Malato di cuore ucciso da un no

Operazione urgente rifiutata per 4 mesi Novara, stroncato da un infarto dopo l'ultimo rifiuto dei medici Malato di cuore ucciso da un no Operazione urgente rifiutata per 4 mesi NOVARA. Ha aspettato invano, per quattro mesi, di essere sottoposto ad un intervento urgente al cuore. Quando la settimana scorsa ha telefonato in ospedale e gli è stato risposto che l'intervento era stato nuovamente rinviato, e questa volta a data da destinarsi, il suo cuore non ha retto più. Si è sentito male ed è morto mezz'ora dopo sull'ambulanza che lo trasportava all'ospedale. La vittima di quest'odissea è Aldo Tandoi, aveva 46 anni e lavorava alla «Pavesi», la fabbrica dei biscottini di Novara. Viveva con la moglie Teresa Carbone di 41 anni e due figli, Elisa e Gianluca, di 22 e 17 anni. Adesso i famigliari vogliono spiegazioni. «Non posso nemmeno pensare che si possa morire in questo modo - dice la figlia -. E' pazzesco solo il pensare che in quattro mesi non sia stato possibile sottoporre mio padre ad intervento. C'era stato suggerito anche di rivolgerci ad una clinica privata, dove in pochi giorni l'intervento sarebbe stato eseguito, ma non abbiamo trovato posto. In una struttura pubblica non sono stati sufficenti quattro mesi». L'odissea di Aldo Tondoi merita di essere ripercorsa nelle sue tappe essenziali. Lo facciamo attraversio il racconto della figlia Elisa. I famigliari non hanno presentato esposti alla magistratura. Per adesso si sono limitati a rendere pubblica la loro tragedia. L'operaio è da tempo in cura perché soffre di ulcera. Nel novembre scorso si sottopone a gastroscopia. Durante l'esame si sente male e viene ricoverato presso l'unità coronarica del «Maggiore». I medici gli diagnosticano una cardipatia che richiede tre by-pass e la sostituzione della valvola mitralica. Viene così inserito nella lista d'attesa alla Cardiochirurgia dell'ospedale Maggiore, il secondo del Piemonte. In attesa dell'intervento però viene dimesso. Comincia così il suo calvario perché il reperto dev'essere chiuso per ristrutturazione. Lo sarà da metà dicembre a metà febbraio. L'intervento di Tandoi viene fissato per il 20 febbraio. Poi, di rinvio in rinvio, si posticipa fino al 15 marzo. «Intanto mio padre peggiorava - ricorda Elisa -. Cercava di mantenere alto il morale in famiglia ma l'inattività, per lui che ha lavorato una vita, era un vero tormento. L'attesa, senza mai una visita, un esame di controllo l'aveva spossato». A metà marzo, l'operaio ha preparato ogni cosa per il ricovero, ma l'intervento è stato di nuovo rinviato. Sembra per pochi giorni: ne passano quindici. Quando Aldo Tandoi, il 29 marzo scorso, decide di telefonare per avere notizie, e apprende del nuovo rinvio, sta male e muore poco dopo. Un ennesimo episodio di malasanità? Un caso sottovalutato in relazione all'urgenza? Il primario del reparto, il professor Carlo De Gasperis, fornisce queste spiegazioni. «Abbiamo una lista d'attesa, ma troppi fatti imprevedibili ci impediscono di fare un programma preciso. Tra l'altro, com'è capitato in questo periodo, anche la chiusura del reparto per lavori indifferibili e la riduzione temporanea degli interventi. Noi stabiliamo un ordine di precedenza in relazione all'urgenza. Da tempo però chiediamo invano un potenziamento del reparto. Non ci eravamo dimenticati di quel paziente. L'intervento era questione di giorni». Barbara Cotta voz La figlia accusa «In ospedale ci dicevano di non preoccuparci» I medici: le liste sono troppo lunghe Nella foto grande l'ospedale «Maggiore» di Novara. Nel riquadro Aldo Tardoi

Persone citate: Aldo Tandoi, Aldo Tardoi, Aldo Tondoi, Barbara Cotta, Carlo De Gasperis, Teresa Carbone

Luoghi citati: Novara, Piemonte