Finanziere fa una strage per gelosia

A Taranto A Taranto Finanziere fa una strage per gelosia TARANTO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono le 20,30 di martedì. Domenico Presicci, 25 anni, finanziere, lascia la casa dei genitori. Sale in auto, raggiunge una Y10 ferma in una stradina. Impugna la pistola d'ordinanza e spara. Dodici colpi. Pochi attimi, un inferno. «Ho perso la testa e li ho uccisi», racconta qualche ora dopo ai poliziotti, ancora frastornato. Ha ucciso la sua ex ragazza, Monica Di Pinto, 22 anni, colpevole di essersi messa con Michele Delli Ponti, 28 anni, pregiudicato, il suo vecchio fidanzato. Ammazzato anche lui. Pochi attimi. Non li guarda neppure in volto, i due. Spara da dietro, sforacchia il lunotto, continua a sparare. Dodici bossoli resteranno sulla strada. Monica e il suo ragazzo non hanno neppure il tempo di accennare una reazione. Forse neppure si accorgono. Solo lui, dimenandosi, apre la portiera. Lo ritroveranno con un piede di fuori e ricurvo in avanti, accasciato sul sedile in cui la ragazza è agonizzante. Folle di gelosia, il finanziere non sa ancora spiegarsi perché l'abbia fatto, e come sia scattata in lui la voglia di uccidere. Che amasse Monica, poco più che una ragazzina, aspirante infermiera professionale, è certo. Erano stati insieme per sei mesi, sino a poco tempo fa, ma non l'aveva dimenticata. Lei si era fidanzata con un ragazzo pregiudicato. Era finito in carcere nell'87. Una retata antidroga. Domenico Presicci li seguiva a distanza, forse ne studiava i movimenti, sapeva con sufficiente precisione quali ambienti frequentassero e quale, di sera, fosse il loro angolo preferito, al buio di via Federico II, due passi dal mare. Il finanziere prestava servizio alla stazione navale della Marina militare e aveva un alloggio alla caserma della Finanza. Ora 6 rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Non poteva sfuggire. Un'autoambulanza, chiamata da qualcuno che ha udito la sequela di colpi, porta i due giovani in ospedale. Lei è ferita alla testa. Sottoposta a un delicato intervento chirurgico, muore poco dopo. Ma non c'è soltanto chi ha sentito. Qualcuno ha visto e telefona al 113: «E' scappato su una Peugeot». La stessa auto del finanziere. Il piano omicida improvvisato lo tradisce. In molti sanno della sua vecchia relazione con Monica, e sanno della Peugeot 106. Ai poliziotti non passano inosservati i bossoli calibro 9x17 corto. Quell'arma non è comune: la usa, appunto, la Guardia di Finanza. Domenico Presicci, dopo il delitto, torna in casa dei genitori. Depositata l'arma, esce nuovamente. Ma i genitori capiscono che qualcosa è accaduto. A loro basta guardare in volto il figlio. E' sconvolto. Quando rientra, alle 23, i poliziotti lo attendono. Lo portano in questura. Presicci viene interrogato dal magistrato. Sulle prime nega, è evasivo, fa resistenza. Ma dura poco. Comincia a raccontare, ma è un racconto smozzicato e alla ricostruzione mancano alcuni particolari. E' troppo confuso per ricordare ciò che e avvenuto, Domenico, ragazzo che ha distrutto due vite, e la sua, per gelosia. Tonio Aitino

Persone citate: Domenico Presicci, Michele Delli Ponti, Monica Di Pinto, Presicci

Luoghi citati: Santa Maria Capua Vetere, Taranto