«Alt allo spot anti-pizza»

«Alt allo spot anti-pizza» I pizzaioli contro la Buitoni «Alt allo spot anti-pizza» «Abatantuono ci ha diffamati» GUERRA PER UN MITO NAPOLI. Agli amici Diego Abatantuono offre una bella Margherita, ma quella che arriva nel piatto degli invitati è una pizza surgelata. Loro la mangiano di gusto, senza cogliere la differenza. Il testimonial del prodotto che passa dal frigo al forno ed è pronto in pochi minuti, non nasconde la soddisfazione e rivolgendosi all'immaginario pizzaiolo messo fuori gioco dalla novità, sentenzia: «Don Gennaro Capuozzo ha chiuso». Un efficace messaggio pubblicitario? Nemmeno per sogno. Per l'associazione «Verace pizza napoletana», con quella scenetta apparentemente innocua la Buitoni si è macchiata addirittura di un reato: la diffamazione nei confronti di una categoria che l'industria vorrebbe mandare in pensione. E per difendersi, i pizzaioli doc si sono rivolti all'avvocato spedendo alla società una diffida in carta bollata che impone il «ritiro immediato dello spot». Tra Napoli e la pubblicità è di nuovo guerra. Appena passata la bufera per lo spot della Findus con ladruncoli in azione che parlavano in dialetto partenopeo, la polemica si sposta sul piatto che è diventato il simbolo di una città. Contro la reclame che associava mariuoli e napoletani, scese in campo perfino il Consiglio comunale, ottenendo le scuse e la scomparsa del filmato ritenuto offensivo. Questa volta, invece, la crociata parte dall'associazione nata per tutelare quella pie¬ tanza che ha fatto il giro del mondo. E al posto di appelli e pubbliche proteste, i pizzaioli sono ricorsi ad un'azione legale. A chiedere il ritiro dello spot della Buitoni sono il presidente del sodalizio e il suo vice, Vincenzo e Antonio Pace, padre e figlio uniti dall'obiettivo di proteggere la pizza doc. Ma al loro fianco si sono schierati anche il sindacato dei ristoratori e il presidente regionale della Federazione pubblici esercizi, Carmine Migliore. Della vera Margherita, quella cotta nel forno a legno utilizzando rigorosamente gli ingredienti della tradizione, hanno fatto una bandiera. E la pubblicità che mette in concorrenza il rapporto artigianale con quello surgelato non l'hanno proprio mandata giù. All'avvocato Francesco Calvosa hanno chiesto di spedire la diffida. Con quali motivazioni? Quello spot, «sia per il contenuto sia per le espressioni dialettali utilizzate, lede altamente l'immagine e la dignità della tradizione partenopea e di tutta la categoria dei pizzaioli». Sotto accusa, soprattutto la frase che Abatantuono dedica a Don Gennaro Capuozzo, accompagnata «da un significativo gesto della mano, tendente ad affermare la validità del prodotto della Buitoni, in chiaro danno della vera pizza che per arte e tradizione è tipicamente di scuola napoletana e che al raffronto si configurerebbe ormai finita e superata dal prodotto indu¬ striale». Per non parlare del fatto che lo spot «è realizzato prevalentemente per fini lucrativi» e che la giurisprudenza non ammette «l'utilizzazione dell'immagine altrui per scopi prettamente commerciali». Ecco «gli estremi del reato di diffamazione» e la diffida: lo spot va ritirato. Un'esagerazione? «Abbiamo ricevuto fax e di lettere di protesta da parte di molti dei 26 mila pizzaioli italiani - spiega Antonio Pace - andremo fino in fondo e non escludo che chiederemo pure il risarcimento dei danni. Quella è pubblicità comparativa che colpisce la professionalità della categoria. Non si possono confrontare due prodotti assolutamente diversi: una cosa è la pizza artigianale, un'altra quella surgelata. E invece dallo spot si capisce che la seconda può sostituire la prima». Pace è arrabiatissimo: «Qui è in gioco tutta la gastronomia napoletana». Alla McCann Erickson, l'agenzia che ha ideato lo spot, si difendono. «La nostra è una filosofia scherzosa», dice Marco Cohen. «Il gioco sarebbe stato offensivo se si fosse svolto in pizzeria. Invece si svolge in casa. E lì tutto è iperbolico, con Abatantuono che gioca col mattarello. Noi ci siamo censurati: un conto è il consumo della pizza in casa e un conto in pizzeria. E la gente lo sa». Mariella Cirillo I pubblicitari si difendono «E' un messaggio scherzoso» I pizzaioli non hanno gradito lo spot sulla pizza industriale

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