La sconfitta dell'ultimo maoista di Francesco Sisci
La sconfitta dell'ultimo maoista Addio al nemico delle riforme: aveva 90 anni, era stato numero 3 del pc La sconfitta dell'ultimo maoista Deng seppellisce Chen Yun, il suo grande rivale PECHINO NOSTRO SERVIZIO Ora Deng può morire tranquillo. Il suo alter ego, ex alleato, rivale, compagno in armi per quasi un secolo di lotta rivoluzionaria e nemico per la pelle, Chen Yun, ha deciso di «raggiungere Marx» prima di lui. E' morto l'altro ieri, a quasi 90 anni. Per gli ultimi 15, Deng e Chen Yun hanno portato avanti insieme le riforme, il primo premendo verso le aperture, il secondo battendo sulla stabilità, l'uno proteggendo i riformisti, i liberali e magari anche gli eretici, l'altro insistendo a voler conservare la centralità del socialismo, del marxismo-leninismo e del Mao Zedong pensiero. Sempre sgomitando l'uno contro l'altro, sempre l'uno accanto all'altro. Se Chen Yun fosse sopravvissuto almeno sei mesi a Deng avrebbe potuto cambiare l'ordine del potere in Cina, iniziare una campagna contro i riformisti, mettere il pragmatismo denghista in sof¬ fitta e magari cercare di richiudere la Cina e riportarla al socialismo duro e puro. Ora che Chen è morto tale pericolo è scongiurato. Deng era (ed è finché respira) certo l'imperatore, ma Chen è stato per anni il suo ministro più importante, l'uomo che poteva sempre dirgli di no. Per chi non crede agli oroscopi cinesi c'è un buon motivo di riflessione: anche quest'anno, come 19 anni fa, è sfortunato, ha il doppio agosto. Allora morirono di fila i tre leader del Paese, fra cui Mao, ora ne è morto uno e almeno un secondo, Deng, è in agonia. Fino alla morte di Mao, nel 1976, Chen Yun aveva sempre avuto cariche ben più alte di quelle di Deng. Nel 1935, quando Mao prese il controllo del partito, Chen Yun era numero 3. Dopo la conquista del potere, fino al '57, era il numero 5. Poi decadde per le sue critiche alla politica economica. Francesco Sisci
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