Chi fa salire i prezzi? Abete e Colucci sono ai ferri corti
Chi fa salire i prezzi? Abete e Colucci sono ai ferri corti NOMI E GLI AFFARI Chi fa salire i prezzi? Abete e Colucci sono ai ferri corti Scoppia, violenta, la guerra tra imprenditori e commercianti. Pomo della discordia: chi produce inflazione, alzando i prezzi. Il pomo rimbalza tra la Confindustria di Luigi Abete e la Confcommercio di Francesco Colucci, in un via vai senza tregua. Contrattacca per gli industriali l'ex presidente dei Giovani, Aldo Fumagalli, che in viale dell'Astronomia è consigliere incaricato per le riforme istituzionali. Gli tiene mano il neo direttore dell'uffico studi, Giampaolo Galli. Si allarga la tenzone e i prezzi diventano un pretesto per ben altre poste in gioco, come le pensioni e la distribuzione. Quest'ultima insidiata dalla marcia gloriosa degli hard-discount, cui si Luigi aggiungono Abete ora le «ware- Aldo Fumagalli house», grandi superfici dove si può comperare anche a stock. Oltre agli interessi di categoria, sul tavolo della lite c'è pure un interesse «personalissimo». Quello della presidenza della Fiera di Milano, dove è appena scaduto Cesare Manfredi, e sulla quale Colucci ha posto l'occhio. L'Assolombarda guidata da Ennio Presutti caldeggia la riconferma dell'«industriale» Manfredi, sostenuta anche dal sindaco Marco Formentini e, ga va sans dire, dal presidente di Confindustria Abete. Nel frattempo, continua a ritornare a galla l'ipotesi di portare alla Campionaria la presidentessa della Rai, che sull'argomento tiene la bocca cucita. Chi la candida? Qualche nemico della lobby dei commercianti maliziosamente mette in giro la voce che a sponsorizzare donna Letizia Moratti altri non sia che il Colucci medesimo. Il quale, forse non troppo sicuro di arrivare vittorioso al traguardo, preferisce dividere il fronte avverso. Lasciando la bottega per l'etere, continua la telenovela di Telesogno. Maurizio Costanzo e Michele Santoro hanno messo le carte in tavola: dietro di noi non ci sono capitali, ma dateci una rete e solleveremo il mondo. Offre il suo network di emittenti minori il presidente di Rta, Francesco Grandinetti. Ma fanno due conti i pubblicitari, e restano scettici: dove trovare i 1000 miliardi necessari per Cesare Manfredi Michele Santoro comperare una rete, dove trovare una library in cerca di padrone? E poi: chi è diposto a investire grossi capitali su anchormen con fili grigi nei capelli? Sempre nell'etere, ecco partita la gara per i cellulari, ecco al via r«ufficio mobile» Telecom-Ibm, in attesa che la società guidata da Elio Catania e la Stet di Ernesto Pascale trovino il sentiero che conduce al grande accordo strategico. Intanto, il velocissimo Carlo De Benedetti sfila dal polsino il solito colpo a sorpresa: un'alleanza con la Bell Atlantic di Ray Smith. Obiettivo: diventare il numero due italiano non solo nei telefonini, ma sulla più vasta platea delle telecomunicazioni. Soffiano, d'improvviso, venti di tempesta sulle Poste Italiane, messe sotto accusa dalla Commissione tecnica per la spesa pubblica del Tesoro. Lungi dal marciare verso un riequilibrio, l'Ente presieduto da Enzo Cardi continua a macinare deficit colossali. Si associa all'attacco la Cisl di Sergio D'Antoni, già sponsor della gestione Cardi. Sotto accusa sono i costi, i contratti, i servizi. Nessuno sembra ricordare che, per secoli, le Poste sono state un gran bacino di voti. Né ricorda che, per alcuni mesi dello scorso anno, è passato dal ministero delle Poste Pinuccio Tatarella, grande capo di Alleanza Nazionale. Ormai è (quasi) ufficiale. Lascia la Banca Nazionale del Lavoro Gino Trombi, per Giovanni Bazoli tornarsene al Nord da dove era partito, forse alla volta del San Paolo di Brescia. Il presidente di Bnl, Mario SarcineUi, cerca un sostituto da affiancare al secondo amministratore delegato, Davide Croff. Senza fretta. Tra i candidati, viene dato in buona posizione il presidente di Efibanca, Pietro Rastelli, già direttore finanziario dell'Ili. Sempre nei dintorni di Brescia, dopo aver rifiutato candidature politiche, il presidente di Ambroveneto Giovanni Bazoli è alla prese con i suoi soci, l'Agricole guidato da Lucien Douroux e il San Paolo di Torino guidato da Gianni Zandano. Bazoli, si sa, vorrebbe restare in eterno l'ago della bilancia del gruppo al quale ha dedicato energie a non più finire. Ma gli equilibri diventano, di giorno in giorno, sempre più difficili. Entrambi i big, sia il francese che il torinese, hanno i mezzi economici per aspirare alla supremazia. Gli scombussolamenti sui mercati dei cambi, che preoccupano tutti, da Helmut Kohl a Bill Clinton, da Edouard Balladur a Lamberto Dini, dai giapponesi agli economisti come Rudiger Dornbusch, servono alle monete deboli. La Turchia si propaganda come meta turistica con lo slogan suggestivo: «Il dollaro vola alto, il marco pure, la lira turca no: quanto vi costerebbe non venire in vacanza in Turchia?». Valeria Mario Sacchi Sarcinelli Michele Santoro Carlo De Benedetti Giovanni Bazoli Luigi Abete Aldo Fumagalli Cesare Manfredi Mario Sarcinelli
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