Sarajevo italiano ferito Un altro è scomparso di E. St.

E Da 4 giorni nessuna traccia di un giornalista Sarajevo, italiano ferito Un altro è scomparso SARAJEVO. Sta destando preoccupazione la vicenda di un cittadino italiano, Matteo Toson, del quale si sono perse le tracce a Sarajevo da quattro giorni. Toson, che avrebbe circa 25 anni, si era recato la settimana scorsa nella ex Jugoslavia per raccogliere documentazione su un servizio giornalistico che aveva offerto al settimanale «Avvenimenti». L'italiano risulta essere- arrivato giovedì scorso a Sarajevo da Belgrado, dove si era messo tra l'altro in contatto con l'ambasciata d'Italia per ottenere documenti che facilitassero il suo rientro in patria. Da sabato però non si hanno più notizie di Toson e fonti locali tendono a escludere che sia stato arrestato da serbi o bosniaci, perché informazioni del genere sono solite diffondersi con rapidità. L'unità di crisi della Farnesina è al corrente della vicenda e sono in corso accertamenti. Un fotoreporter italiano, Maurizio Cucci, è rimasto ferito in modo non grave a una spalla, da uno dei tre proiettili calibro 7,62 che hanno colpito il suo pullmino mentre guidava lungo la strada che collega Sarajevo all'aeroporto. Lo ha riferito la portavoce dell'Onu, il capitano Adriani Sochacki. Cuc¬ ci, 40 anni, bolognese, è stato portato all'infermeria del quartiere generale delle Nazioni Unite. Il fotoreporter, più volte in missione nella capitale bosniaca, l'anno scorso pubblicò una raccolta fotografica sotto il titolo: «Bosnia, vittime senza nome». Cucci è stato colpito dai cecchini alle 15,30, nelle vicinanze di un posto di controllo a Dobrinje. Tre ore prima, sempre a Sarajevo, sette persone erano state ferite da un proiettile di mortaio caduto lungo la strada che corre fra l'Holiday Inn, l'albergo che ospita la maggior parte dei corrispondenti e diplomatici stranieri, e la vecchia stazione ferroviaria. Si è conclusa la missione a Belgrado di Piero Fassino. Il responsabile dell'ufficio esteri del pds e vicepresidente dell'assemblea parlamentare dell'Ueo ha visto, tra gli altri, il presidente serbo Milosevic, il patriarca e il leader dell'opposizione Draskovic. «Il pallino della crisi dell'ex Jugoslavia - dice Fassino - ora è in mano a Belgrado, che può imprimere una svolta al negoziato: e mi pare che governo, partiti ed istituzioni, chi più sospettoso, chi meno, lo abbiano ormai compreso». '| [e. st.]