di Le Grazie sono in grado di risistemarla, di restituirle il suo antico splendore. E nell'estate 1992, completamente rimessa a nuovo, riprende il mare. Un gioiello. A Monaco salgono a bordo gli ospiti di Carolina per una crociera principesca nel Mediterraneo. Sole, mare. E nient'altro. Ma, davan¬ ti a Saint-Tropez, accade l'imprevisto, un incidente che costringe la principessa a interrompere la navigazione: dai soffitti dei saloni e delle lussuose suite comincia a colare dell'olio combusto che imbratta qualche copriletto di seta, le morbide moquettes e i mobili in mogano antico. Un danno, per Carolina, soprattutto di immagine. I suoi legali si rivolgono al tribunale di Monaco e citano in giudizio i cantieri nautici italiani. Prima di iniziare i lavori di restauro e ammodernamento del «Pacha III», Carolina ha firmato un contratto che indica nel tribunale del Principato il foro competente in caso di controversie legali. Chiedono il sequestro dei conti correnti della società garante della Valdettara e ottengono il «congelamento» di due miliardi e mezzo, la metà di quanto versato in precedenza per il restauro. Il tribunale di Monaco nomina un perito, l'ingegner Bernard Colombier, uno dei maggiori esperti dell'arsenale di Tolone. Colombier conferma che alcune tubazioni sistemate sotto la plancia perdono perché non erano state riparate adeguatamente. E chiama in causa anche il Registro navale di Monaco che non avrebbe collaudato il panfilo con la dovuta at¬ tenzione. Intanto i cantieri di Le Grazie contrattaccano e citano in giudizio Carolina davanti al tribunale di La Spezia perché venga dichiarata l'assoluta estraneità della Valdettara. «Il giudice italiano difetta di giurisdizione perché la causa, in base al contratto, è stata radicata a Montecarlo» ha detto l'avvocato Sergio Badino, di Sanremo, legale italiano della famiglia Grimaldi. Si presenterà Carolina dal giudice per far valere le sue ragioni? Ovviamente no. Ma a La Spezia è iniziata un'attesa curiosa. Gian Piero Moretti La principessa: fui costretta a interrompere la navigazione Carolina di Monaco e in alto a sinistra il «Pacha MI»

Persone citate: Bernard Buffet, Bernard Colombier, Grimaldi, Sergio Badino, Stefano Casiraghi