Europa contro America per Castro di Franco Pantarelli

Europa contro America per Castro CARAIBI Nelle nuove norme sanzioni per Paesi terzi. Washington caccia 2 diplomatici cubani Europa contro America per Castro Washington vuol inasprire l'embargo, l'Ue dice no NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Nella vita politica di Washington è entrata in scena una nuova «lobby», quella dell'Unione Europea. Ai suoi 15 membri non piacciono le nuove norme restrittive contro Cuba che Camera e Senato stanno discutendo e non hanno mancato di farlo sapere ai leader repubblicani, in toni che non si curano molto di nascondere una minaccia di rappresaglie commerciali. Accade infatti che gli ulteriori inasprimenti dell'embargo contro Cuba, sostenuti al Senato da Jesse Helms, il nuovo presidente della commissione Esteri, e alla Camera da Dan Burton, un repubblicano dell'Indiana, prevedono punizioni anche per i Paesi «terzi». In un caso, viene decisa la negazione del visto d'ingresso negli Stati Uniti a chiunque acquisti o affitti dal governo cubano delle proprietà a suo tempo - cioè 35 anni fa - espropriate a cittadini americani; in un altro viene proibito a ditte europee sussidiarie di società americane di commerciare con Cuba, e così via. La sostanza è che i Paesi europei si troverebbero di fatto a «partecipare» all'embargo contro Cuba, anche se questa non è la politica che hanno scelto. L'Unione Europea, dice una lettera del rappresentante della Commissione di Bruxelles Van Agt e dell'ambasciatore francese Andreani (quest'ultimo come presidente di turno della Comunità), «non può accettare che gli Stati Uniti determinino e restringano unilateralmente i rapporti economici e commerciali dell'Ue con Paesi che non siano stati indicati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come una minaccia alla pace». E poiché nessuna risoluzione del genere è stata approvata contro Cuba, la trasformazione in legge delle proposte in questione avrebbe «il potenziale effetto di causare un grave danno ai rapporti fra Ue e Usa». L'idea che un Paese straniero o un gruppo di Paesi intervenga su un Parlamento per scongiurare l'approvazione di una legge è abbastanza inedita, e infatti il Canada, che ha deciso di associarsi alla protesta europea, ha preferito seguire il «normale» canale diplomatico rivolgendosi al Dipartimento di Stato. «Se quella proposta diventerà legge - dice comunque l'ambasciatore canadese - costituirà un discutibile tentativo di estendere le misure contro Cuba al di là della giurisdizione americana e costituirà un'illegittima intrusione negli affari di Paesi terzi». La pressione di questi «Paesi terzi» è dunque esercitata in due direzioni: i parlamentari, affinché evitino con i loro furori anticubani di creare questo nuovo fronte, e all'amministrazione Clinton perché ci pensi bene prima di approvare l'eventuale legge. Il Presidente, infatti, ha fatto sapere di non avere ancora deciso come comportarsi nei confronti delle nuove restrizioni contro Cuba («le stiamo vagliando», ha detto un funzionario della Casa Bianca); ma l'indizio di un suo possibile appoggio viene dalla notizia dell'espulsione, ieri, di due diplomatici della rappresentanza cubana alle Nazioni Unite. Mesi fa c'era stata una protesta di anti-castristi davanti alla loro missione. C'era stato un tafferuglio e loro erano stati arrestati. Ieri l'espulsione, proprio alla vigilia dell'arrivo di Ricardo Alarcon, il ministro degli Esteri cubano, per discutere con gli Usa le norme sull'emigrazione concordate l'estate scorsa, all'epoca del «grande esodo». Franco Pantarelli Lunghe code, all'Avana, per accedere ai mercati liberi autorizzati dal governo

Persone citate: Andreani, Clinton, Dan Burton, Jesse Helms, Ricardo Alarcon, Van Agt