Una solista moderna uni genialita e disagio come tutti i grandi del jazz

Una solista moderna Una solista moderna Unì genialità e disagio come tutti i grandi del jazz ~~T~\ PPABTENEVA alla cate1 goria infetta dei maledet\ ti. Si dice così per quelle ri persone, come Chet Ba■ *lker, come Genet, che le circostanze (o una vocazione) hanno portato fuori dalla rotta del perbenismo. Genialità e disagio vanno dunque d'accordo anche nel caso di Billie Holiday, la divina cantatrice che ottiene nel mondo del jazz un ruolo che la pone accanto ai grandi. Armstrong l'iniziatore, Ellington che si apre alla composizione, Parker che inventa la prima avanguardia, Billie Holiday la classicità, eterna, senza tempo. Il revival di Miss Holiday si inizia nel '59, quando muore, e regge col passare degli anni; fanno testo le centinaia di dischi pubblicati o ristampati da un mercato attento ai gusti del pubblico. Fondamentali i pezzi incisi per l'etichetta Cbs (gli anni con Goodman, Shaw, Wilson: i Trenta e i Quaranta) e poi quelli per la Verve, Anni Cinquanta, con le star dell'impresario Norman Granz. Marche minori ed etichette pirata hanno poi provveduto a rafforzare un catalogo che era già vasto. Con il tempo il suono della Holiday cambia (la voce si è fatta più roca, meno fresca, con qualche difficoltà talvolta nell'intonazione) ma immutato rimane lo stile, il modo di dare corpo alla frase. Billie Holiday era una solista moderna (molto più moderna dei suoi contemporanei): se con un miracolo delle tecnologie si potesse isolare la sua parte dal contesto offerto dai pur eccellenti accompagnatori (penso ai dischi Cbs) e quindi piazzare sotto quella voce il pianoforte di un Kirk Lightsay o di un Kenny Barron otterremmo un risultato di una attualità sorprendente. Franco Mondini

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