«Nessun patio mafia-terroristi»

Palermo, condannati Riina e 6 suoi uomini. Assolti Fioravanti e Cavallini Palermo, condannati Riina e 6 suoi uomini. Assolti Fioravanti e Cavallini «Nessun patio mafia-terroristi» Ergastolo ai boss per i delitti politici PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Solo mafia e non terrorismo nero, neppure servizi deviati dello Stato né massoneria occulta. Nel processo sui delitti politici di Palermo (Piersanti Mattarella, Michele Reina e Pio La Torre con il suo autista Rosario Di Salvo) la corte d'assise ieri sera ha condannato all'ergastolo Totò Riina e sei altri esponenti della «cupola», tagliando corto su tutte le altre piste battute per anni anche da Giovanni Falcone. I sei condannati con Riina sono Michele Greco, Pippo Calò, Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Antonino Geraci e Bernardo Provenzano, indicato come il nuovo numero uno della mafia siciliana. Secondo il pm Giuseppe Pignatone, che una settimana fa aveva chiesto i sette ergastoli e l'assoluzione dagli omicidi dei due «neri» Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, i boss decretarono l'uccisione dei tre uomini politici sostenitori della politica di «solidarietà nazionale», cioè del patto tra de e pei, perché la mafia non voleva una svolta a sinistra. Il pentito Giuseppe Pellegriti e il massacratore del Circeo Angelo Izzo sono stati con- dannati a 4 anni per avere calunniato Salvo Lima, l'ex sindaco ed eurodeputato de ucciso a sua volta tre anni fa in un agguato mafioso. Pellegriti e Izzo avevano attribuito a lui l'omicidio Mattarella. «La sentenza non ci rende giustizia, non fa verità» ha commentato la vedova di La Torre, Giuseppina Zacco, che è deputata regionale della Quercia. E' convinta che non siano stati «valorizzati» a sufficienza gli intrecci delle cosche con la P2, la grande finanza inquinata, le spie e i dirigenti dei servizi segreti deviati. «Chiedo giustizia: non si è voluta cercare la verità» afferma Giuseppina La Torre. E il legale di parte civile per il pds, l'avvocato Armando Sorrentino, parla di «rapporti tra mafia e poteri occulti che dovranno ancora essere valutati e approfonditi». Perplesso il legale dei Mattarella, Francesco Crescimanno, pure parte civile: «Non condividiamo l'assoluzione dei terroristi neri». Irma Mattarella aveva riconosciuto in aula nel killer che sparò cinque pistollettate Giusva Fioravanti. Per lui dopo una complessa ricostruzione Falcone chiese il rinvio a giudizio. I «neri» avrebbero chiesto ai mafiosi di far evadere il loro Pierluigi Concutelli dall'Ucciardone e, per sdebitarsi, avrebbero assassinato Mattarella. Ma più in qua nel tempo le dichiarazioni di pentiti come Tommaso Buscetta e Francesco Marino Mannoia hanno fatto escludere pian piano la pista nera, malgrado Fioravanti fosse stato anche accusato da suo fratello Cristiano. L'altro giorno in aula il pm aveva sostenuto che i killer di Mattarella erano stati «picciotti» di Cosa nostra. Si parla di Salvatore Federico e Pino Greco, tutti e due inghiottiti dalla lupara bianca anni fa. E l'impianto accusatorio, ben diverso da quello prospettato a suo tempo dalla procura di Palermo, ha portato ora Buscetta e Marino Mannoia a sostenere che «tutto si è svolto secondo le regole». Insomma, Riina e la «cupola» che decretavano i delitti e gli altri che li accettavano. E nel caso dei primi due omicidi politici (Matta¬ rella e Reina) non vi si sarebbero opposti neanche i boss di lì a poco uccisi nella guerra scatenata dai corleonesi. Così l'assenso sarebbe venuto anche da Stefano Bontade, Salvatore Inzerillo e Rosario Riccobono, eliminati a loro volta da Riina. Segretario provinciale di Palermo della de, andreottiano da sempre, Michele Reina fu assassinato in auto accanto alla moglie il 9 mar- zo del 1979 perché appoggiava il patto di «solidarietà nazionale». Il 6 gennaio 1980 fu la volta di Piersanti Mattarella, che era anche componente della direzione nazionale de. Il 30 aprile 1982, quando già Bontade, Inzerillo e Riccobono erano stati tolti di mezzo e Riina era sul trono di Cosa nostra a Palermo, i killer massacrarono il segretario regionale del pei Pio La Torre con Rosario Di Salvo che lo stava accompagnando in auto. Da componente della commissione parlamentare antimafia, poco tempo prima La Torre aveva proposto la legge sulla confisca dei patrimoni accumulati dai boss. Antonio Ravidà I giudici: ucciso chi voleva l'alleanza tra de e pei A sinistra: Totò Riina, condannato all'ergastolo Sopra: Giusva Fioravanti, assolto

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