L'ITALIA CHE PARLA SOTTOVOCE

Alle 6 della sera torna il mito L'ITALIA CHE PARLA SOTTOVOCE LA realtà italiana scorre su due piani paralleli. Ve n'è uno, superficiale, fatto di personalismi, battute, retorica, polemiche, facili entusiasmi, insulti; ogni rinvio di trattative è una spaccatura, ogni piccolo passo avanti un accordo già fatto; a ogni minuscolo miglioramento dei conti pubblici, sembra che le finanze dello Stato siano già risanata, a ogni arretramento della lira sembra che il Paese sia ormai spacciato. La nostra cultura, cresciuta intorno alla piazza, ci induce a gridare in piazza e a drammatizzare ogni sussulto della politica e dell'economia. Vi è poi un secondo piano, più sotterraneo, nel quale non si grida ma si parla a voce normale. E' il Paese che realizza, che lavora, che scopre quasi con sorpresa di essere la quinta potenza economica del mondo, che reagisce con rapidità incredibile alle variazioni del cambio e conquista nuovi mercati, che compensa con una grande solidità di fondo la fragilità apparente. Il contrasto tra superficie e sostanza, tra fragilità e solidità è più che mai visibile in una vigilia elettorale cerne l'attuale. L'accordo sulle pensioni integrative raggiunto ieri è indubbiamente una buona cosa, ma non si tratta d'altro che della tessera, tutto sommato relativamente facile, di un mosaico molto più vasto che riguarda l'intero assetto dell'economia italiana e richiederà ancora molto tempo e pazienza negoziale. Un discorso analogo vale per l'annuncio del governo circa lo sblocco di fondi che permetteranno di creare posti di lavoro soprattutto nel Mezzogiorno. Non si tratta di una ricetta maMario Deaglio CONTINUA A PAG. 2 QUINTA COLONNA

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