Ritorna il Cordobés l'arena si incendia

E' ingrassato, ha perso Hj il ciuffo biondo, ma non la proverbiale maestria 59 anni il re delle corride «mata» quattro tori Ritorna il Cordobés l'arena si incendia UN MITO IN PLAZA DE TOROS IMALAGA L leggendario ciuffo biondo, ormai grigiastro, copre a malapena il capo stempiato. I riflessi sono appannati. Il corpo è appesantito da una pancetta da impiegato. Di torero, direbbe Sepulveda, non gli è rimasto che il nome. Le sue «plazas de toros» non sono più i templi di «Las Ventas» di Madrid o «La Maestranza» di Siviglia. Ma rimangono intatti la sua maestria, il suo coraggio, la sua famosa stoccata da matador. E ieri sera, a Fuengirola, Manuel Benitez Perez, «El Cordobés», il più famoso e popolare torero di tutti i tempi, ha trionfato, contro tutti i pronostici (e meravigliando anche i pochi critici taurini presenti), nella corrida più difficile della sua vita: ritornare nell'arena a 59 anni, dopo tredici e mezzo di assenza. Il mitico torero degli Anni 60 e 70, l'inventore del «salto della rana», l'idolo delle folle che rivoluzionò la corrida avvicinandosi temerariamente (come nessun altro aveva osato) alle micidiali corna di tori da mezza tonnellata, ha realizzato quello che è il sogno di ogni «espada»: «salir por la puerta grande», essere portato a spalle dagli «aficionados» fuori dall'arena. Conseguendo quattro orecchie su tre tori (il massimo sono due per ogni toro). Ed eclissando il torero di moda attualmente nella Mecca delle corride, Jesus Janeiro, «Jesulin», tanto più giovane di lui. Erano le sei (della tarde, naturalmente) nella «Plaza de toros» di Fuengirola, un'arena di terza categoria, con una capienza di appena 4500 posti, di un paese della celebre «Costa del Sol», tra Torremolinos e Marbella. I prezzi erano esagerati: i più economici 4 mila pesetas (50 mila lire), i più cari 11 mila. E, come se non bastasse per rendere la «faena» ancora più ardua, in piena Settimana Santa (fatto che non ha precedenti), quando tutti vanno a vedere le stupefacenti processioni. E poi i critici taurini gli avevano sparato contro: «El Cordobés» aveva annunciato la sua rentrée già nel '92 per l'Expo di Siviglia e, nel¬ l'aprile scorso, a Tarragona. Poi, la rinuncia. Il pubblico, in grande maggioranza spagnolo (un altro smacco per la stampa specializzata, che aveva pronosticato un'affluenza solo di stranieri), stava fischiando a scena aperta. Un altro bidone? Anche perché l'ora d'inizio della corrida (le 18: l'u¬ nica occasione in cui gli spagnoli sono puntuali) non era stata rispettata. E, in una cerimonia come la corrida, che qui è davvero molto sentita, la tradizione è fondamentale. Ma risuona «el paso doble», l'unica musica permessa dalla «fiesta». Eccolo. Indossa un «traje de luces» verde oliva ed oro. «El Cordobés» ha voluto rompere con la sua tradizione, che invece gli avrebbe dovuto consigliare i suoi colori favoriti, nero ed oro o tabacco ed oro. Sorride e saluta. Il primo toro, come sempre, spetta al matador che ha sulle spalle più corride. Lui. «E' nervoso, sta sfidando se stesso e non sa come finirà - ci dice il critico taurino di "El Mundo" Luis Garcia -; oggi, nell'arena, si gioca il suo prestigio conquistato in tanti anni. Per un torero non importa la "plaza". Perché il vero toro di "El Cor¬ dobés" è la sua memoria ed il suo mito. Lui ha sempre sostenuto, in questi 13 anni, che non si era mai ritirato. Ed oggi deve soddisfare tutti quelli che lo aspettano da anni». Il primo toro è quasi un disastro. La «plaza» è piena per tre quarti e gli spalti vuoti per la «espada» più famosa e popolare del mondo si vedono in tutta la loro esplicita crudezza. Per la prima volta la corrida del primo torero che divenne famoso, anche, per essere stato quello che si giovò delle «telecorride», non è trasmessa in diretta. E poi il toro è stato «afeitado», cioè gli hanno clamorosamente tagliato le corna. «E' una corrida truccata, questo a Madrid non sarebbe possibile», urla una spettatrice, di Cordova, che è venuta apposta a vedere il mostro sacro. L'arena non è affatto indulgente. E l'uomo, con il viso bruciato dal sole andaluso, che ven¬ de i fiori, non riesce a piazzare una sola rosa o un garofano rosso. Per colmo della disgrazia, il toro s'infortuna alla gamba sinistra. Luis Garcia scuote la testa e mi dice: «Te lo avevo detto. Solo Curro Romero, che ha 61 anni, è ancora capace di toreare con dignità. Questa è una corrida da turisti per un'arena di terza categoria». «Jesulin», invece, trionfa e consegue due orecchie al primo toro. Gli spalti, subito dopo, sono tutto uno sventolare di fazzoletti bianchi, il segnale che viene fatto dal pubblico al presidente della «fiesta» per chiedere il simbolo del trionfo, le orecchie. E proprio «Jesulin», con 38 anni di meno, il torero che ha superato nel '94 il record di corride toreate in un anno che deteneva «El Cordobés» (121 corride nel '70, «Jesulin» ben 153) sembra la dimostrazione del detto che gli anni non passano inva¬ no. Ma Manuel Benitez, il toreroche dichiarava, quando i suoi biondi capelli facevano andare in visibilio le donne spagnole, che «le uniche corna che mi hanno fatto paura sono state quelle della fame», ha uno scatto d'orgoglio. Non è mai successo che abbia sopportato che una «figura» lo superi nella sua stessa arena. Ed avviene il miracolo. Nel secondo toro gioca il tutto per tutto. E alle 19,02 la «plaza» balza in piedi e, per la prima volta, lo applaude. «El Cordobés» allora comincia a vincere contro se stesso. Per ben tre volte imita il «salto della rana». Delirio. «E' questo il vero Cordobés, l'unico torero del mondo», grida un «aficionado». Arrivano le prime due orecchie. I primi fiori. I primi ventagli di donne che lo hanno sognato nella loro gioventù. Il terzo toro è un'apoteosi. «El Cordobés» sembra, come per miracolo, essere tornato quello di una volta. Gioca con la morte, tocca le corna con la mano, butta via la spada e la «muleta». Il critico di «El Mundo» applaude a scena aperta. Carmen Gutierrez gli lancia il suo ventaglio. Due orecchie sembrano poche. Il pubblico urla: «Ole, ole, ole», per sempre Cordobés. Gian Antonio Orighi E' ingrassato, ha perso il ciuffo biondo, ma non la proverbiale maestria R 111 Hj Tre immagini del grande torero El Cordobés fra trionfi e momenti di dramma nell'arena 1/

Luoghi citati: Madrid, Mecca, Siviglia