Rastrelli: un bluff questa sinistra

Rastrelli: un bluff questa sinistra Rastrelli: un bluff questa sinistra SNAPOLI E non ci fosse Pino Rauti a sfruculiarlo un po' da destra, veder incedere Antonio Rastrelli sarebbe più o meno come assistere alla liquefazione del sangue di San Gennaro, evento sempre mirabile e grandioso, anche se ormai un po' inflazionato dai ripetitivi pianti delle Madonne di mezza Italia. Bravo ragazzo, Rastrelli, fa capire Rauti, che, ultrasettantenne, ha soltanto qualche anno più del candidato della destra alla presidenza della Regione Campania. Ma Santo Dio... «E' stato un mio collaboratore - racconta un po' sussiegoso l'Ultima Raffica-, era bravo nel settore amministrativo del partito (e chi ha orecchie per intendere...), ma, diciamolo, non ha mai letto Evola e Gentile». Quanto a cultura, povero Antonio... Ma che giudizio vi aspettereste dallo scissionista fascista, che concorre con l'uomo di An solo per onor di firma, senza alcuna possibilità di successo? Più significativo, semmai, è che nei pubblici dibattiti, a Pozzuoli, tra i poveri, come nella «Sala Borbone» di un Grand Hotel, davanti ai giovanotti in gessato Tasmanian e prolunga cellulare dell'avambraccio appartenenti alla Junior Charriber International, sodalizio di tardo-rampantini, Rastrelli, a dispetto di ogni manuale di marketing, sia già dato inconsciamente per vincente persino dal suo avversario progressista. Rastrelli ha fatto l'avvocato dell'Acquedotto Municipale e poi, da una vita, fa politica, cosa che - vivaddio - non prova neanche a negare: «Io sono un vecchio esponente di partito. Per dirla con Andreotti, sono un uomo del Vecchio Testamento». Insomma, un vecchio fascista confesso, esperto, capace perfino di far di conto. Suo nonno, 23 figli, ottenne il premio per la famiglia più numerosa del Regno, ricorda con fierezza. Suo fratello, il famoso don Rastrelli, parroco della Chiesa di Piazza del Gesù Nuovo, è il prete antiusura e lo copre, vuoi con le occhiute gerarchie ecclesiastiche, che non credono più neanche alle Madonne che piangono, vuoi nella sua strategia dichiarata di conquista delle banche. Forse lo ricorderete: sottosegretario al Tesoro nel governo Berlusconi, Rastrelli diede il via alla campagna contro Bankitalia, che sfociò nella Caporetto della lira. Adesso che corre per la Regione ha dedicato le sue attenzioni - Dio ci aiuti - al Banco di Napoli che, scomparso Ventriglia, è come alla ricerca dell'uomo forte di fine millennio. Sarà lui, l'avvocato Rastrelli, che annuncia «una crociata per difenderlo, per salvarlo dagli appetiti di altri», il vero deus ex machina di via Toledo? Certo, possiamo testimoniare che il candidato esercita un arcano fascino nel mondo dell'economia: per esempio sui Giovani Commercialisti, tutti con barca alla boa, ma impossibilitati ormai a mantenerla, perché incapaci di istruire seriamente una domanda di finanziamento all'Unione Europea. Antonio.lo sa come si fa e promette una pioggia miracolosa di Ecu sulla Campania. Se poi i quattro consiglieri che ha messo alla Fondazione Banco di Napoli diventeranno, com'è probabile, un controllo totale della banca, il gioco sarà fatto. Volete forse presidente del Banco Luigi Spaventa, qaéil'englishman spocchioso che è stato «U peggior ministro del Bilancio che l'Italia ricordi», escluso Giancarlo Pagliarini, il leghista, che peraltro non ha fatto che completare l'opera del più illustre predecessore? O magari che piombi qui Carlo Azeglio Ciampi, l'uomo dei Poteri Forti, a commissariare la nostra cara Banca? Avrà pure un buco di 1200 miliardi, ma cosa volete che sia rispetto all'«affezione» che i napoletani hanno per il loro istituto? Poi la «crociata bancaria» proseguirà con la Popolare di Napoli e con quella dell'Irpinia: è già pronto un progetto per un grande Mediocredito. Capite adesso perché è così convincente Rastrelli e perché a Napoli, tolto Bassolino, non ha proprio contendenti? Ma, nonostante tutto, c'è un segno imprevisto: perché è semivuota la sala del Teatro Augusteo? Sarebbero bastati i duecento cugini della famiglia più numerosa del Regno per riempirla. Invece, mezza platea è vuota, l'altra mezza sembra un congresso dai tempi di Pomicino. Che ci fa Mario Forte coi neri e gli azzurri? E Nicola Cardano, già braccio destro di Alfredo Vito, primo pentito della Tangentopoli napoletana? Naturalmente si riciclano: così fan tutti. Riccardo Ventre, l'inviato speciale di Buttiglione, cita De Gasperi, proprio mentre nella sala si aggira Massimo Abbatangelo, che poi, visto di persona, sembra più uno scugnizzo un po' invecchiato che un terrorista. Banche, ex de e manganello? Una ricetta un po singolare. Ma tutto sembra possibile, oggi, anche che l'uomo della Mussolini in lista, tale Galdieri, si alzi e se ne vada, insalutato ospite, quando il candidato comincia a parlare. Piccole questioni di bottega: Alessandra non indicò come vice Rastrelli e non è facile cancellare le ingiurie di corrente. Soltanto una notizia rallegra finalmente il teatro: i gavianei non voteranno Rastrelli. Pensa un po' che turba, in una sala che sembrerebbe la succursale di un congresso de, se non fosse per un improvvido annuncio al miefrofono: «Il proprietario della moto Yamaha, targa Napoli..., è pregato...» Si sa, la megamoto non è cattolica, è di destra, non tutti i postfascisti viaggiano in Thema blu, c'è ancora qualche nero, virile centauro. Fermo restando che, quanto a legalità, l'avvocato Rastrelli fa le cose in grande: nome clou della lista, segnalato quasi con commozione nel teatro tardo democristiano, è Paola Ambrosio, magistrato della Direzione distrettuale Antimafia, ex compagna di Eugenio Buontempo, grande costruttore socialista napoletano, la cui figlia ha appena sposato Italo Bocchino, emergente tatarelliano, che, con la giovane sposa napoletana, ha aperto, in un tripudio «consociativo», come direbbe quel brianzolo di Berlusconi, un salotto di regime a Roma, Palazzo Taverna. «Bassolino è un bluff- proclama l'ex sottosegretario - ed è pure arrogante: ha fatto attendere per tre quarti d'ora in anticamera il mio predecessore. Non capiterà più, le gerarchie non saranno annullate solo perché Bassolino dà ai napoletani la cartolina di piazza del Plebiscito, pur non riuscendo a varare il progetto Bagnoli, che le banche americane, sappiatelo, hanno respinto». E' vero che Pietro Lezzi, antico sindaco psi, sosteneva che il primo cittadino di Napoli è fra i tre più importanti del mondo, con New York e Parigi, ma Rastrelli non ci sta: sarà lui il Signore di Na poli. E governerà con squadrata autorevolezza: «Alla Regione met terò una targa: qui non si discute e non si media. Si decide!» Alberto Staterà