La lettera dal lager tedesco arriva con 50 anni di ritardo

La lettera dal lager tedesco arriva con 50 anni di ritardo Vicenza: spedita da Beles nel '44, è stata consegnata l'altro ieri La lettera dal lager tedesco arriva con 50 anni di ritardo LE POSTE LUMACHE g VICENZA | N quella lettera spedita alla il moglie c'era tutto il suo amore. E forse le sue speranze di ritorno: «Non preoccuparti se tarderanno a giungere mie notizie ...». Era il 27 agosto 1944 e Oreste Brunello, allora trentaquattrenne, non era in vacanza. Scriveva dal «Kriegsfagenlager XII D» di Beles, in Germania, un campo di concentramento per prigionieri di guerra. Lui alla fine della guerra è tornato. La lettera no. Fino a lunedì scorso, quando all'ex deportato hanno messo in mano la cartolina ingiallita misteriosamente uscita da un viaggio di cinquantanni. Ha pianto, Oreste Brunelli. E con lui la moglie Assunta Moro, 81 anni, tre meno del marito. Hanno pianto anche se è finita con una festa nella loro casa di Marostica. La lettera è arrivata nell'ufficio postale di Fontanelle di Conco, il paese dove abitavano durante la guerra. E' stato Renato Brunello, l'unico figlio della coppia, a portare quel pezzetto di vita passata al padre ricoverato in ospedale. Pensare che era nel reparto lungodegenti da settimane. Solo che tanta è stata l'emozione di rivedere quella lettera che si è ripreso. E il giorno dopo i medici l'hanno rimandato a casa. Forse ha ragione, Oreste Brunello: un po' di gioventù gliel'ha ridata, quella vecchia cartolina. «Stavo in piedi vicino al letto, nella mia stanza del reparto racconta - quando l'ho vista non ci volevo credere. Poi mi è venuta come una specie di nuvola in testa, mi sembrava di essere ritornato giovane tutto in un colpo. Mi sentivo ancora lì, in quel lager, dove facevo l'infermiere, tra ogni stento possibile, pieno di fame. E tanta paura per quella moglie lontana...». Certo si scrivevano spesso, Oreste e Assunta. Una fortuna, rispetto ad altri internati nei campi di concentramento che improvvisamente sparivano nel nulla. E le lettere magari ritornavano a casa: «Mittente sconosciuto». O peggio. Scrive Brunello dal Kriegsfagenlager di Beles: «Moglie carissima, tanta gioia provai nel ricevere le tue lettere e pure quelle dei miei genitori. Tanta consolazione e conforto mi hanno dato le buone notizie della tua salute e ti assicuro pure di me. Non preoccuparti se tarderanno a giungere mie notizie. Coraggio, speriamo baciarsi presto. Brunello Oreste, stammalager». Chissà che sensazione, ritrovare quei momenti difficili dopo tanto tempo. Se la rileggono assieme, abbracciati. Tra un sorriso e una lacrima. «Eravamo già sposati quando Oreste era prigioniero - ricorda Assunta Moro - ma oramai lo credevo morto. Invece un giorno me lo sono rivisto tornare a casa». Dopo 18 anni di matrimonio la coppia mette al mondo Renato che oggi ha 35 anni. Si erano anche trasferiti a Milano, perché Brunello aveva trovato lavoro nell'Azienda elettrica comunale. Infine ritorno a Marostica all'età della pensione. Ma se la vita dal dopoguerra in poi è passata in fondo senza grandi scossoni, c'è voluta quella cartolina dimenticata per riportare alla memoria gli anni della paura. Oreste Brunello, reduce daU'Abissinia, nel '37 fa appena in tempo a sposarsi che deve partire per il fronte greco-albanese. Dove i tedeschi lo catturano e lo deportano a Beles. «C'erano grandi industrie di carbone - ricorda - ed arrivavano tradotte piene di prigionieri. Tutti con una tuta e grandi numeri, il mio era il 46693. Lo avevo nelle gambe e sulla schiena». Lo stesso numero stampato su quella cartolina che adesso tiene stretto nelle mani. Alessandro Mognon Nella cartolina spedita alla moglie il prigioniero scrisse: «Non ti preoccupare se tarderanno mie notizie» Accolta con una festa Oreste Brunello, 84 anni, con la moglie Assunta (foto errebij

Persone citate: Alessandro Mognon, Brunello Oreste, Moro, Oreste Brunelli, Oreste Brunello, Renato Brunello