«Togliatti gli consigliò come investire» di Pierluigi Battista

«Togliatti gli consigliò come investire» «Togliatti gli consigliò come investire» Cossutta ricorda il compagno miliardario «Nelle sezioni più povere era di casa» va bisognosa di appoggi. Fu però Togliatti in persona a consigliare a Feltrinelli il modo per utilizzare proficuamente la sua fortuna». Togliatti? «Sì, ricordo una cena alla "Brusera Meneghina" dove Togliatti poteva gustare il suo piatto milanese preferito: il risotto con l'ossobuco. Oltre a me e al segretario del pei, i commensali erano Alberganti e Giangi e a un certo punto Togliatti chiese a Feltrinelli se non fosse il caso di impedire la dispersione della sua eredità in mule rivoli impegnandosi in un'impresa finalmente duratura. Nacque allora l'idea di fondare la "Biblioteca del movimento operaio". Giangi ne fu entusiasta e in poco tempo mise su, con la collaborazione del partito, una deUe più importanti biblioteche del movimento operaio del mondo, ricca di libri rarissimi e di cimeli preziosi, a cominciare dal gran numero di materiali originali della Comune di Parigi. Tutte le volte che passava per Milano Togliatti, bibliofilo incallito, non mancava mai una ricognizione tra gli scaffali di ferro della Biblioteca, ricca che riscatta se stesso dandosi tutto alla causa del proletariato? «C'è del vero in quella leggenda. Ricordo che Giangi si vestiva in modo volutamente dimesso e la sera amava frequentare le sezioni più popolari del partito. Ed è vero che a qualche compagno talvolta poteva sfuggire qualche sorrisino». E il partito milanese ebbe la tentazione di trarre profitto dalla presenza di quel compagno così generoso? «Feltrinelli contribuì certamente alla vita anche finanziaria del partito. È molti compagni non esitavano a rivolgersi a lui per sottoporgli chissà quale iniziati¬ alla ricerca di libri rari e di testi inediti». Poi nacque la casa editrice Feltrinelli. «Sì, ma le nostre frequentazioni cominciarono a diradarsi. Le prime crepe affiorarono nel '56 quando Feltrinelli, come molti intellettuali comunisti, restò deluso dalla linea del partito dopo i fatti d'Ungheria. Lui, a differenza di altri, non ruppe col pei, ma negli anni in cui presi la direzione della Federazione milanese i nostri rapporti si allentarono». Era scoppiato il caso del Dottor Zivago. «Pasternak non c'entrava e anzi evitavamo sempre di affrontare argomenti che potessero creare frizioni nella nostra amicizia». Ebbe modo di stupirsi quando Feltrinelli, negli Anni Sessanta, assunse posizioni fortemente critiche verso il pei? «Capivo che stavano affiorando in Giangi dati caratteriali evidenti sin da prima. Cercai inutilmente di dissuaderlo. Ma lui aveva preso una strada senza ritorno». Pierluigi Battista

Luoghi citati: Milano, Ungheria