Per tutta la vita forsennati e ininterrotti impegni di lavoro Una maratona di 90 film di Alessandra Levantesi
Per tutta la vita forsennati e ininterrotti impegni di lavoro Per tutta la vita forsennati e ininterrotti impegni di lavoro Una maratona di 90 film SODDISFAZIONI e amarezze, ma soprattutto un forsennato e ininterrotto impegno di lavoro, hanno costellato l'esistenza di Mario Carotenuto. Il «Dizionario del cinema italiano» di Gianni Rondolino elenca circa 90 film dal '51 al '69, da «Marakatumba ma non è una rumba» al «Satyricon» antifelliniano di Polidoro; a questa lista il «fìlmlexicon», aggiornandola agli Anni 80, aggiunge un'ulteriore sessantina di titoli e senza dubbio ce ne sono degli altri. Per cui si può dire che non guardando troppo per il sottile (e accettando di tutto, da «Miracolo a Viggiù» a «Bellezze a Capri») l'imponente Mario si era continuamente trasferito da un filmetto a un filmaccio, riuscendo ogni tanto a interessare qualche regista di qualità come Lattuada («La spiaggia»), Nanni Loy («Il padre di famiglia»), Luigi Comencini («Lo scopone scientifico»), Damiano Damiani («Girolimoni»). Sui vari set Carotenuto era circondato dall'unanime ammirazione per l'innato talento e l'umorismo che lo accompagnava anche nella vita. Visse il suo momento di gloria quando Giorgio Strehler lo chiamò per la parte di Peachun nella prima edizione di «L'opera da tre soldi» (1956) ed ebbe l'emozione di avere le congratulazioni personali di Bertolt Brecht, che prediligendo questo tipo di attore-cantante colorito e rivistaiolo lo paragonò a Ernst Busch. Si può dire che in quell'occasione Carotenuto prese il gusto del gran teatro, che lo portò negli ultimi anni a recitare in proprio Goldoni e Molière. La peggior disavventura della carriera il povero Mario la incontrò sul set di «Giulietta degli spiriti», dove Fellini (dopo averlo prescelto nella parte del poliziotto privato assoldato dalla protagonista per accertare il tradimento del coniuge) inspiegabilmente se ne disamorò e lo sostituì con un attore di secondo piano che gli assomigliava fisicamente. Non fu la prima, e neppure l'ultima, delle molte contrarietà che afflissero Carotenuto da quando il cinema smise di prediligerlo: ma resta il fatto che, a dispetto dello scarso valore dei film, quel personaggio di commendatore pieno di prosopopea della prima Repubblica, da lui interpretato con tanta ironia, è destinato a rimanere un piccolo classico della comicità nostrana. Alessandra Levantesi
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