Malato da tempo, è morto ieri, a 79 anni, l'ultimo grande caratterista della commedia all'italiana Carotenuto l'uomo «nato con la camicia» di Simonetta Robiony
Malato da tempo, è morto ieri, a 79 anni, l'ultimo grande caratterista della commedia all'italiana Malato da tempo, è morto ieri, a 79 anni, l'ultimo grande caratterista della commedia all'italiana Carotenuto, l'uomo «nato con la camicia» Brillante, spaccone, mai volgare lavorò conLoren, Allasio, Koscina ROMA. Malato da tempo di un cancro ai polmoni, è morto ieri a Roma Mario Carotenuto, «l'uomo nato con la camicia» secondo una famosissima pubblicità tv («una camicia di popeline Capri»); il burbero commendatore, il ridicolo padre della sposa, il seduttore da quattro soldi di tante nostre commedie, da quelle più nobili degli Anni Sessanta firmate Risi, Bolognini, Comencini, Steno, a quelle meno nobili degli Anni Ottanta intitolate «La professoressa di scienza naturali», «L'infermiera di notte», «La soldatessa alla visita militare». Era nato a Roma il 29 giugno del 1916, in una famiglia di attori: attore suo padre Nello, attore suo fratello Memmo, attrici la sua prima moglie Luisa Poselli, la sua seconda moglie Gabriella, sua figlia Claretta. Al teatro, però, era arrivato per disperazione, solo alla fine della guerra, dopo aver combattutto come soldato di carriera e dopo una infanzia passata tra istituti di correzione e fughe da casa alla ricerca di un equilibrio che ha stentato tutta la vita a trovare. La sua passione, lo aveva detto sul principio degli Anni Novanta, commentando U successo del «Falstaff» shakespeariano e de «L'avaro» di Molière era stato calcare le scene, soprattutto da quando poteva lavorare con una compagnia che gli affidava finalmente i grandi ruoli, quei ruoli che per anni gli erano stati negati o si era negato, troppo impegnato a recitare senza sosta, saltando da una cosa all'altra. Prima, diceva lui, aveva «soltanto lavorato», accettando qualunque parte, piccola o grande, perché non era ricco e fare l'attore era la sua unica fonte di reddito. Per il pubblico, comunque, la sua faccia bonaria, la sua voce tonante, i suoi occhiali restano legati soprattutto a certe apparizioni cinematografiche in «Pane amore e...» con la Loren, in «Susanna tutta panna» accanto a Marisa Allasio, in «Ladro lui ladra lei» con la Koscina, e alla celebrepubblicità della camicia. Se Sordi nello spettacolo è stato il protagonista assoluto del nostro miracolo italiano, Mario Carotenuto ne è stato la spalla. Caratterista brillante, vitale, spaccone, mai volgare, ha rappresentato per trent'anni sulle scena quella che nella commedia dell'arte è stata la ma- schera di Pantalone, l'uomo burbero ma bonario, innamorato delle donne ma onesto, apparentemente avaro in realtà capace di improvvise generosità. A scoprirlo fu Giorgio Strehler nel '56 che lo trovò in un teatro milanese mentre faceva il varietà e gli volle affidare la parte di Peachum, il re dei mendicanti, in tui celeberrimo allestimento di «L'opera da tre soldi» di Brecht. Da allora ha lavorato con Garinei e Giovannini e con Albertazzi e Proclemer, ha fatto sceneggiati tv e commedie musicali, ha portato in teatro «Ritorno a casa» di Pinter e «La gatta sul tetto che scotta» di Tennessee Williams in una alternanza continua tra generi, imprese, modi che oggi non si pratica più. Il nastro d'argento, uno dei pochi riconoscimenti ottenuti per la sua carriera cinematografica, ma molti di più ne ha avuti per quella teatrale, lo aveva ricevuto per «Lo scopone scientifico» di Comencini, dove aveva recitato accanto a Silvana Mangano, Alberto Sordi e Bette Davis. L'ultimo suo lavoro è di quest'anno: una piccola parte in «Romanzo di un giovane povero», il film che Ettore Scola ha finito di montare in questi giorni con Alberto Sordi protagonista. La malattia che s'era aggravata solo in questo mese non gli ha permesso neanche di vederlo uscire nelle sale. Il funerale si terrà martedì mattina, nella chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo. Simonetta Robiony L'attore è qui con Anna Proclemer: erano entrambi giovanissimi
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