« La mia vita distrutta da 3 sosia»

«Oltre a quella scoperta dal giudice, usarono a piazza Fontana altre due persone che mi somigliavano» «Oltre a quella scoperta dal giudice, usarono a piazza Fontana altre due persone che mi somigliavano» « La mia vita distrutta da 3 sosia» Valpreda: ecco come mi hanno incastrato MILANO. Per tre anni (e più) è stato dipinto come «quello che ha gettato la bomba». Adesso, 26 anni dopo la strage di piazza Fontana, il giudice Guido Salvini ha scoperto che la strage era fascista e di Stato e che l'anarchico Pietro Valpreda non c entra nulla. Anzi. Secondo il magistrato, i servizi segreti e i neofascisti usarono un militante di destra, molto simile a Valpreda, per far cadere le colpe sull'anarchico ex ballerino. Un sosia che a Valpreda è costato tre anni di carcere. Più i processi, più il lavoro, più quel marchio di «mostro». Il figlio di Valpreda adesso.ha 21 anni. Si chiama Tupac Libero. E «Valpreda libero» sta scritto pure sul manifesto incorniciato nel salotto di casa. La compagna di Pietro, Pia, fa il caffè mentre per casa girano le troupe della Rai, di Telemontecarlo e i gatti Bakunin e Marta. Con un occhio alla tv (in bianco e nero) e l'altro ai giornali che ancora una volta scrivono di lui, Valpreda ripete per l'ennesima volta la sua storia di anarchico finito in carcere per strage e per colpa di un sosia. Ma se lo immaginava che c'era qualcuno uguale a lei usato per incastrarla? «Devono pure aver fatto fatica. Non ero un tipo comune, allora. Non ero l'anonimo con la vestaglia. Giravo con la camicia a fiori, ballavo... E invece di sosia ne hanno trovati tre». Come tre? «Sì, perché non è nuova questa storia. Prima c'era stato Loria, poi l'ex legionario Nino Sottocanti detto "il fascista". E adesso quest'altro». Eppure lei si è fatto tre anni di carcere più una quantità di processi... «Perché non hanno voluto fare delle indagini vere. Qui si parla solo di manovalanza. Ma io voglio sapere chi c'è al terzo livello, chi ha costruito la bomba, chi l'ha portata alla Banca Nazionale dell'Agricoltura. Voglio i nomi e i cognomi, ho diritto di saperli prima di chiudere gli occhi. E hanno diritto anche i familiari delle vittime». I suoi compagni già nel '69 dicevano che era una strage di Stato. Adesso sembra crederci anche il giudice Salvini. Soddisfatto? «Sì, solo che noi lo dicevamo 26 anni fa. Anzi eravamo fin riduttivi». In che senso, Valpreda? «Che adesso si scopre che dietro quella strage c'è la Cia, i servizi segreti francesi e portoghesi. Quella era una strage di Stati, al plurale». E' mai stato interrogato dal giudice Salvini? «Non l'ho mai visto, né conosciuto. Quando lui frequentava il circolo anarchico di via Scaldasole io ero già in carcere». Nessun giudice è arrivato dove è arrivato lui? «Nessuno, ma perché non si voleva». Si spieghi meglio. «Guardi la storia della bomba. Esplosivo speciale, non si trovava in Italia. Timer regolato sui sessanta minuti. E figuriamoci se uno se ne va in giro con un timer così. Sali su un taxi come avevano detto di me e la bomba ti scoppia nel culo perché c'è un po' di traffico. Oppure un usciere della banca che dice: "Signore, ha dimenticato la borsa...", la riprendi e ti riscoppia nel culo». Con questo che cosa vuol dire? «Che uno non va in giro per 60 minuti con una bomba che ti fa a pezzi. La innesca lì vicino, in un posto sicuro». E dove? «Questo non lo so. Non so se c'era un furgoncino con il tricolore e sopra i fascisti. Ma lì vicino c'è la questura, i vigili, l'arcivescovado...». Torna fuori la sua avversione per lo Stato? «L'ho sempre pensata come Bakunin: lo Stato è la legittimazione della violenza». Però per lei Gianfranco Bertoli, quello che ha tirato la bomba davanti alla questura di Milano nel '74, è sempre un anarchico? «Sì, sicuramente sì. Lui voleva tirarla all'allora ministro Rumor. Fu un poliziotto a deviare sulla gente quella bomba con un calcio». Beh, ma Bertoli l'aveva comunque tirata? «Certamente, non ci sono dubbi su quella strage. La bomba l'ha gettata lui, quel gesto da vecchio anarchico individualista l'ha pure rivendicato. Ma io mi chiedo: se Rumor saltava per aria dicevano ancora che Bertoli era un fascista? E poi uno mica si fa 21 anni di carcere se è nei servizi segreti. Dicevano che aveva i soldi dei servizi. Ma se i compagni gli mandavano in carcere i soldi anche perle sigarette!». E adesso, Valpreda? «Adesso faccio il coreografo. L'ho fatto per il Teatro Smeraldo, per i ragazzi che hanno messo in scena l'Inferno di Dante». E' vero che, quando aveva il bar in corso Garibaldi, c'era chi la prendeva in giro? Chi cantava sulle note di Guantanamera: «Tira la bomba... Valpreda, tira la bomba»? «Sì, è vero, ma non me la sono mai presa. E' una storia di tanti anni fa, di 26 anni fa». Fabio Potetti Un'immagine della strage di piazza Fontana e l'anarchico Pietro Valpreda

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