«Piazza Fontana fu strage fascista» di Giovanni Bianconi

Sei rinvìi nell'inchiesta sull'attività dei gruppi eversivi di destra tra gli Anni 60 e 70 Sei rinvìi nell'inchiesta sull'attività dei gruppi eversivi di destra tra gli Anni 60 e 70 «Piazza Fontana fu strage fascista» I magistrati: intreccio tra servizi segreti massoneria e fazioni dell'Esercito ROMA. La strage di piazza Fontana del '69? E' opera dei fascisti, quasi certamente anche di quelli assolti e quindi non più processabili. «Si può legittimamente dire - scrive il giudice istruttore - che manca solo una dichiarazione di colpevolezza formale, ma dopo i nuovi elementi di prova, non la certezza della responsabilità "storica"». E quella di Brescia di quattro anni dopo, otto morti e cento feriti? Anche lì c'era un imputato assolto ormai definitivamente, al quale però, solo da poco, «più testimoni hanno fatto riferimento come effettivo autore della strage, e come persona assolta grazie ad un falso alibi». Insomma, mandare in galera i responsabili sarà difficile, perché sono già usciti indenni dalle aule di giustizia e perché molti fatti sono prescritti, ma le responsabilità della strategia della tensione che ha insanguinato l'Italia a cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta, per il giudice istruttore milanese Guido Salvini sono ormai chiare, e risiedono in un intreccio perverso di interessi tra neofascisti, apparati dello Stato (fazioni dell'Esercito e Servizi segreti) e massoneria. Con la supervisione di potenze straniere, come gli Stati Uniti d'America. Sono le voci «dall'interno ad aver svelato questo intreccio al giudice che per quattro anni ha indagato sulle bombe del 1969 e dintorni. L'ex ordinovista Carlo Digilio, ad esempio, ha messo in luce «l'attività di controllo da parte degli americani sulle dinamiche eversive degli Anni 60 nel nostro Paese, e quanto profonda sia stata la commistione, soprattutto in Veneto, fra mondi come Ordine Nuovo, i Nuclei di Difesa dello Stato (e cioè una struttura militare italiana), Servizi segreti italiani e Servizi segreti americani». Sullo sfondo, un progetto golpista che ha avuto il suo più serio tentativo con il principe Borghese (1970), ma di cui ci sono tracce anche negli anni successivi. «Non si esclude - scrive il giudice Salvini - che l'attentato di piazza Fontana avesse la finalità di favorire il programma del golpe che era fissato per la fine del 1969, sull'onda della paura e del disorientamento provocato da una catena di attentati». La montagna di carte giudiziarie messe insieme da Salvini, dunque, non ha prodotto solo il topolino di sei rinvìi a giudizio per reati tutto sommato minori. Quelle 600 e più pagine di sentenza-ordinanza depositate ieri e già trasmese alla commissione parlamentare d'inchiesta stragi e ad altre Procure che dovranno proseguire le indagini (di quella specie di Gladio-bis nascosta dietro i Nuclei di Difesa dello Stato si occuperanno ora i magistrati di Roma), hanno in pratica riscritto la storia d'Italia di quasi un decennio. E ribadisco- no la validità delle «piste nere», a cominciare, appunto, dalla bomba di piazza Fontana, 12 dicembre 1969. Le nuove prove venute alla luce, secondo Salvi- ni, confermano «l'esattezza della pista che era stata seguita, ormai quasi venti anni prima, dai giudici D'Ambrosio e Alessandrini... Un risultato che rappre- senta una sorta di risarcimento storico tributato alla verità». Nella strategia della tensione, un ruolo centrale l'hanno giocato i Servizi segreti, dediti a depistare, insieme ai neo-fascisti di turno, le indagini della magistratura. Ecco allora - a puro titolo di esempio - l'inquinamento delle prove orchestrato dal generale del Sic! Gianadelio Maletti nell'attentato alla scuola slovena di Trieste dell'aprile '74, «affinché fosse attribuito a gruppi di estrema sinistra, mentre era inequivocabile la paternità neofascista». Oppure il tentativo di coinvolgere Giangiacomo Feltrinelli nella strage di piazza Fontana, raccontato dall'ex militante del msi di Parma Edgardo Bonazzi: il progetto era quello «di far mettere per poi far ritrovare in una villa di proprietà di Feltrinelli gli stessi timers che erano stati usati dal gruppo veneto di Froda per gli attentati del 12 dicembre 1969». Ci sono anche gli intrecci tra neofascismo e mafia in questa antologia della strategia della tensione, provati fra l'altro da una riunione del '75 in cui si discuteva dell'unificazione tra Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, avvenuta nella villa vicino Roma del boss Frank Coppola, detto «tre dita»; oppure dal ruolo che Cosa Nostra doveva giocare nel golpe Borghese. Ci sono pure le parole di Tommaso Buscetta nell'ordinanza di Salvini, che proprio nel periodo del tentato colpo di Stato tornò negli Usa e fu arrestato appena sbarcato: «Per prima cosa i funzionari della polizia americana gli avevano chiesto "Lo fate o no questo golpe?"?». Giovanni Bianconi Difficile perseguire i responsabili: molti dei reati sono già prescritti Un'immagine di piazza Fontana a Milano dopo la strage Il principe Valerio Borghese: a lui è attribuito un tentativo di golpe nel Paese