Non si salva Venezia col dibattito eterno

LE DIMISSIONI DI ZANDA LE DIMISSIONI DI ZANDA Non si salva Venezia col dibattito eterno LE dimissioni di Luigi Zanda da presidente del Consorzio «Venezia Nuova», dopo 9 anni di lavoro di progettazione e di parziali interventi, hanno il significato di una denuncia: non è più sopportabile, da chi abbia senso di responsabilità, il prolungamento indefinito delle discussioni sulle opere di difesa di Venezia e di riequilibrio della Laguna. Il Consorzio «Venezia Nuova» ha messo a punto modelli matematici e modelli fisici per il controllo delle maree, primo quello delle famose paratoie mobili. Dovrebbero sbarrare le Bocche nei casi di acqua alta eccezionale. Non sono indispensabili? Non sono ritenute valide? I rischi di ripetizione del disastro avvenuto nel novembre 1966 sono stati esagerati? Esistono alternative scientificamente e tecnicamente fondate? Si arrivi finalmente a una scelta. Finora si è preferito indicare la priorità delle opere di riequilibrio naturale, senza un pronunciamento netto sulle paratoie. Nel settembre dell'anno scorso Luigi Zanda aveva già rivolto un appello al presidente del Consiglio Berlusconi, chiedendo che il comitato interministeriale per le sorti di Venezia formulasse un giudizio definitivo, anche col ricorso a un «tribunale scientifico» composto dai massimi esperti italiani e stranieri. L'esito era stato nullo. Eppure la gravità dei rischi è difficilmente contestabile. Dal novembre 1966 la marea ha superato più di 200 volte il metro di altezza, allagando le parti più sensibili della città. Agli inizi degli Anni 50 piazza San Marco andava sott'acqua sei-sette volte l'anno, ora la media è di 40. L'ingresso della basilica è invaso dall'acqua sempre più frequentemente. Altra minaccia innegabile, arcinota e denunciata da decenni, è quella del canale dei petroli in cui passano le navi cisterna dirette a Marghera. Immaginabili le conseguenze disastrose di un incidente con spargimento di olio minerale nella Laguna (arriverebbe in poche ore a San Marco). Esiste da anni il progetto di un oleodotto che porterebbe il petrolio dal porto di Trieste a I Marghera, liberando la LaguI na dall'incubo. Il Consorzio «Venezia Nuova» è pronto a realizzarlo in breve tempo, ma nessuno gli ha dato ordine di farlo. Dove va a finire la priorità del riequilibrio ambientale? Il sindaco Massimo Cacciari nega l'esistenza di contrasti con Zanda e preferisce un'interpretazione morbida del suo gesto: si sarebbe dimesso per accogliere l'invito del sindaco di Roma, Rutelli, a progettare e coordinare le manifestazioni del giubileo. Ma lo stesso Cacciari avverte: «Sarebbe drammatico se il Gomitatone (il comitato interministeriale responsabile delle decisioni) non si riunisse al più presto. Perderemmo i finanziamenti per il 1996». Finanziamenti per fare che cosa? Doveva andarsene il presidente Zanda per arrivare finalmente alla riunione? Le perplessità su qualsiasi opera artificiale in Laguna, non soltanto sulle paratoie mobili, sono forti e persistenti. Stefano Boato, consigliere comunale verde, è la punta estrema dello schieramento contrario ai progetti sostenuti da Zanda. Ma nel clima rissoso e poco chiaro in cui si svolgono le discussioni sul futuro di Venezia si è dato vita a un equivoco: non era Zanda ma il Gomitatone, con la Regione e il Comune, ad avere il potere decisionale. Se la linea Zanda non andava bene si doveva dirgli esplicitamente di cambiarla, indicandogli quella ritenuta giusta, e non coltivare all'infinito una polemica che spesso può apparire viziata da personalismi, anche da insufficiente sostegno scientifico. Ora il problema non sta nel domandarsi quale sarà l'orientamento del Consorzio «Venezia Nuova» con un nuovo presidente. Al Gomitatone, alla Regione, al Comune, chiediamo di dire a chiare lettere se il canale dei petroli può restare e quali alternative pensano di offrire; quali sistemi di riequilibrio naturale della Laguna vengono messi in cantiere, con quali tempi; quali difese vengono progettate nel caso di maree eccezionali. Se le paratoie vanno escluse le mettano in cantina, ma col coraggio di chi ha alle spalle le dovute certezze scientifiche e tecniche. Mario Fazio zioj

Luoghi citati: Roma, Trieste, Venezia