Cina svelato il mistero della valle della morte di Francesco Sisci
I miasmi velenosi che ammorbano l'aria sono prodotti da piante marce I miasmi velenosi che ammorbano l'aria sono prodotti da piante marce Cina, svelato il mistero della valle della morte PECHINO. Li ha uccisi il miasma, non la magia. I cento soldati nazionalisti del Guomindang che nel luglio del 1950 fuggivano dai comunisti, il banchiere americano precipitato, qualche mese dopo, con il suo aereo, proprio lì, senza ragione, i cinque geologi e una delle loro guide, inghiottiti dalla nebbia nel 1962. Tutti loro sono morti nella gola del Bambù Nero, nella provincia del Sichuan, al Sud, il triangolo delle Bermude cinese; ma c'è una ragione scientifica, ha scritto l'agenzia «Nuova Cina» dando anche il suo onesto contributo alla lotta contro le superstizioni montanti nel Paese. Mentre la caduta dei vecchi valori comunisti porta, come contrappasso, la marcia trionfale di un esercito di milioni di maghi e indovini, un piccolo gruppo di scienziati cinesi ha svelato uno dei più spaventosi misteri del Paese. La zona del Passo del Cancello di Pietra, Shimenguan, è (o era?) avvolta da un alone di spaventi ancora più fitto della nebbia che grava sui suoi alberi. Il botanico Zhang Yizheng e il geologo Liu Jiaduo, a capo di un gruppo di oltre cinquanta scienziati, hanno scoperto che le piante marcescenti in quel clima producono miasmi venefici, stordiscono e addirittura possono uccidere. Inoltre, nella complicata topografia dell'area, coperta da una fitta foresta, è facile perdere l'orientamente e cadere nei precipizi di cui pullula la zona. Gli studiosi non solo non si sono persi d'animo ma hanno trovato molte piante e animali rari. Il centro di ricerche della vicina Erbian ha deciso di destinare agli studi della zona ogni anno ben un milione e mezzo di yuan, esattamente 176.400 dollari Usa. Resta però la stranezza della combinazione. Piante marce nel clima caldo e umido, dirupi scoscesi, un potente campomagnetico che fa impazzire ogni bussola e strumento, una nebbia fitta come cotone quasi con ogni tempo, che avvolge una giungla tropicale a 4 metri di altezza, alle pendici del Tibet. Tutte queste cose forse da sole non bastano a uccidere tanta gente in tanto tempo. Almeno sarà difficile convincere di ciò i contadini dell'area. Luoghi fantastici, quasi come i boschi fatati dei fratelli Grimm, appartengono ancora integralmente all'immaginario popolare di molte regioni della Cina. Pu Songlin (1640-1715) nel suo «Le strane storie dello studio di Liao» raccoglie leggende di alberi da cui escono spiriti, divorano e uccidono uomini, di arbusti-demoni che, quasi come gigantesche piante carnivore, si cibano di viandanti smarriti. E non sono belle e allucinanti leggende di un passato lontano in un mondo di cemento, acciaio e tubi di ferro e vetroresina. Basta andare in un tempio per vedere quei rami attorcigliati che formano la coda o la testa di un drago. A Pechino, Shanghai, dove costruzioni del 1200 sono rase al suolo con indifferenza da ruspe quasi cannibali, le piante ai bordi delle strade si scavano, si tengono in umido e si ripiantano appena più in là. Anche il contemporaneo Acheng, nel suo «Il re degli alberi» racconta il timore che un gruppo di giovani guardie rosse percepisce davanti a una quercia secolare, sovrana di un bosco, alla sommità di un monte, nello Yunnan, ancora nella Cina del Sud. E quelli erano tempi dove il materialismo era questione di vita o di morte. Bisogna ricorrere agli scrittori africani, a un Chinua Acheba magari, per sentire lo stesso rapporto magico con lo spazio che ci circonda e gli alberi, le piante che ci danno la vita. Del resto la magia delle foreste dei Grimm è appena dietro l'angolo, anche per noi. La Foresta Nera non ci evoca ancora rumori, fruscii da gelare il sangue come i tuoni sordi che rimbombano nella gola del Bambù Nero, quasi come il ruggito di un dio che ingoia il suo sacrificio? Le leggende metropolitane di cosa sono figlie? I coccodrilli, i pitoni ciechi delle fogne di New York non sono i nipoti dei topi di Hamelin? E poi chi potrebbe dire che gli spiriti delle montagne (shen) e i demoni dei fiumi (gui) non esistono davvero quando tutte le nostre mappe e bussole sono rese inutili da un «forte e strano magnetismo della zona»? Francesco Sisci Più di cento persone sono sparite nella gola del Bambù Nero ribattezzata il triangolo delle Bermuda cinese Aerei e navi sono spariti nel «triangolo maledetto» delle Bermude. In alto, il bombardiere che partì il 26 giugno 1945 da Fort Lauderdale e non fece più ritorno
Persone citate: Acheng, Grimm, Zhang Yizheng
Luoghi citati: Cina, New York, Pechino, Shanghai, Tibet, Usa
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